30 aprile 2023

Scandalo in sala - La sfida tra potere e cinema in Italia (Serafino Murri e Alexandra Rosati, 2014)

Bertolucci, qui già costretto su una sedia a rotelle.

Documentario sui tormentati rapporti tra cinema e potere democristiano (ma non solo) nel nostro paese.

L'argomento è trattato in modo ampio, forse anche troppo: si parte dalla fondazione di Cinecittà sotto il fascismo e si arriva a Berlusconi e Veltroni. Tra gli intervistati nomi di alto livello: da Bernardo Bertolucci a Nanni Moretti, da Vittorio Taviani a Marco Bellocchio. Tutto sommato niente di nuovo sotto il sole, ma un discreto approfondimento che è stato gradevole seguire. Discutibili solo le animazioni.

Visto nel dvd italiano. 

29 aprile 2023

Giuro che ti amo (Nino D'Angelo, 1986)

Un momento romantico in quel di Procida.

Filmetto sentimentale firmato da Nino D'Angelo in prima persona.

In realtà pare che la regìa sia stata curata tecnicamente dal ben più pratico Piero Regnoli, co-responsabile anche della sceneggiatura. Come che sia, il film è davvero poca cosa, ma si segue quasi con tenerezza, sempre se si è del giusto spirito.

Il giovane Nino esce di galera e tenta di riconquistare la sua bella, Roberta Olivieri; nel frattempo approfitta dell'aiuto di un piccolo boss conosciuto dietro le sbarre per mettersi a fare il pescatore. Il tira e molla tra i due fidanzatini stanca ben presto, tra una canzone e l'altra, mentre la vendetta del racket che giunge alla fine fa solo sorridere.

Scrittura elementare, regìa rozza, attori che appaiono per due sequenze e poi spariscono. Il tutto condensato in soli 79': una brevità che non dispiace.

Bombolo, già malato e qui alla sua ultima apparizione, è un amico di Nino, mentre il piccolo Marco Vivio (che rivedremo poi in Tutta colpa del Paradiso) è il classico scugnizziello orfano, di cui si prende cura il povero Nino, ragazzo dal cuore d'oro.

Rivisto nel solito, pessimo dvd Cecchi Gori.

27 aprile 2023

The Italian Jobs - Paramount Pictures e l'Italia (Marco Spagnoli, 2017)

I titoli di testa.

Co-prodotto da mamma Rai e dall'Istituto Luce, è un documentario sulla storica casa di produzione fondata nel lontano 1914, e sulla sua sezione italiana in particolare.

L'argomento è (per me) di un certo interesse, ed ho apprezzato le informazioni su Pilade Levi e Luigi Luraschi, due personaggi di grande rilievo nel nostro cinema del dopoguerra, e che oggi sono sostanzialmente dimenticati.

Resta però una grande perplessità di fondo: che senso ha, in un documentario di questo genere, inserire brani di interviste fatte a Francesco Montanari, Greta Scarano (incantevole, ma questo è un altro discorso), Andrea Delogu (!) e persino tale Francesco Di Raimondo, giovane attore ignoto ai più? Tolta la logica del marchettone, che cosa portano allo spettatore, se non qualche trita banalità che avrebbe potuto dire anche un passante preso a caso? Non avrebbe avuto più senso parlare con altre persone come Enrico Lucherini o Claudio Masenza? Boh. Un'occasione sprecata, a mio parere.

Visto nel dvd italiano, che è venduto allegato a un libro che curiosamente contiene la trascrizione parola per parola di quanto detto nel documentario.

Tanto va la gatta al lardo... (Vittorio Sindoni, 1978)

Chiari e la Cortese: entrambi sprecati.

Sgangherata commedia ad episodi con un buon cast, purtroppo poco valorizzato, diretta da Sindoni con lo pseudonimo di Marco Aleandri.

