29 giugno 2023

La grande abbuffata (Marco Ferreri, 1973)

Tognazzi che imita Brando.

Rivisto dopo almeno 20 anni questo celeberrimo film di Ferreri.

Ricordo che la prima visione mi lasciò vagamente nauseato: non perché fosse un brutto film, ma per la rappresentazione estrema di questi quattro amici che si ingozzano fino a stare male, e peggio ancora. Stavolta invece non ho avuto di questi problemi, chissà perché.

Il cinema di Ferreri comunque non mi ha mai convinto del tutto, per un motivo o per l'altro. Anche qui qualcosa non torna come avrebbe potuto: ad esempio due ore e dieci sono un po' troppe per una storia del genere, secondo me. C'è qualche momento ripetitivo, ma il film è molto ben fatto: provocatorio, insolente e soprattutto funereo come pochi altri. Straordinari i cinque protagonisti, inclusa la sensuale Andréa Ferreol. Qua e là si sorride anche, ma il retrogusto è amarissimo, sempre.

Visto in una copia muxata.

28 giugno 2023

...E noi non faremo karakiri (Francesco Longo, 1981)

Mara Venier.

Vittorio Mezzogiorno e Mara Venier protagonisti di questa curiosa commedia dolceamara dal titolo pazzesco.

Lui è un aiuto-regista, ex contestatore sessantottino: lei insegna ai bambini con handicap. Si incontrano, si amano. Lui però è uno sbevazzone, e lei una depressa cronica: i problemi non tardano ad arrivare. Dopo tre anni di separazione, il nuovo incontro: ora lei è incinta, ma di un altro uomo. Fine.

La storia è deboluccia, e c'è qualche eccesso di scrittura. Il film però si segue con interesse, essendo retto interamente sui due bravi protagonisti. In particolare Mezzogiorno è straordinario, e spiace davvero pensare che sia morto così giovane. Tutti i personaggi secondari sono caricature, anche se Angelo Pellegrino è bravo nell'unica scena che ha.

Visto in una copia rimediata fortunosamente.

Il demonio nel cervello (Marco Masi, 1976)

Nel Texas di Masi si beve acqua Fiuggi.

Pulp poveristico scritto e diretto dal famigerato Marco Masi

Ambientato in Texas, è stato girato in qualche remota località laziale in piena estate. Cinque personaggi si trovano bloccati per cause di forza maggiore in una officina meccanica in mezzo al deserto. Ci sono un paio di belle ragazze (Cristiana Borghi, soprattutto) e i maschi iniziano a fantasticare... il film è quasi tutto qua. Tocca ammettere che si tratta di un prodotto comunque meno detestabile di altri film del regista.

Certo, le parti oniriche si staccano a fatica dal resto della narrazione, il che rende la visione spesso poco chiara. In un certo senso la cosa aggiunge un certo fascino, comunque. Del resto la logica narrativa è un optional con Masi, quindi inutile farsi troppe domande. Belle - ma del tutto incongrue - le musiche, interamente riciclate da altre pellicole e prese dalla ricca library delle edizioni CAM.

Visto in una copia di origine incerta.

27 giugno 2023

Carnalità (Alfredo Rizzo, 1974)

Senza vergogna, proprio.

Ennesimo sottoprodotto erotico italiano di metà anni settanta.

Ho retto 50 minuti: troppo fatuo, maldiretto e ripetitivo. In pratica, ogni 5 minuti circa c'è una scenetta erotica, tipicamente con Jacques Stany che si fa ogni donna che gli passa vicino, il tutto mentre sua moglie è moribonda a letto.

Bel cast femminile, non dico di no: Femi Benussi (che dopo meno di 3 minuti dall'inizio è già in mutandine), la Schurer, Sonia Viviani. Più un certo numero di altre belle ragazzette a me ignote. Ma c'è un limite a tutto. La parte comica poi, affidata a Pupo De Luca, è tremenda.

Visto in una copia di origine sconosciuta.

