29 aprile 2022

Io, Daniel Blake (Ken Loach, 2016)

La scena di Daniel in biblioteca.

Doloroso dramma del vecchio Ken Loach, regista di cui per un motivo o per l'altro ho visto pochissimi film.

Il Daniel Blake del titolo è un povero disgraziato che si trova stritolato nei disumani ingranaggi della burocrazia inglese, dopo aver dovuto lasciare il suo lavoro di carpentiere per un serio problema cardiaco. Inizia quindi per l'uomo un viaggio allucinante, e soprattutto umiliante, che nessuna persona al mondo meritebbe di subire, foss'anche il peggior criminale.

A latere la vicenda di Katie, che Daniel conosce casualmente: lei è una madre single con due bambini e senza una sterlina in tasca, a sua volta alle prese con colloqui deliranti e muri di gomma sparsi un po' ovunque.

Gran bel film, in cui forse ci sono un paio di sequenze eccessive e che stonano: Katie che mangia i fagioli in preda alla fame, e i passanti che plaudono al gesto di Daniel, quando l'uomo scrive le sue ragioni sul muro con una bomboletta spray. Sono gli unici due momenti in cui si avverte la costruzione narrativa, a mio parere.

Visto su RaiPlay.

È l'amor che mi rovina (Mario Soldati, 1951)

I due protagonisti.

Commedia rosa con la coppia Walter Chiari-Lucia Bosé, al tempo uniti anche nella vita privata.

Girato in buona parte al Sestriere, è un filmetto, in due parole. La vicenda è fumettistica, con queste spie da barzelletta che nascondono una potentissima sostanza esplosiva in un anello, che dovrebbe essere passato ad una spia nemica e chiaramente farà tutt'altra fine. L'umorismo è stantio, tra la prevedibile serie di equivoci e i mille capitomboli nella neve di Chiari, che si finge campione di sci mentre è totalmente digiuno della materia.

Sinceramente mi sarei aspettato qualcosa di meglio, da Soldati.

Visto su CineAutore, Mediaset Infinity.

26 aprile 2022

Europa di notte (Alessandro Blasetti, 1959)

Tony Williams de I Platters

Storico documentario di Alessandro Blasetti, semi-scomparso da tantissimi anni e recentemente riproposto in dvd.

Il film si apre sulle immagini di una splendida e fantasiosa scenografia di Flavio Mogherini, che ricostruisce alcune città europee mischiate insieme, per poi seguire una struttura piuttosto classica. Si assiste infatti a molti numeri canori, comici o di danza inframmezzati dal commento off, vagamente ironico, letto da Gualtiero Jacopetti.

Alcune parti sono di alto livello: Mac Ronay, Modugno, addirittura i Platters. Altri, sinceramente, annoiano un poco. L'impressione è quella di assistere a una pellicola più importante che non godibile, quantomeno oggi.

Non accreditati, appaiono anche Tiberio Murgia e una quindicenne Raffaella Carrà:



Visto su CineAutore, sotto-sezione di Mediaset Infinity.

La Mala - Banditi a Milano (Chiara Battistini e Paolo Bernardelli, 2022)

Lo screenshot del titolo.

Spettacolare docu-serie Sky sulla malavita milanese degli anni d'oro, se così vogliamo chiamarli: il periodo cioé nel quale in città imperversavano personaggi quali Francis Turatello, Renatino Vallanzasca ed Angelo Epaminonda, l'inquietante Tebano.

Divisa in cinque puntate di un'oretta scarsa ciascuna, è semplicemente imperdibile per chiunque abbia un interesse anche solo marginale per l'argomento. Tanto a livello di informazione, quanto di puro intrattenimento: sentir parlare gente come Lello Liguori, Tino Stefanini e Antonella D'Agostino, infatti, è bello a prescindere. Per non parlare di Achille Serra, ma sono davvero tante le interviste che arricchiscono il documentario con note anche leggere, quantomai necessarie visto il tema.

Ovviamente il materiale d'archivio abbonda, non potrebbe essere altrimenti. Ma gli autori (i due registi, cui va aggiunto Salvatore Garzillo) hanno fatto un'ottima selezione, andando spesso a ripescare filmati poco visti ed integrando qua e là con alcune scene prese dai polizieschi italiani del periodo, Milano rovente su tutti.