Francamente dispiace vedere attori come Walter Chiari, Valentina Cortese, Stefano Satta Flores e Franca Valeri coinvolti in una operazione di questo tipo. Cinema tirato via, alla meno peggio: volgarità evitabili, scenette stiracchiate (tutto il primo episodio, con Luciano Salce scambiato per un pazzo assassino violentatore, è in pratica una barzelletta da osteria che però dura 25 minuti) e un livello tecnico generale sempre molto basso.

Qua e là si sorride, per fortuna. Satta Flores chiude da par suo l'ultimo episodio con una battuta fulminante (Che ambientaccio!), ma la grana resta grossa.

Visto su CineComico, sottosezione di Mediaset Infinity.

23 aprile 2023

Il re degli zingari (Frank Pierson, 1978)

Madre e figlia.

Cupo dramma ambientato nel mondo dei gitani a New York prodotto da Dino De Laurentiis.

Un bellissimo film, che non segue in modo convenzionale l'ascesa del giovane Eric Roberts tra la sua gente, come mi sarei aspettato dal titolo: il ragazzo infatti ha in mente tutto, tranne che diventare il re degli zingari. Il problema è suo nonno (Sterling Hayden), il quale ha già preso questa decisione al posto suo: seguiranno sviluppi da tragedia greca.

Tecnicamente è un film validissimo: belle le musiche, bella la fotografia di Sven Nykvist, splendida tutta l'ambientazione, perlopiù in una New York fredda ed innevata. Susan Sarandon e il leggendario Michael V. Gazzo brillano in un cast complessivamente molto ben centrato: anche Judd Hirsch è perfetto nel ruolo del marito ubriacone e manesco. Piccolo ruolo per una tredicenne Brooke Shields.

Visto nel dvd Sinister: tra le voci italiane, c'è Silvio Spaccesi su Gazzo.

20 aprile 2023

Il medium (Silvio Amadio, 1980)

Il titolo del film.

Thriller paranormale diretto da un regista più noto per le sue commedie con Gloria Guida.

Film lento, ma che si segue con discreto interesse: non ci sono cadute di tono, e la vicenda di questa possessione demoniaca (non so come altro chiamarla) è raccontata bene, pur senza diventare mai originale. C'è qualche ovvio riferimento a L'esorcista, ma soprattutto una bella atmosfera rarefatta. Molto particolari le musiche di Roberto Pregadio.

Il medium del titolo è Philippe Leroy, che poi nel film si vede abbastanza poco: entra in scena nel finale, per mettere le cose a posto. La cattiva della situazione è invece la splendida Martine Brochard.

Visto su Raiplay.

18 aprile 2023

L'albero di Natale (Terence Young, 1969)

Padre e figlio con un amico.

Noto dramma strappalacrime diretto dal regista di alcuni film della saga di 007.

In linea di massima è la consueta storia di un bambino destinato a morire, in questo caso di leucemia. Lo sviluppo però è abbastanza particolare, dato che il film sembra più orientato a descrivere con un certo gusto i momenti di relax e divertimento del piccolo Marcel (Pascal, nella versione originale), che non la sua agonia.

Infatti il padre (l'ottimo William Holden), sapendo che suo figlio ha solo pochi mesi di vita, decide di andare con lui nel loro castello di campagna, per trascorrere il tempo che resta al bambino in libertà e soddisfacendo ogni sua richiesta, per quanto stramba. Il che porta all'acquisto di un trattore, che Marcel guida in prima persona, oltre che al furto di due lupi dallo zoo della città.

Oggi fa un po' specie vedere alcune sequenze con il piccolo attore (bravissimo, peraltro) che guida un grosso trattore da solo, per non parlare della scena con i due lupi che sbranano un cavallo imbizzarrito. Altri tempi.