26 giugno 2023

Il bidone (Federico Fellini, 1955)

Qui Crawford sembra quasi commuoversi.

Uno dei film di Fellini che preferisco. Fu un insuccesso commerciale, per motivi che oggi è arduo comprendere.

La narrazione delle misere avventure di questi tre truffatori infatti è notevole, ma ancora di più lo è la descrizione dei rapporti umani tra loro. Richard Basehart è un puro, quasi ingenuo, e non si capisce bene per quale motivo accetti di fare quella vita: infatti a un certo punto non regge più e si stacca dagli altri, sparendo di fatto dal film. Fabrizi invece interpreta il solito cane, disposto a vendere anche sua madre per denaro, se necessario. La scena in cui viene smascherato dopo aver rubato un portasigarette d'oro al veglione di capodanno è la più bella del film, a mio parere.

La Masina è bravissima, come suo solito, anche se il suo ruolo è piccolo. Giganteggia Broderick Crawford (che ha la bella voce di Arnoldo Foà), che nel finale si spinge alla suprema vigliaccata nei confronti dei suoi complici: ma la pagherà carissima.

Il finale forse è un po' trascinato, e una maggiore secchezza sarebbe stata auspicabile. Ma resta un film sontuoso.

Rivisto nel dvd Medusa.

22 giugno 2023

Ro.Go.Pa.G. (registi vari, 1963)

 

Uno dei rari momenti a colori.
 

Quattro episodi scollegati tra loro in questa coproduzione italo-francese.

L'episodio di Rossellini è talmente ridicolo che non vale la pena di sprecare spazio per commentarlo. Quello di Godard parte da uno spunto interessante, ma è rovinato dagli sterili vezzi stilistici che hanno fatto invecchiare il suo cinema come la mummia del Similaun. Fortunatamente si tratta del segmento più breve, soltanto 20 minuti.

Poi la pellicola si gioca i suoi pezzi migliori, con Pasolini e Gregoretti.

La ricotta è quasi un mediometraggio, e contiene alcune delle cose migliori mai dirette dal poeta friulano. Delizioso Orson Welles, che pure sembra in qualche modo piazzato a forza dentro un contesto nel quale c'entrava ben poco. Appare anche un giovane Tomas Milian. La vicenda censoria che dovette affrontare Pasolini per quest'opera (l'accusa fu di blasfemia) meriterebbe un approfondimento a parte, ed è oggi quasi più interessante del film in sé.

Il pollo ruspante è un graffiante apologo sulla società dei consumi, e alterna il discorso di un sociologo (che per qualche motivo parla attraverso uno strumento che ne sintetizza la voce) alla vicenda di Ugo Tognazzi, un mediocre borghese che si duole di non avere denaro sufficiente a soddisfare tutti i suoi presunti bisogni. Molto intelligente, diverte anche.

In sostanza un ottimo mezzo film: i primi due episodi sono irrilevanti, ma nella seconda parte si respira aria di grande cinema.

Recuperato nel bluray spagnolo Layons, che purtroppo presenta un formato video errato: in alcune sequenze i personaggi hanno la testa tagliata.

21 giugno 2023

Detector (Ian Barry, 1980)

Una fotobusta del film.

La grande paura atomica dietro questo thriller d'azione australiano.

Un incidente alla centrale nucleare ferisce gravemente un uomo e - soprattutto - minaccia di fare tabula rasa dell'intera civiltà. L'uomo riesce a scappare, ma si trova in un paesotto in mezzo al deserto, è braccato e a quanto pare ha solo pochi giorni di vita. Riuscirà ad avvisare tutti prima di essere catturato, o di spirare?

Io rimarrò nel dubbio, visto che il film proprio non mi ha preso: l'ho abbandonato a metà. Mel Gibson fa una veloce comparsata all'inizio.

Visto nel dvd italiano Sinister.

20 giugno 2023

Pentimento (Enzo Di Gianni, 1952)

Il mellifluo Enrico Glori.

