17 maggio 2024

Crepuscolo (Alex Paolucci, 1961)

Il gruppo di fuggiaschi al tavolo.

Insostenibile filmetto senza capo né coda emerso recentemente dalla polvere di qualche archivio.

Diretto con due soldi da un carneade di cui nessuno sa nulla ed interpretato da un pugno di sconosciuti, è un'opera dilettantesca che non si capisce bene come sia potuta transitare sui nostri schermi. Il suo visto censura è del gennaio 1961, ma secondo i bene informati il film sarebbe stato girato almeno due anni prima.

La storia, elementare quanto noiosa, procede quasi esclusivamente grazie all'incessante voce fuori campo della protagonista, una giovane ragazza italiana che si innamora di un tenentino tedesco durante l'occupazione e lo segue poi in una Berlino che sembra più un paesetto italiano delle Prealpi. Segue poi una fuga in giro per l'Europa, sempre in mezzo alla campagna.

Scene illogiche (i tre vecchi ucraini che cantano con la voce di un coro di almeno 20 persone), assurdità, dialoghi spesso atroci ("Mi dispiace di non poterle essere più preciso") e materiale di repertorio in abbondanza per arrivare a 73' di durata. Comunque, nonostante l'insipienza generale dell'operazione, sono riuscito a portare a termine la visione.

Il film è stato girato nel nord Italia: all'inizio i due piccioncini si incontrano davanti alla chiesa di S. Giuseppe fuori le mura a Verona:

Visto nella copia (ottima) passata su Rete 4.

 

13 maggio 2024

Naja (Angelo Longoni, 1997)

Una immagine promozionale.

Maldestro dramma tratto da una piéce teatrale scritta dal regista.

Cinque militari di leva sono consegnati in caserma dopo un atto di vandalismo accaduto nei bagni del loro stanzone. Ovviamente tra di loro ci sono gerarchie, scontri e scazzi vari. Non manca - e come potrebbe - la figura macchiettistica dell'omosessuale debole e pauroso vessato dal nonno cattivo.

Film di basso livello. Il cast è diseguale: Accorsi (che non sopporto, con la sua vocetta da ragazzina delle medie) e Lo Verso se la cavano, ma il pessimo Luca di Adelmo Togliani rovina tutte le scene in cui è presente, con la sua recitazione eccessiva e grottesca, che muove alla risata quando dovrebbe invece turbare e commuovere.

Al di là della pessima direzione generale degli attori, la storia gira a vuoto, con ripetizioni, dialoghi che suonano falsi e le solite, immancabili scene urlate. Longoni è uno di quei registi che pensa che facendo strillare un attore come una vaiassa al mercato di Palermo si ottenga più pathos, evidentemente.

Visto (e abbandonato dopo un'ora) su Youtube.

10 maggio 2024

Soldati - 365 all'alba (Marco Risi, 1987)

Amendola e Benvenuti ai ferri corti.

Bel film di Marco Risi, che racconta un anno di naja in una caserma friulana.

Tanti personaggi più o meno approfonditi, alcuni fin troppo caricaturali nel loro esprimersi in dialetto. Nel complesso però l'atmosfera c'è tutta, e le facce sono quelle giuste, anche quando gli attori sono mediocri, tipo Ugo Conti per fare un esempio tra i tanti.

Il film si regge su un duplice scontro: nella prima parte quello tra Claudio Amendola e i nonni, capeggiati da Alessandro Benvenuti. Nella seconda Amendola se la vede invece col meschino tenente Fili. La scena del vis-à-vis finale tra i due nella polveriera è un bel pezzo di cinema, secondo me: la ricordavo ancora perfettamente pur non avendo più rivisto il film da almeno 20 anni.

Ottimi Amendola, Dapporto e tanti altri, compreso Pietro Ghislandi che si lancia in una imitazione di Madonna che lascia allibiti. Molto bella la canzone scritta e cantata da Umberto Smaila che si sente sui titoli di testa. Il resto della colonna sonora, certo non memorabile, è opera di Manuel De Sica.