Impossibile, da milanese, non fare una amara riflessione su quel periodo storico, sostanzialmente centrato nel quindicennio 1970-1984, che ha visto la mia città diventare via via sempre più violenta ed insicura, soprattutto grazie al contributo non richiesto di malavitosi siciliani e calabresi in trasferta, che trovarono qui terreno fertile per costruire un impero criminale che prospera tutt'oggi, in modo forse più silente ma non per questo meno pernicioso.

Vista su Sky.

Nella mente de L'Esorcista (Alexandre O. Philippe, 2019)

William Friedkin

Il regista de L'Esorcista racconta genesi e realizzazione del suo film più noto in questo interessante documentario passato su Sky.

Molti gli aneddoti gustosi, più o meno noti: il film è stato doverosamente approfondito nel corso degli ultimi 50 anni, e non è semplice dire qualcosa di nuovo. Friedkin parla diffusamente anche di alcuni suoi riferimenti culturali, musicali e - soprattutto - pittorici.

Curioso il finale, con il regista che racconta in modo dettagliato la sua esperienza nel visitare un giardino zen a Kyoto decenni fa.

Visto su Sky Documentaries.

23 aprile 2022

La signora di tutti (Max Ophuls, 1934)

La bella Isa Miranda.

Dramma anni trenta diretto da Max Ophuls, al suo unico film italiano.

La trama, presa da un testo di Salvator Gotta, vede una giovane ed onesta ragazza (Isa Miranda) che si invaghisce di un giovanotto di ricchissima famiglia. Il ragazzo però si assenta per motivi di lavoro per diverso tempo: nel mentre, lei conosce i suoi genitori, e il padre (Memo Benassi) si innamora perdutamente di lei: le conseguenze non saranno delle più felici, per arrivare ad un finale tragico.

Tutto narrato in flashback, è un film discreto, ma piuttosto invecchiato. Quasi tutti urlano e strepitano battute difficili da comprendere in pieno (l'audio non è dei migliori, purtroppo), mentre la Miranda recita quasi bisbigliando. Non mancano alcune finezze registiche notevoli. Gustoso il cinico produttore cinematografico interpretato da Mario Ferrari.

Parte degli esterni venne girata a Canzo, nel comasco: si riconosce la facciata di Villa Magni-Rizzoli:


Visto nel dvd italiano RHV.

 

 

21 aprile 2022

La novizia indemoniata (Gilberto Martinez Solares, 1975)

Sorelle che si scambiano un segno di affetto.

Altro suoristico che ho deciso di affrontare senza sapere bene cosa avrei trovato: ho retto mezz'ora.

Troppe lungaggini, e l'atmosfera latita a dire poco. C'è da dire che il film ha i suoi cultori, chissà perché. Certo, la protagonista Cecilia Pezet è molto bellina, e non mancano scene saffiche come in ogni tonaca-movie che si rispetti.

Ma mi è stato davvero impossibile "entrare" nel film, vuoi per il sonno che mi ha preso già dai primissimi minuti. Boh, forse il film merita una seconda opportunità.

Il convento il cui è ambientata la pellicola è quello di Tepoztlàn, nella regione di Morelos:


 Visto nel dvd italiano Sinister.


 

20 aprile 2022

Sangue di sbirro (Alfonso Brescia, 1976)

Una bottiglia di J&B in bella evidenza, come al solito.

Loffio poliziesco proposto da Infinity in una copia di eccellente qualità.

George Eastman sbarca a Philadelphia per scoprire chi ha ucciso suo padre, un poliziotto: la sua intenzione è ovviamente quella di vendicarsi. Prima di poterlo fare, però, dovrà evitare una mezza dozzina di agguati ai suoi danni, dato che a quanto sembra tutta la città lo vorrebbe morto. Per fortuna l'uomo sa come difendersi.

Film noioso. Dozzine di morti ammazzati e anche un paio di nudi integrali (compreso quello di Jenny Tamburi, unica presenza femminile significativa della pellicola), ma i personaggi sono del tutto privi di spessore, e la storia procede accumulando un cliché dopo l'altro. Notevoli le perplessità sul cast: Ugo Bologna, per esempio, è del tutto fuori parte come boss americano della mala.