Film che quindi non mi ha commosso, sinceramente, ma che ho seguito con piacere. La regìa è notevole (bellissime alcune transizioni tra una scena e l'altra), e Bourvil è un personaggio di supporto molto azzeccato. Virna Lisi invece si vede poco, e non incide. Gran finale con i lupi che ululano come pazzi quando il bimbo ci lascia le penne, ovviamente nella notte di Natale.

Visto in un mux da bluray francese, con sottotitoli sulle scene a suo tempo espunte dalla versione italiana (12 minuti circa).

16 aprile 2023

La coda dello scorpione (Sergio Martino, 1971)

I quattro protagonisti a colloquio.

Giallo italiano classico diretto dallo specialista Sergio Martino.

Film discreto, con una storia complessa ma non eccessivamente contorta. Girato tra Londra ed Atene, ruota intorno alla solita eredità (1 milione di dollari), che provoca una catena di morti misteriose. La svolta dopo mezz'ora, quando Evelyn Stewart, inaspettatamente, ci lascia le penne: fino a quel punto la protagonista era stata lei, e quindi si resta spiazzati.

Regìa di livello (forse qualche zoomata si poteva evitare), belle musiche di Bruno Nicolai e J&B che scorre a litri. Peccato solo per l'inutile sequenza dell'aereo che esplode, girata con un modellino di plastica, che stona terribilmente. Luigi Pistilli interpreta un commissario che gioca con i puzzle, mentre Alberto de Mendoza è il suo contraltare dell'Interpol.

Visto nel dvd italiano Alan Young.

14 aprile 2023

L'assassino ha le mani pulite (Vittorio Sindoni, 1968)

Garrani si dà alla fuga.

Distribuito inizialmente con il titolo Omicidio per vocazione, è un bislacco giallo girato intorno a Roma fingendo però di essere in Francia.

C'è una grossa eredità che fa gola a molti, e iniziano a fioccare i cadaveri. La polizia non ci capisce un'acca come al solito, fino al doppio colpo di scena finale, all'insegna della più completa inverosimiglianza.

Tecnicamente si tratta di un film diseguale: ci sono scene girate bene, alcune inquadrature ricercate, e altre che invece sembrano tirate via alla meno peggio, come l'investimento del treno al vecchietto sordo che apre la pellicola. Fotografia e interni sono a dir poco mediocri, mentre le musiche di Stefano Torossi (onnipresenti) non dispiacciono.

Tra le note dolenti, anche buona parte del cast: certo, Garrani si difende bene, ma si percepisce l'inesperienza del regista, qui al suo esordio, che dirige male o malissimo attori spesso mediocri come Silvano Spadaccino (più noto come compositore) o Ernesto Colli.

Visto nell'impeccabile dvd tedesco Koch Media.

13 aprile 2023

Lettera al Kremlino (John Huston, 1970)

Una sequenza di attesa.

Spionistico che avevo già visto nel 2019, e che avevo pressoché totalmente rimosso.

Il fatto è che questi spy-movies con una quindicina di personaggi sono ardui da affrontare, per me: non soltanto li dimentico in fretta, ma capisco anche poco della trama. Comunque qui abbiamo un gruppo di agenti americani infiltrati a Mosca dopo un duro addestramento. Dovrebbero recuperare una lettera potenzialmente pericolosa per la sicurezza del paese: molti di loro ci lasceranno le penne, mentre Patrick O'Neal riuscirà a cavarsela.

La storia non è nemmeno troppo complicata, a ben pensarci: eppure tutto mi è parso fumoso, tra agenti che fanno il doppio gioco e russi cattivissimi (Max von Sydow su tutti). Orson Welles ha un ruolo marginale ma gustoso, mentre la presenza di Raf Vallone si riduce a una misera comparsata di un minuto. Mah. Francamente improbabile la presenza di Lila Kedrova come esperta di casseforti.

Visto in un mux che piazza il doppiaggio italiano su tutti, russi e americani. Alè.

 

11 aprile 2023

Ispettore Brannigan, la morte segue la tua ombra (Douglas Hickox, 1975)

Due sbirri a confronto.