Altro oscuro dramma recentemente programmato dalle reti Mediaset.

Il pentimento del titolo è quello di Nyta Dover, madre snaturata che in punto di morte si ravvede di tutte le mascalzonate che ha fatto, non ultima quella di disinteressarsi completamente di suo figlio.

Vicenda sentimentale smielata, ma soprattutto maldestra. Dialoghi da fumetto, regìa statica e molte (troppe) canzonette per riempire i numerosi buchi di una sceneggiatura approssimativa, opera del regista. Appaiono anche Nilla Pizzi, Gino Latilla e Nunzio Filogamo.

Visto, sbadigliando, su Rete 4.

19 giugno 2023

Onore e sangue (Luigi Capuano, 1957)

Il colloquio dietro le sbarre.

Gran bel titolo per questo dramma prodotto dalla gloriosa Romana Film di Fortunato Misiano.

La trama è ingenua ed allo stesso tempo abbastanza incasinata; tutti i nodi messi in fila dalla sceneggiatura vengono risolti frettolosamente negli ultimi sessanta secondi, oltretutto. I personaggi sono piatti, monodimensionali: con l'eccezione di Tobia, il ladro gentiluomo, che ha anche qualche battuta divertente.

In due parole: Carlo Giuffré finisce in galera condannato per un omicidio che non ha commesso. Stranamente, il vero assassino cerca di aiutarlo in qualche modo da fuori, avendo ereditato un pacco di soldi dalla morte dello zio strozzino. Eccetera eccetera. Non mancano alcune delle classiche scene-chiave di questo tipo di prodotto, come la confessione in punto di morte.

Sostanzialmente inutile la presenza del pur bravo Giacomo Furia (doppiato da Ugo D'Alessio), che in teoria dovrebbe alleggerire un poco il clima. Due o tre pessime canzoni, piazzate strategicamente a metà film, mettono a dura prova la pazienza dello spettatore.

Il film venne girato in esterni tra Bracciano e dintorni: la villa dell'omicidio è ad Anguillara Sabazia in viale Reginaldo Belloni 31:

Curiosamente, si tratta della stessa villa che si vede nelle sequenze finali di Ecco noi per esempio (1977) di Sergio Corbucci.

Visto su Cine 34.

 

La casa delle mele mature (Pino Tosini, 1971)

Una delle protagoniste.

Dramma tosiniano sui manicomi.

Tante buone intenzioni, ma il risultato zoppica parecchio. Le mele saranno anche mature, ma la regìa sfortunatamente è fin troppo acerba: a furia di flashback incongrui, balorde scene erotiche e piani narrativi sovrapposti, nel giro di 20 minuti non si capisce praticamente più niente, tanto che ho mestamente abbandonato la visione già prima di metà film.

Il cast è quello che è: basti dire che il protagonista maschile è Gianni Macchia. Lo stesso Tosini appare in un cameo hitchcockiano a inizio film, scendendo da una Lamborghini Espada (nientemeno).

Il film, girato a Reggio Emilia e dintorni, ebbe una lavorazione travagliata come quasi tutti quelli del regista: i soldi mancavano, e Marcella Michelangeli finì addirittura in ospedale dopo un tentativo di suicidio.

Visto in una copia recuperata fortunosamente.

16 giugno 2023

Io Cristiana studentessa degli scandali (Sergio Bergonzelli, 1971)

Femminismo sì, ma fino a un certo punto.

La contestazione giovanile secondo Bergonzelli.

Davide Andrei è un giovane e baldo professore che viene trasferito in un liceo di provincia, dove trova un gruppo di studenti in fregola, tra pruriti sessuali e voglia di ribellione. Cristiana è una di loro, e per scommessa decide di portarsi a letto il professore: lui cerca di resisterle, ma rifiutare la ventunenne Malisa Longo sarebbe impresa ardua per chiunque.