La colonna sonora del maestro Alessandroni è invece bellissima, ancorché pesantemente debitrice di quella di Shaft di Isaac Hayes. 

Il regista Alfonso Brescia, qui celato dall'abituale pseudonimo Al Bradley, appare in due diverse sequenze: prima all'aeroporto e quindi nel palazzetto dello sport durante un incontro di pugilato.

Visto su CineDark, sezione di Mediaset Infinity.

18 aprile 2022

L'onorata famiglia - Uccidere è cosa nostra (Tonino Ricci, 1973)

 

Giancarlo Prete e il vecchio Umberto Spadaro.

Poliziesco mafioso girato sulla scia del successo mondiale de Il padrino, tanto che si utilizzano addirittura un paio di luoghi siculi già visti l'anno prima nel film di Coppola, come il Castello degli Schiavi di Fiumefreddo di Sicilia:


Richard Conte e Raymond Pellegrin sono boss rivali e tentano di farsi le scarpe a vicenda: la spunta il secondo, ma in città arriva un nuovo commissario, Giancarlo Prete, determinato a far arrestare il vecchio boss dai metodi spietati.

Niente di nuovo sotto il sole, ovvio: ma il film è ben girato e con le facce giuste. Prete se la cava benone, soprattutto - ammettiamolo - grazie alla voce che gli presta Pino Colizzi. Bellissima a mio parere anche la colonna sonora del maestro Nicolai; forse però il tema centrale è ripetuto troppe volte nel film.

Albo Barberito interpreta come al solito il ruolo del povero disgraziato destinato a una brutta fine, mentre la bella Simonetta Stefanelli, che arrivava direttamente dal set di Coppola, si vede poco. L'intreccio riserva qualche banalità, ma anche un paio di sequenze tutt'altro che disprezzabili a livello di regìa, come nel processo a Pellegrin, tutto risolto con un bel gioco di ombre che lascia testimoni e giuria sullo sfondo.

Film che ho rivisto dopo anni su CineDark (Mediaset Infinity), in una copia eccellente.

Tara Pokì (Amasi Damiani, 1971)

Il momento-clou del film.

Incredibile mix tra il dramma banditesco e lo spaghetti western messo in piedi da Amasi Damiani nel 1971.

Protagonista è Mino Reitano, qui al suo primo film: interpreta Mico Sarrabanda, un giovane picciotto calabrese che accoppa un boss che gli aveva mancato di rispetto (ah!). Poi ammazza pure il figlio maschio del boss, tanto per completare il lavoro. A quel punto, pur essendo innamorato della bella Tara Pokì, rispettivamente figlia e sorella dei due uomini che ha ucciso, deve scappare in America per sfuggire all'inevitabile ritorsione della cosca.

Il che porta al brusco stacco che avviene dopo 45', con il giovane Mico che sbuca dal nulla nel classico villaggio western romano e diventa in quattro e quattr'otto un bounty killer, lavorando per un'organizzazione di italiani emigrati capeggiata da Pedro Sanchez. 

Se si riesce a lasciare la logica in un cassetto, il film è notevolissimo: probabilmente il capolavoro di Damiani. L'impianto narrativo è sgangherato, gli attori sono mediocri se non terribili, i dialoghi spesso fanno sorridere per la loro ingenuità; eppure c'è qualcosa di affascinante, fors'anche di malsano, in questa epica storia di vendetta. Anche la colonna sonora, firmata da Reitano stesso insieme ai suoi fratelli Franco e Domenico, è bellissima. Il main theme La leggenda di Tara Pokì, con l'assolo di tromba di Nini Rosso, è già entrato nella storia del cinema italiano di serie Z.

C'è da aggiungere che fino a pochissimo tempo fa il film sopravviveva solo in una copia pressoché inguardabile, derivata da una preistorica vhs australiana per emigrati italiani; recentemente, è sbucato a sorpresa nel catalogo di Infinity, in una versione perfetta e con il finale originale, misteriosamente mancante nella videocassetta, con la giovane Tara Pokì che raggiunge il suo spasimante nel West solo per poterlo accoltellare durante il loro matrimonio. La vendetta è così servita.

La prima parte del film è stata girata in Calabria. Tra i vari luoghi, si riconosce la chiesa dell'Immacolata di via Roma a Taurianova:


Visto su CineDark, sotto-sezione di Mediaset Infinity.

