11 maggio 2021

Disperato addio (Lionello De Felice, 1955)

Una bella scena in sala operatoria.

Ottimo dramma con Massimo Girotti e Andrea Checchi chirughi e amici innamorati della stessa donna, la bella infermiera Lise Bourdin. Chiaramente lei sposa Girotti, ma Checchi non smette certo di amarla.

L'inizio è fortissimo. I due stanno operando la donna di appendicite, e sotto una blanda anestesia lei straparla, facendo credere di aver tradito il maritino con il suo migliore amico: a quel punto Girotti non ci vede più.

Da lì parte un lungo flashback che ribalta la situazione iniziale: non solo scopriamo che quel tradimento non c'è mai stato, ma vediamo come il vero fetentone tra i due uomini sia proprio Girotti, che si comporta male e tradisce la moglie non appena lei gira la testa dall'altra parte. Una volta sveglia lei dichiara la propria innocenza, ma il marito non le crede: lei è pure incinta, e scappa ad Arezzo dove ha una zia. Dà alla luce un bambino, ovviamente senza dir niente al marito, e dopo pochi anni scopre di avere un tumore al cervello che non le darà scampo... tutto sembra volgere al peggio, ma non c'è da disperare: a quei tempi, quando si voleva mettere il lieto fine lo si faceva anche a scapito della logica.

Come sempre in queste pellicole, la donna è costretta a patire per una colpa che non ha commesso. Bel film, anche a livello registico. L'ideatore del soggetto è Dino Risi, che era laureato in medicina tra l'altro. Il film sfiora anche il tema dell'eutanasia, pressoché inedito nel cinema italiano del periodo.

Visto su Youtube.

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