Secondo poliziesco d'azione girato dal vecchio John Wayne, dopo È una sporca faccenda, tenente Parker! di John Sturges.


Qui il Duca è a Londra in cerca di un gangster di Chicago da estradare. In città però circola anche un sicario che vorrebbe fargli la pelle, quindi Wayne combatte su due fronti. Pellicola discreta, con qualche scena quasi comica tipo la lunga scazzottata nel pub, che ricorda quelle dei nostri film con Bud Spencer e Terence Hill.

Richard Attenborough è il capo della polizia di Scotland Yard, mentre in un piccolo ruolo appare anche un giovane Tony Robinson, il futuro Baldrick della serie Blackadder.

Wayne, orribilmente parrucchinato, è doppiato da Glauco Onorato e non dal solito Cigoli. Il suo Brannigan entra in scena tirando giù una porta con un calcio, tanto per far capire il tipo di poliziotto che interpreta. Ovviamente le differenze tra inglesi e yankee sono la base per diverse battute e situazioni divertenti.

Visto in una mediocre copia rimediata fortunosamente.

Delitto perfetto (Andrew Davis, 1998)

Douglas e Mortensen.

Thriller con Michael Douglas che tenta inutilmente di uccidere la moglie, la splendida e ben più giovane Gwyneth Paltrow.

Non ho ancora avuto modo di vedere l'omonimo film diretto da Hitchcock oltre 40 anni prima, quindi non farò paragoni. Secondo me questo è un buon film, con pochissimi attori e una storia semplice e lineare che avvince abbastanza. Oltretutto i volti sono quelli giusti: Douglas come marito fetente boss della finanza (impossibile non collegarlo al suo personaggio in Wall Street), Viggo Mortensen come ex galeotto artista seduttore di milionarie e così via. Bravissimo anche David Suchet nei panni del detective che si insospettisce subito.

Visto in una copia rimediata fortunosamente.

08 aprile 2023

Gli allegri veterani (Gilles Grangier, 1960)

L'irresistibile Gabin.

Briosa commedia francese con uno splendido Jean Gabin.

Tre vecchi amici avvinazzati che vivono in un paesotto della campagna francese ne combinano di ogni, irritando non poco gli abitanti. Dopo averci riflettuto un poco, decidono di andare insieme all'ospizio, credendo di trovare un ambiente confortevole ma soprattutto libero. Intraprendono quindi un viaggio a piedi che sarà pieno di avventure e contrattempi.

Buon film, leggero ma non frivolo: fitto di dialoghi e di situazioni strampalate, come quando il terzetto di amici decide di fermarsi a fare bisboccia dentro al cimitero del paese. La trama non riserva grandi sorprese (i tre fanno ritorno al paese dopo aver visto l'ospizio, com'era prevedibile), ma la descrizione dei personaggi è centrata, e lo humour gradevole. Non manca qualche nota malinconica sul passare del tempo, ma nel complesso il tono resta sempre disimpegnato.

Straordinari i tre vecchi leoni, sui quali si regge in pratica tutto il film. Su Gabin (solo 56enne all'epoca delle riprese!) c'è poco da dire, salvo togliersi per l'ennesima volta il cappello; ma sono da elogiare anche Fresnay e Noel-Noel, da noi meno conosciuti.

Visto in vhs Hobby & Work: da noi la pellicola è ancora inedita in digitale.

07 aprile 2023

Il porno shop della settima strada (Joe D'Amato, 1979)

Il biliardo secondo Joe D'Amato.

Indigesto thriller erotico diretto con la mano sinistra dal buon Massaccesi.

Già l'inizio è a dir poco sgangherato: due balordi fanno una rapina e fuggono con una ragazza come ostaggio, arrivando poi con un complice in una villa isolata per nascondersi. Lì dentro però trovano tre ragazzi, e parte la classica situazione di stallo, con qualche strizzatina d'occhio ad Arancia meccanica.