Così avviene la copula. Non sorprende che i due si innamorino, con grande scorno della banda dei ragazzacci (a comandare è Rossano, cantante di discreta fama a quei tempi, poi morto suicida a soli 30 anni) che pensava di essere compatta contro il sistema. La moglie invece è indifferente alla cosa, anche perché vira decisamente sul lesbico. Finale tragico: lui viene preso a botte dai giovinastri, lei viene stuprata. Cristiana poi fugge in moto, disperata e a seno nudo, schiantandosi sugli scogli in riva al mare.

Film totalmente folle, ma divertente. Molto erotismo, anche ai limiti dell'hard: quantomeno nella copia-Frankenstein che ho recuperato, che mischia la versione italiana con quelle spagnola e francese per avere un cut definitivo, con l'audio che passa da una lingua all'altra ogni cinque minuti. Non che la cosa pregiudichi la comprensione di questa balordaggine, ovviamente.

Il film è stato girato in provincia di Caserta: la piazza con il bar che si vede a più riprese è piazza Umberto I a Mondragone:


 Visto in una copia composite, recuperata fortunosamente.

14 giugno 2023

No, il caso è felicemente risolto (Vittorio Salerno, 1973)

Il faccia a faccia.

Notevole dramma poliziesco girato da Vittorio Salerno, fratello del più noto Enrico Maria.

Enzo Cerusico assiste per caso all'efferato omicidio di una prostituta da parte di Riccardo Cucciolla. Scappa, e sceglie di non denunciare il fatto per non avere guai con la polizia, ché in Italia non si sa mai. Purtroppo avrà di che pentirsi amaramente di questa decisione: infatti nel frattempo l'assassino, che lo ha visto, denuncia l'omicidio che ha commesso come se lui fosse il testimone, e Cerusico il vero killer.

L'assunto è semplice ma di effetto, e gli attori molto bravi oltre che perfettamente azzeccati nei rispettivi ruoli. Soltanto il giornalista interpretato da Enrico Maria Salerno è eccessivo, a tratti quasi caricaturale: non gli giova nemmeno un incongruo accento napoletano. Cucciolla, modesto professore di matematica che però vive in un mega-appartamento a piazza Navona (!), è straordinario. Il film funziona molto bene fino all'ultimo minuto, che purtroppo rovina tutto: oggi sappiamo che questo pseudo-lieto fine attaccato con lo scotch fu imposto dalla distribuzione. Peccato, perché si tratta di un prodotto molto valido, che trasuda sfiducia per le istituzioni, oltre che per la nostra Polizia. Cose che si potevano fare, negli anni settanta.

Visto nel notevole bluray Arrow.

12 giugno 2023

Stridulum (Giulio Paradisi, 1979)

La protagonista.

Horror demoniaco prodotto e in parte anche diretto - sembra - da Ovidio Assonitis.

Mi è piaciuto, sia per la storia che per l'atmosfera, anche se va detto che il film è spesso pericolosamente in bilico sul crinale del ridicolo, e in almeno un paio di occasioni ci casca con tutte le scarpe. Prima con l'apparizione di un Franco Nero orribilmente parruccato, e poi con la luuunga sequenza in cui John Huston guarda il cielo (o meglio, il tetto dello studio) facendo delle strane facce. Due momenti squisitamente camp, che comunque non guastano la sostanza di un film divertente, con un cast di tutto rispetto (Glenn Ford, Huston, Shelley Winters, Mel Ferrer) e una regìa solida. Alcune sequenze sono notevolissime: la stanza degli specchi, l'incidente stradale che capita al commissario interpretato da Glenn Ford.

La bambina, molto brava, fu scelta per la sua discreta somiglianza con Linda Blair.

Visto nel dvd italiano: video mediocre, audio basso, un paio di sequenze in inglese con sottotitoli.

11 giugno 2023

Ricche e famose (George Cukor, 1981)

Margherita Buy. Ah no, Jacqueline Bisset.