17 aprile 2022

Il messaggero della morte (Roger Christian, 1982)

La scena dell'elettroshock.

Thriller paranormale non troppo riuscito. Il film parte anche bene, con una sequenza ad effetto, ma a mano a mano che la storia procede purtroppo diventa tutto un po' fumoso.

Il protagonista è un giovane ragazzo che viene ricoverato in una clinica psichiatrica dopo un tentativo di suicidio. In breve salta fuori che i suoi sogni e le sue allucinazioni sono in grado di diventare reali per alcune persone vicine a lui, tra le quali la dottoressa che l'ha preso in cura. Il che dà l'occasione per mostrare alcuni effettacci e scene splatter assortite.

Tutto sommato deludente: anche il colp(ett)o di scena finale (la madre del ragazzo, morta da giorni, ri-salta fuori e appare sul furgone del figlio ormai guarito) è bello ma tutt'altro che inaspettato.

Visto nel dvd Sinister, di buona qualità.

15 aprile 2022

In piena luce (Robert Day, 1971)

Stella Stevens e Richard Boone.

Film-tv di buona fattura prodotto da Aaron Spelling.

Richard Boone è un attore di successo che però è appena diventato cieco. Dato che le sfighe raramente vengono da sole, appena tornato a casa dalla clinica scopre che la moglie (Stella Stevens) lo tradisce da tempo col suo migliore amico. Da lì parte la vendetta, cioé quello che oggi chiameremmo femminicidio.

Chiaramente per un cieco, che oltretutto lo è solo da poche settimane, non sarà semplicissimo organizzare la cosa, ma il nostro eroe (per modo di dire) ha diverse frecce al suo arco. Sfortunatamente per lui, il commissario (John Marley, che l'anno dopo apparirà ne Il padrino con una testa di cavallo nel letto) non si farà incantare dalle circostanze, che sembrerebbero escludere l'uomo dall'elenco dei sospettati. Il finale, con Marley che fa salire in macchina l'assassino inconsapevole (l'uomo crede di essere su un taxi) è la cosa migliore di questo robusto ed agile (solo 68' di durata) film per la tv.

Visto nel dvd Golem, che recupera il doppiaggio italiano realizzato al tempo della prima messa in onda televisiva italiana del 1978.

Inventiamo l'amore (Camillo Mastrocinque, 1938)

Un giovane Gino Cervi.

Vecchissima ma godibile commediola sentimentale all'acqua di rose.

Gino Cervi ed Evi Maltagliati sono due innamoratini che fanno la classica fuitina da Urbino a Roma. Lui ha messo da parte un gruzzoletto di 100mila lire, non poco nel 1938, e tenta di lanciarsi come produttore di un film che vedrà la sua bella come protagonista. La storia, non troppo plausibile, proseguendo si incasina abbastanza, ma non si dubita nemmeno per un istante che l'amore, alla fine, trionferà.

Film gustoso, in particolare per le deliziose caratterizzazioni di Amelia Chellini, Guglielmo Sinaz e soprattutto Sergio Tofano, impagabile come ricco, imbranato corteggiatore. La sequenza in cui fa indigestione di aragosta poi è davvero bizzarra.

Visto su Iris.

10 aprile 2022

Un colpo di pistola (Renato Castellani, 1942)

Fosco Giachetti prende la mira.

Esordio alla regìa del bravo Renato Castellani, qui alle prese con la riduzione di un dramma di Puskin.

Fosco Giachetti racconta in flashback la vicenda: lui è un ufficiale della Russia zarista innamorato della bella Assia Noris. Per un equivoco, crede che lei sia invece interessata al suo migliore amico Antonio Centa: decide quindi di sparire, non prima di aver sfidato a duello l'ormai ex amico, che è ignaro di tutto.

Ulteriori complicazioni a seguire, ma non vale la pena di scendere in dettagli. Il film è bello: centrati i tre protagonisti (forse un po' in ombra il resto del cast) e raffinata la messa in scena, elegante ma senza troppi svolazzi.

La suggestiva sequenza che apre il film venne girata sul Lago del Segrino, nel comasco: si riconosce sullo sfondo lo chalet tuttora presente, ormai in stato di abbandono.

 

Visto nel dvd italiano Cristaldi.