Film davvero noioso, con storia e dialoghi da quinta elementare ("Si guadagna di più con una pistola in mano che con tre lauree!" dice a un certo punto il protagonista). Le scene erotiche, già piuttosto spinte, furono insertate con qualche dettaglio hard, cosa che portò la protagonista Anna Maria Clementi (bella, ma espressiva come un frigorifero) a denunciare la produzione. O almeno così sostiene la Clementi oggi, vai a sapere. Per fortuna c'è Brigitte Petronio, che veste i panni di una verginella da barzelletta.

Visto in una copia rimediata fortunosamente.

The Conquest of Everest (George Lowe, 1953)

Un'immagine promozionale del film.

Documentario inglese sulla storica spedizione che arrivò sulla cima dell'Everest nel lontano 1953.

Mai distribuito in Italia, racconta con dovizia di particolari la difficoltosa organizzazione dell'impresa. Edmund Hillary e Tenzing Norgay furono i primi uomini a raggiungere la vetta della più alta montagna del pianeta, eppure non c'è troppa enfasi nel racconto: prevale lo stile british, all'insegna della sobrietà.

Ogni tanto la voce fuori campo (praticamente ininterrotta per tutti i 75 minuti di durata) si lascia andare a qualche svolazzo poetico, ma niente di più. Bellissime le immagini a colori, mentre la musica è un po' tronfia. Comunque da vedere.

Visto su Netflix, in inglese con sottotitoli italiani.

04 aprile 2023

Di mamma non ce n'è una sola (Alfredo Giannetti, 1974)

La strana coppia.

Scialba commedia che non fa mai ridere diretta dal premio Oscar Alfredo Giannetti.

Ovviamente l'ambita statuetta Giannetti l'aveva portata a casa come sceneggiatore, certo non come regista. Qui racconta la storia di un ragazzotto non troppo in bolla col cervello (Lino Capolicchio) che per qualche motivo è infatuato della madre (Senta Berger). Quando la donna muore, toccherà trovare una sostituta, e verrà aiutato da un vecchio amico di mammà (Vittorio Caprioli) e dal misterioso giardiniere della villa di famiglia (Lionel Stander).

La prima metà del film è ancora ancora digeribile, con la descrizione del malsano rapporto tra madre e figlio (Capolicchio in realtà aveva solo 2 anni in meno della Berger, tra l'altro), anche se il tono generale della recitazione (e del doppiaggio) è eccessivamente caricaturale. Nella seconda parte, con l'ingresso di Sonia Petrovna, si perde quasi tutto l'interesse per la vicenda. Aggiungo che la Petrovna regala un full frontal di quelli che si ricordano.

La villa in cui è ambientato quasi tutto il film è Villa Mansi a Capannori (LU):

 

Visto nella vhs italiana General Video, che purtroppo ha qualche problema di audio.

03 aprile 2023

L'amore in Italia (Luigi Comencini, 1978)

La coppia di omosessuali.

Bellissima inchiesta in cinque puntate, girata da Luigi Comencini per la Rai tra il 1977 e il 1978.

Uno spaccato del nostro paese che vale davvero la pena di vedere (o rivedere) a distanza di 45 anni. Dentro c'è un po' di tutto: coppie borghesi, sottoproletari, giovanissimi, anziani, attori porno e suore.

Diversi gli episodi che mi hanno colpito: l'anziana vedova circondata dai gatti, la donna siciliana che vive in due fetide stanzette di un palazzo pericolante con i suoi otto figli. Ma anche la facoltosa imprenditrice toscana, separata dal marito con cui pure convive ancora, e del quale parla con un distacco da entomologa.

Comencini è sempre diretto, talvolta brusco, e mai banale. Mi chiedo, con raccapriccio, cosa potrebbe venire fuori da un'analoga inchiesta filmata oggi. Meglio non pensarci, forse.