Ultimo lavoro per il cinema del vecchio Cukor, racconta la storia di due amiche attraverso 20 anni di vita. Candice Bergen e Jacqueline Bisset interpretano le due belle protagoniste, che peraltro non potrebbero essere più diverse tra loro.

A tratti sembra di vedere un film di Woody Allen: personaggi ricchi, vagamente nevrotici. Anche la rivalità tra New York e Los Angeles richiama certe battute tipiche di Allen, ma forse è solo una coincidenza.

Il film è girato come si deve e le due protagoniste sono molto brave, ma la sceneggiatura è debole, gli snodi narrativi non colpiscono e certe scene ultra-dialogate sanno un po' troppo di teatro filmato. C'è anche la giovane Meg Ryan, credo al suo esordio.

Visto (in inglese con sottotitoli) nel dvd italiano Sinister.

 

10 giugno 2023

Squillo (Mario Sabatini, 1965)

Bettina prende il sole.

Altra recente riscoperta di un titolo finora irreperibile.

Bettina (la poco nota Anna Maria Polani) è una ragazzetta di campagna che giunge a Roma in cerca di lavoro e va a stare dalla cugina, che misteriosamente vive nello sfarzo di una villona con tanto di servitù. Dopo aver flirtato con un maturo ingegnere conosciuto sul treno (Pierre Cressoy), il dramma: la ragazza viene infatti drogata ed abusata da due tipacci dopo una festicciola. Da lì la sua decisione di seguire le orme della cuginetta e darsi al meretricio. Finale amaro.

Il sottogenere mignottesco ha regalato chicche notevoli nel nostro cinema, tanto in alto (Mamma Roma di Pasolini, con Ettore Garofolo che appare anche qui) quanto in basso (l'incredibile Prostituzione di Rino Di Silvestro). Questo film è invece decisamente fiacco, girato in modo approssimativo e con dei dialoghi risibili. La protagonista poi non brilla per talento espressivo, anche se al suo fianco si vede persino di peggio, come la pessima segretaria dell'ingegnere, una cagna tale che non si può non dedurre che abbia avuto il ruolo per motivi famigliari.

In un cast mediocre fa macchia Marisa Merlini, che veste i panni della classica maitresse senza scrupoli.

Visto nell'ottima copia passata su Rete 4.

 

08 giugno 2023

Frankenstein oltre le frontiere del tempo (Roger Corman, 1990)

Il protagonista John Hurt.

Fantascienza ed horror splatter mescolati con disinvoltura in questo film diretto da Roger Corman, il suo ultimo per il cinema.

Girato tutto in Italia, tra Como e Bergamo, è un discreto prodotto che denota una certa fantasia, ma anche qualche pecca strutturale che inficia il risultato finale. Per esempio la creatura, il mostro del film, fa quasi ridere con il suo trucco grottesco.

La storia vede uno scienziato del futuro (il film inizia nella Los Angeles del 2031) che causa senza volerlo un buco spazio-temporale, nel quale viene risucchiato per essere quindi trasportato nella Svizzera di due secoli prima. Lì l'uomo conosce un certo dottor Frankenstein, oltre a veri personaggi quali Percy Shelley, Mary Shelley e Lord Byron.

L'atmosfera c'è, e tutto sommato il film procede bene fino al finalone in mezzo ai ghiacci polari. Deliziosa Bridget Fonda, molto bravo Raul Julia mentre l'ottimo John Hurt stranamente non brilla.

Visto in una copia di origine ignota.

07 giugno 2023

Mandinga (Mario Pinzauti, 1976)

Gli schiavi da comprare al mercato.

Fumettone erotico dell'ineffabile Mario Pinzauti, recentemente programmato da Mediaset in fascia notturna.

Siamo nella Louisiana schiavista di metà Ottocento, ricreata alla meno peggio nella campagna laziale. Serafino Profumo è un ricco latifondista con migliaia di schiavi, anche se per qualche motivo nel film se ne vedono non più di una mezza dozzina. Rimasto vedovo, viene raggiunto dalla cugina inglese della moglie; lei, la Mandinga del titolo, ha in mente di impalmare il ricco possidente per ereditare tutta la baracca, ma le cose andranno storte un po' per tutti.