Visto nella versione lunga televisiva trasmessa da Mediaset Extra.

09 maggio 2024

Paradise (Stuart Gillard, 1982)

Phoebe Cates: non servono parole.

Film-cult della mia fanciullezza, che ho rivisto dopo oltre 30 anni.

Avrei fatto meglio a serbare la purezza del ricordo infantile, seppur velato dalla polvere del tempo. Il film infatti è una sciocchezza: nonostante i suggestivi esterni orientali, ci si annoia parecchio. David e Sarah fuggono nel deserto, inseguiti da un losco principe arabo che vorrebbe rapire la ragazza per farla sua. La trama procede a sbalzi, con il continuo ritorno del principe che arriva col suo codazzo e mette fine all'idillio dei due giovani. Alla fine David lo fa fuori, e finalmente partono i titoli di coda.  

La tensione erotica tra i due ragazzi tiene in piedi la prima parte; dopo la sospirata copula, che giunge intorno al minuto 65, il film ha detto quello che doveva dire. E le parti comiche (?) con le scimmie finiscono con l'irritare molto presto.

L'incantevole Phoebe Cates, una diciottenne di rara bellezza e fotogenia, si offre con generosità all'obiettivo: la sequenza della sua doccia nella grotta entra negli highlights del sottogenere erotico-esotico di tutti i tempi.

Visto nel dvd Sinister, che utilizza una fonte video probabilmente giapponese, dato che il nudo maschile è oscurato in modo digitale.

08 maggio 2024

Treno popolare (Raffaello Matarazzo, 1933)

Uno scorcio panoramico.

Esordio di Matarazzo con questa vispa commedia girata quasi completamente in esterni.

Un gruppo di persone viaggia da Roma ad Orvieto (2 ore e mezza di treno, al tempo) per una gita domenicale: si intrecciano le prevedibili storielle, con particolare riguardo per il romantico idillio di due giovanotti che si sono appena conosciuti.

Breve (59') e frizzante, nonostante la sua ovvia vetustà; tecnicamente Matarazzo è già padrone del mezzo. Grande promozione turistica per la città di Orvieto, oltretutto. Tra i luoghi mostrati nel film, c'è la secolare chiesa di sant'Andrea:


 Visto nel dvd RHV.

07 maggio 2024

Il piatto piange (Paolo Nuzzi, 1974)

Una delle interminabili partite a carte.

Gradevole commedia che avevo già visto 4 anni fa e che avevo sostanzialmente rimosso.

Film corale, come il romanzo di Piero Chiara da cui è tratto: molti personaggi, tratteggiati con un certo gusto ma fatalmente poco approfonditi. L'insieme di tutti questi bozzetti però contribuisce a creare uno sfondo omogeneo e vivace; quello dell'Italia anni Trenta vista dalla prospettiva di una piccola città lacustre del nord (ovviamente Luino, anche se il film venne girato sul lago d'Orta, in Piemonte).

Il cast è ricchissimo: c'è persino il vecchio Macario, qui al suo ultimo ruolo per il cinema, nei panni del mattocchio del paese. Non mancano battute ed aforismi, alcuni in dialetto, altri in italiano. Film di atmosfera invernale, dal retrogusto amaro, anche se i momenti più cupi (come il tentato suicidio del sarto omosessuale) sono risolti in modo sbrigativo.

Visto nel dvd Cinekult.

L'ultima rapina a Parigi (Jean Larriaga, 1971)

Un momento di tensione.

Piacevole noir francese con un cast di tutto rispetto.

Robert Hossein e Charles Aznavour si ritrovano dopo anni. Sono cresciuti insieme, entrambi orfani, ma hanno preso poi strade molto diverse: il primo infatti rapina banche, il secondo è uno scrittore di successo. Quando Aznavour scopre che cosa fa l'amico per vivere, decide di dargli una mano nell'organizzazione di un colpo perfetto: col senno di poi, non sarà una grande idea.