Visto su RaiPlay.

Alla ricerca del piacere (Silvio Amadio, 1972)

Lo sguardo di Barbara Bouchet.

Elegante thriller erotico diretto da Silvio Amadio.

Classico film che si apprezza più per la cornice che non per il quadro: fotografia, ambientazione e musiche sono di ottimo livello. A questo si aggiunga la venustà delle tre protagoniste femminili: Barbara Bouchet, Rosalba Neri e Patrizia Viotti.

La trama è banale, lo svolgimento piatto e - a tratti - anche un po' noioso, ma se si affronta la visione con il giusto spirito il film è gradevole. Curiosa la sequenza in cui la Bouchet rischia di morire nelle sabbie mobili, a Venezia.

Visto in un ottimo rip da bluray.

02 aprile 2023

L'ingorgo (Luigi Comencini, 1979)

Un momento del grande ingorgo.

Cast sontuoso per questa commedia nera diretta da Comencini.

Avevo già visto il film nel 2010, ma l'avevo completamente rimosso. Discreta pellicola, virata sul surreale, con tante vicende (quasi tutte fatalmente poco approfondite) intrecciate tra loro. Comencini spiegò a suo tempo che avrebbe voluto girare senza grossi nomi nel cast, ma fu costretto per ragioni di coproduzione a scritturare Sordi, Tognazzi, Mastroianni, Fernando Rey, Gerard Depardieu eccetera. In questo modo alcuni attori sono sprecati in ruoli di importanza minimale, ma tant'è. Splendide Angela Molina e Miou-Miou, per non parlare della Sandrelli.

L'unico momento che mi ha irritato è quello in cui tutti gli automobilisti bloccati da ore si mettono a festeggiare come degli imbecilli una vittoria della Nazionale di calcio: il solito, banalissimo cliché. Peraltro già visto ne In nome del popolo italiano.

Qualche eccesso di scrittura qua e là, ma il film scorre abbastanza bene. Molto bello il finale con la madre che racconta a due estranei il problema di suo figlio, che dorme da quando è nato, sei anni prima.

Visto nel solito dvd italiano Millennium Storm.

01 aprile 2023

Guapparia (Stelvio Massi, 1984)

Mario Merola in una bella inquadratura.

Gli ultimi sgoccioli della sceneggiata hanno prodotto questo film, diretto svogliatamente da uno Stelvio Massi altrove ben più a suo agio.

Questo Guapparia, sceneggiato basandosi su una famosa canzone napoletana di inizio Novecento, sconta due grossi difetti già in partenza. Primo: una storia del genere era totalmente anacronistica nel 1984. Secondo: la presa diretta, che in pratica uccide il film. Se fosse stato doppiato come quasi tutti i film precedenti di don Mario, sarebbe stato potabile, secondo me. Invece all'imperizia tecnica (audio che rimbomba, frasi qua e là inascoltabili) si assomma un livello recitativo medio da dopolavoro ferroviario.

Il discorso chiaramente non vale per il cast principale: Ida Di Benedetto, Ria De Simone, Marzio Onorato ed Ernesto Mahieux se la cavano senza grossi problemi, aiutati dal loro bagaglio tecnico. E poi c'è Merola, ovviamente. Spiace dirlo, ma quando finge di essere ubriaco muove più al sorriso che non alla commozione, come dovrebbe essere vestendo i panni di un uomo d'onore che si riduce a triste macchietta. Gran finalone coltello alla mano, come ci si aspettava del resto.

In sostanza il film parte malissimo, migliorando poi col passare dei minuti.

Visto su RaiPlay, in una ottima copia molto migliore di quella presente nel dvd italiano.

Soldati - 365 all'alba (Marco Risi, 1987)

Amendola e Benvenuti ai ferri corti. Bel film di Marco Risi, che racconta un anno di naja in una caserma friulana. Tanti personaggi più o me...