Trama delirante (il finale, soprattutto), sadismo a buon mercato, estremo pauperismo e la bizzarra colonna sonora elettronica del maestro Giombini: una vera e propria esperienza.

Visto nella copia proposta da Rete 4, certamente tagliata.

06 giugno 2023

Un sussurro nel buio (Marcello Aliprandi, 1976)

Olga Bisera e Nathalie Delon.

Valido thriller ambientato quasi per intero in una sontuosa villa veneta.

Martino è un bambino di 12 anni che ha un amico immaginario, chiamato Luca, che inizia a prendere consistenza in modo via via sempre più inquietante. La famiglia decide di farlo visitare da uno psichiatra di grande fama (Joseph Cotten), ma Luca non sembra molto d'accordo.

Bella storia, ambigua ma non troppo bizzarra. Si resta nel dubbio fino al termine: questo Luca c'è davvero oppure è solo il parto di una mente infantile e disturbata? Belle luci e le facce giuste per i ruoli, anche se Law e la Delon sono davvero poco espressivi. Azzeccato invece il bambino. Del tutto pleonastica la scopata nel pre-finale, messa lì giusto per avere un po' di carnazza da mostrare nei prossimamente.

Visto nel dvd USA della NoShame, che contiene anche una interessante intervista al direttore della fotografia Claudio Cirillo.

Chi dice donna dice donna (Tonino Cervi, 1976)

Gigi Proietti en travesti.

Lunga commedia in 5 episodi diretta svogliatamente dal figlio di Gino Cervi.

Non c'è molto da salvare: il cast offre qualche nome di rilievo, da Aldo Giuffré a Lea Massari, da Gigi Proietti alla deliziosa Adriana Asti. Ma siamo dalle parti delle barzellette sceneggiate, purtroppo: sciocchezze che non fanno ridere, ironia da due soldi su argomenti quali la masturbazione e il travestitismo e così via.

Il full frontal di Janet Agren nel quinto ed ultimo segmento è indubbiamente il momento topico della pellicola, che per il resto merita a mio parere l'oblio.

Visto in una copia di origine ignota.

05 giugno 2023

Rolling Thunder (John Flynn, 1977)

Il protagonista William Devane.

Tosto revenge movie scritto da Paul Schrader e oggi non molto conosciuto, quantomeno in Italia.

Charlie Rane (William Devane, perfetto per il ruolo) torna nel natio Texas dopo essere stato prigioniero dei vietcong per sette anni. Tutti lo acclamano come un eroe, ma in quel lungo lasso di tempo la moglie si è innamorata di un altro uomo, e il figlio (che ha nove anni) gli è sostanzialmente estraneo.

Insomma la situazione non è rosea, e peggiora in modo repentino quando l'uomo subisce una violenta aggressione a scopo di rapina: quattro balordi gli ammazzano moglie e figlio, e lui viene addirittura mutilato di una mano. A questo punto Charlie decide che ne ha abbastanza, e parte per il Messico alla ricerca dei quattro balordi per fare giustizia a modo suo.

Film cupo, a tratti quasi disturbante. Devane parla pochissimo, ma quel poco basta e avanza a delineare il suo carattere.

Visto in una copia muxata di fonte incerta.

L'ammiratrice (Romano Scandariato, 1983)

Nino sempre elegantissimo.
 

Nino D'Angelo in uno dei suoi titoli storici, diretto dal non irresistibile Scandariato.

Il giovane Nino è un cantante di successo (e fin qui ci siamo) che si innamora di una bella giornalista: lei inizialmente vorrebbe solo fare uno scoop (?) alle sue spalle, ma poi finisce inevitabilmente per soccombere al discutibile fascino dello scugnizzo dal caschetto biondo. Oltretutto lei ha sempre un forte mal di testa, e si scopre ben presto che le resta poco da vivere.