08 aprile 2022

La vera storia della monaca di Monza (Bruno Mattei, 1980)

Il titolo del film.

Erotico conventuale che si ispira (alla lontana) alla ben nota storia di Marianna de Leyva, alias suor Virginia Maria.

La vicenda della Monaca di Monza chiaramente è solo un pretesto, e fin qui niente da eccepire. Purtroppo il film ha tanti difetti, a partire da un cast quantomeno discutibile: Garofalo, Cutini, l'insipida Zora Kerowa.

A questo si aggiunga l'abituale rozzezza formale della regìa di Bruno Mattei, che non evita nemmeno qualche scivolata nel comico involontario come nella sequenza con Franco Garofalo vestito con una aderente tutina rossa da diavolo: vedere per credere.

Visto nel bluray Severin, di qualità video discreta e niente più.

06 aprile 2022

Il grande addio (Renato Polselli, 1954)

Un'inquadratura del finalone.

Uno dei primi film di Renato Polselli, un torbido dramma sul tema (allora molto sentito) dei bambini meticci, figli della guerra.

John Kitzmiller è un pilota dell'aviazione americana. Un bel giorno bombarda per errore una giostra nella piazza di un paese, scambiandola per un accampamento militare, uccidendo molti bambini. Il senso di colpa lo tormenta, tanto che resta a vivere in zona e conosce Wanda, una prostituta del luogo, con cui ha una fugace relazione.

Passano gli anni. John è sparito, mentre Wanda è ora una madre single (come diremmo oggi) del piccolo Angelo, un mulatto che viene schernito con feroce cattiveria dagli altri bambini, che lo chiamano brutto negraccio senza troppi problemi. Ovviamente Angelo è figlio di John, ma lui non ne sa niente.

Seguono sviluppi improbabili, che comprendono una rapina finita male, l'adozione del piccolo Angelo da parte della famiglia di Dante Maggio (che adottò il bambino anche nella realtà, peraltro), un bizzarro quanto illogico balletto africano che spezza orribilmente il ritmo del film, John che si fa frate (!) e poi esce di senno quando scopre di avere un figlio rimasto nel frattempo orfano, per chiudere con un bel finalone mistico sotto un gigantesco crocefisso in mezzo a una vallata.

Il film è modesto, sia tecnicamente che a livello di scrittura: molti dei dialoghi sembrano usciti direttamente da un fotoromanzo d'epoca. Ad ogni modo si segue con perverso piacere. Polselli aveva ben presente Il monello di Chaplin, come si può notare in alcune inquadrature. Kitzmiller poi era davvero bravo, e fece parecchi film in Italia, pur essendo un attore improvvisato, preso dalla strada insomma.

Visto nella copia trasmessa da Cine 34 dopo decenni di sostanziale oblio.

02 aprile 2022

Immagini di un convento (Joe D'Amato, 1979)

Una fotobusta del film.

Joe D'Amato offre il suo personale contributo al genere erotico/conventuale partendo addirittura da un testo di Diderot (!).

Il film, visto nella copia integrale da 102' uscita in bluray per la Severin, soffre di una certa tediosità, specialmente nella prima parte. Infinite scene erotiche in slow-motion, suore che camminano senza sosta per lunghissimi corridoi e così via. Nella seconda parte il ritmo si alza un po', e fortunatamente inizia anche a succedere qualcosa in questo convento dove - nientemeno - aleggia una oscura presenza demoniaca. Urge convocare un esorcista, ed ecco che arriva Donald O'Brien, protagonista della sequenza più bella del film: quella in cui riesce a restare impassibile mentre una decina di suore ingrifate lo spoglia e tenta di farselo ad ogni costo.

Certo, vedere attrici come Paola Senatore e Marina Frajese in tonaca fa uno strano effetto. Il film comunque resiste sullo scivoloso crinale tra soft e hard per quasi tutta la sua durata, sconfinando nel porno tout court solo in un paio di momenti. Resta da capire quale versione sia passata in sala in Italia 40 e rotti anni fa. Chissà.

Visto nell'ottimo bluray Severin.

Paradise (Stuart Gillard, 1982)

Phoebe Cates: non servono parole. Film-cult della mia fanciullezza, che ho rivisto dopo oltre 30 anni. Avrei fatto meglio a serbare la purez...