Bel film, svelto (solo 84') e costruito interamente sull'amicizia virile dei due protagonisti, che sono praticamente fratelli anche se non di sangue. Michel Constantin è il commissario, mentre Raymond Pellegrin è il compare di Hossein. C'è anche l'onnipresente Bernard Musson, nel ruolo del becchino al cimitero (!), mentre Elsa Martinelli ha un ruolo insignificante.

Visto nell'ottimo dvd Sinister appena uscito.

03 maggio 2024

Maniac (William Lustig, 1980)

Joe Spinell: che stile.

Thriller grezzo ma non disprezzabile diretto da William Lustig, qui al suo esordio ufficiale dopo aver girato un paio di pellicole per soli adulti.

Joe Spinell è al centro di tutta l'operazione, avendo contribuito a scrivere e produrre il film, oltre ad esserne il convincente protagonista. Interpreta (ovviamente, dato il titolo) un pazzo totale che ammazza donne e coppiette in giro per New York senza motivi logici, usando metodi diversi ma sempre estremamente violenti e sadici.

Grande assente la polizia, che appare solo negli ultimi 60 secondi: il film si concentra sul maniaco e sulle sue esecrabili imprese. Una scelta non comune, che all'inizio spiazza un poco.

Permeato da un'atmosfera malata e con un protagonista laido al punto giusto, funziona come si deve, anche se non è certo il mio genere di film. Troppo splatter, troppi colpi bassi. Lustig comunque dimostra una discreta mano, questo sì, e Spinell è perfetto per il ruolo.

Visto in una copia muxata rimediata fortunosamente.

01 maggio 2024

Uno scomodo testimone (Peter Yates, 1981)

Freeman e Woods.

Mediocre giallo/thriller diretto da un bravo regista come Peter Yates.

In teoria è un whodunit, cioé dovrebbe ruotare intorno al misterioso assassino che ha fatto fuori un ricco uomo d'affari vietnamita nel palazzo in cui lavorano due amici, William Hurt e James Woods. Purtroppo l'indagine della polizia è lasciata in secondo piano: Morgan Freeman e Steven Hill sono personaggi irrilevanti, sempre chiusi in macchina a pedinare qualcuno. Il film cerca di approfondire maggiormente la psicologia dei personaggi e i loro rapporti, ma i risultati sono discutibili.

Lento e ben poco coinvolgente, presenta anche il cliché del vecchio poliziotto che sta per andare in pensione. Due belle sequenze però ci sono: Hurt aggredito dal suo cane e il finale con i cavalli che corrono impazziti durante la sparatoria. Un po' poco per apprezzare la pellicola, che mi ha dato l'impressione di girare a vuoto per gran parte del tempo.

Visto in una copia rimediata fortunosamente.

Il lungo, il corto, il gatto (Lucio Fulci, 1967)

L'apertura del testamento.

Stanco film comico diretto da Lucio Fulci, qui alla sua ultima collaborazione con la coppia Franchi-Ingrassia.

Franco e Ciccio devono ritrovare ad ogni costo Arcibaldo, un gatto dal quale dipende la loro fortuna perché legato ad una bizzarra clausola testamentaria. Ovviamente i due finiscono nei pasticci, perché il gatto è anche il soprannome di un sicario che mette bombe in giro per le ambasciate.

Onestamente ben poco divertente. Forse l'ho visto nella serata sbagliata, e un forte mal di testa non ha aiutato, ma mi è parso trascinarsi piuttosto stancamente dietro alle solite due ideuzze tirate per le lunghe. La sequenza dei 13 commensali, per esempio, non finisce più.

Notevole comunque il cast di contorno: Gianni Agus, Giusi Raspani Dandolo (bravissima) e persino Silvio Bagolini nei panni del notaio. La regìa di Fulci è elegante e decisamente superiore a quella dei film che il duo girerà di lì a poco, ma la cosa non rende il film più divertente.

Visto su DailyMotion.

Crepuscolo (Alex Paolucci, 1961)

Il gruppo di fuggiaschi al tavolo. Insostenibile filmetto senza capo né coda emerso recentemente dalla polvere di qualche archivio. Diretto ...