La ragazza (Annie Belle) peraltro si è sciroppata qualcosa come quindici o venti concerti consecutivi di D'Angelo: una tortura che nemmeno a Guantanamo. Io non escluderei che il brutto male che la affligge sia direttamente collegato all'ascolto forzato di tutta quella robaccia.

La vicenda, di disarmante ingenuità e girata con tecnica elementare, procede tra i fiacchi siparietti della coppia comica De Fano-Pignataro, un incredibile sosia di Celentano e le inevitabili canzonette del protagonista, vero motivo di interesse per chi vide il film nelle sale 40 anni fa. Il bambino del film, fratellino di Annie Belle, somiglia in modo pauroso al Danny di Shining, cosa che dona alla pellicola un'aura quantomeno sinistra.

Visto su RaiPlay.

04 giugno 2023

L'ultimo guappo (Alfonso Brescia, 1978)

Merola trattato come un uomo da niente.

Il film che ha inaugurato il fortunato sodalizio tra Mario Merola e Alfonso Brescia, regista romano con già una ventina di titoli alle spalle.

Qui Merola è don Francesco Aliprandi, piccolo ma stimato boss del mercato del bestiame. Un giorno suo figlio Roberto viene investito ed è in pericolo di vita, così l'uomo fa un voto alla Madonna: se il piccirillo riuscirà a salvarsi, lui andrà ad umiliarsi davanti a don Pasquale Roncilio (Luciano Catenacci, grandissimo), suo acerrimo rivale, ponendo così fine al suo status di uomo d'onore.

Sfiga vuole che il bambino si salvi davvero, così Merola diventa un onesto faticatore che ingoia veleno ma tira avanti per mantenere suo figlio, che studia da ragioniere. Quando Roberto si diploma, don Pasquale salta fuori un'altra volta: il ragazzo infatti va a lavorare proprio per lui, nel contrabbando, e come se non bastasse si innamora di una sciantosa su cui ha messo gli occhi anche il suo capo. Come è intuibile, ce n'è d'avanzo per arrivare allo scontro finale tra i due mammasantissima, risolto a revolverate dopo un raffinato gioco di sguardi.

Senz'altro un buon film, dove le parti leggere non sono ancora invasive come talvolta avverrà in seguito: solo la sequenza a teatro è troppo lunga, e spezza il ritmo. C'è pure Nunzio Gallo, oltre a un Nellone Pazzafini in grande spolvero.

Rivisto, dopo una dozzina d'anni, nella copia di RaiPlay, scura ma con i titoli di testa completi e in italiano, a differenza di quelli del vecchio dvd RaroVideo, lacunosi ed in francese.

01 giugno 2023

Nude Odeon (Marino Girolami, 1978)

Sotto il sole in Danimarca.

Tardo finto documentario diretto dal veterano Marino Girolami con lo pseudonimo di Franco Martinelli.

Il film è il classico collage di situazioni curiose e/o bizzarre, tutte palesemente ricostruite, con l'unico scopo di mostrare nudità femminili e qualche amplesso simulato. Tra gli attori si riconoscono Zaira Zoccheddu, Artemio Antonini e persino Marina Frajese, il che farebbe supporre l'esistenza di una versione hard-core della pellicola, comunque ad oggi irrintracciabile.

Molto spinto sul versante erotico, è commentato dalla voce fuori campo di due persone, un uomo e una donna, che si lasciano andare ad un umorismo da caserma, dileggiando senza problemi donne, omosessuali, neri e così via.

Un reperto archeologico, più che un film; adatto per capire cos'era possibile fare nel 1978 in Italia, nel bene e nel male.

Visto, sbadigliando, in una copia da telecinema.

Paradise (Stuart Gillard, 1982)

Phoebe Cates: non servono parole. Film-cult della mia fanciullezza, che ho rivisto dopo oltre 30 anni. Avrei fatto meglio a serbare la purez...