30 agosto 2022

Nel nome del padre (Marco Bellocchio, 1972)

 

Le curiose uniformi dei ragazzi.

Terzo film di Marco Bellocchio, è ambientato nel 1958 in un collegio gestito dai preti.

Film che ha il suo fascino, questo è indubbio. L'inizio, con gli scherzi e i battibecchi tra ragazzi e professori, mi ha fatto venire in mente Amarcord, che peraltro uscì un anno dopo. Ovviamente Bellocchio prende poi tutt'altra strada, spingendo sul pedale del grottesco e caricando molto toni e caratteri.

L'atmosfera è plumbea, e ci sono momenti davvero belli, soprattutto a livello di scrittura. Dura poco, però: minuto dopo minuto, il film scivola nell'eccesso e in oscuri simbolismi, soprattutto quando si arriva alla lunga sequenza della rappresentazione teatrale che i ragazzi fanno a partire dal Faust di Goethe.

Renato Scarpa è bravissimo nel ruolo del vice-rettore, ma anche il resto del cast è funzionale e ben diretto. Bella anche la colonna sonora di Nicola Piovani. Tra i ragazzi si riconoscono Alfredo Pea e Vincenzo Crocitti, entrambi non accreditati:

 

Pea e Crocitti.

Visto su RaiPlay, in una copia restaurata ma di soli 82', quindi ridotta di circa 20 minuti rispetto a quella uscita in sala a suo tempo.

 

28 agosto 2022

In cerca di felicità (Giacomo Gentilomo, 1943)

Gazzolo ed Ernesto Almirante a colloquio.

Vecchia commedia con Alberto Rabagliati nei classici panni del povero ma talentuoso cantante che vorrebbe sfondare.

La trama: Rabagliati e tale Elena Luber (?) arrivano in città per sposarsi, ma devono attendere che le carte siano pronte e non hanno una lira in due. Lui però ha l'ugola d'oro, e riesce a trovare un posto come cantante grazie all'aiuto del misterioso signor Francesco (Tito Schipa, doppiato nei dialoghi da Gualtiero De Angelis), un ex tenore che ha cambiato vita per sempre quando la sua unica figlia è morta suicida proprio mentre lui era a teatro ad esibirsi. Bizzarramente, la giovane futura sposina somiglia come una goccia d'acqua a sua figlia, il che spinge l'uomo a volerla aiutare in ogni modo, anche a costo di mettere a repentaglio la sua agiatezza economica.

Film discreto, ma niente più: la sceneggiatura è poco fluida, e qualche snodo narrativo non troppo chiaro. Brusco finale. Carlo Dapporto fa il cattivo, e per fortuna non cerca di far ridere (l'ho sempre trovato un comico molto mediocre). Rabagliati si esibisce anche in 3-4 canzoni, una delle quali per metà in dialetto milanese.

Visto su RaiPlay.

27 agosto 2022

Le due sorelle (Brian De Palma, 1972)

Qui le cose prendono una brutta piega.

Il primo thriller di De Palma non è certo il film per il quale verrà ricordato quando leggeremo la notizia della sua morte, speriamo il più tardi possibile.

Girato a basso costo, sembra a tratti un episodio de Il tenente Colombo, o comunque qualcosa di televisivo, che regge anche abbastanza bene fino alla sequenza (girata in bianco e nero) che funge da classico "spiegone", dove il film crolla piuttosto miseramente.

La storia è quella di una ragazza che aveva una gemella siamese, morta durante l'operazione effettuata per tentare la separazione. Lei però è ancora convinta che la sorella sia viva, e talora si "trasforma" in lei, commettendo anche un omicidio. Qualcuno però ha visto tutto, e cerca di avvisare la polizia, che in questo film non brilla certo per acume.

Sia il tema delle sorelle siamesi che l'origine canadese della ragazza (esplicitata nel film) fanno pensare istintivamente a Cronenberg, ma qui siamo ben distanti dal suo cinema. Un thriller mediocre, invecchiato maluccio.

Visto nel dvd italiano.

26 agosto 2022

La guerra dei vulcani (Francesco Patierno, 2012)

Una Magnani sul nervoso andante.

Breve (52') quanto deludente documentario sulla lavorazione dei due film Vulcano e Stromboli, girati alle isole Eolie praticamente in contemporanea nel 1950.

Patierno sceglie di evitare le interviste, e ricostruisce invece in modo del tutto personale le note vicende relative al triangolo Rossellini-Magnani-Bergman, utilizzando in modo discutibile spezzoni di alcuni loro film per rendere le varie fasi della vicenda. La narrazione, parziale e sensazionalistica, si abbandona troppo spesso a toni da rivista per parrucchiere.

Anche il commento, letto da Ilaria Stagni, è declamato in modo retorico.

Visto nel dvd italiano.

24 agosto 2022

Cani perduti senza collare (Jean Delannoy, 1955)

 

Gabin, irresistibile anche con il basco.

Jean Gabin mattatore in questo dramma diretto da Delannoy.

Il grande attore francese interpreta un giudice per i minori, ovviamente burbero ma dal cuore d'oro, alle prese con i casi di 3 ragazzini problematici. Famiglie assenti e microcriminalità sono temi appena sfiorati: il film si concentra soprattutto sulla figura di questo integerrimo funzionario statale, che vive da solo (la moglie è morta, come si intuisce dal lutto che Gabin porta sulla giacca) e si dedica completamente al suo lavoro.

Film discreto, che si fa vedere con piacere più che altro per poter apprezzare un attore gigantesco in un ruolo che gli calza come un guanto. Il tragico finale (uno dei ragazzini muore annegato, insieme alla fidanzata incinta, tentando l'ennesima fuga) spiazza un po'. Nel cast anche Gabriele Tinti, unico italiano.

Recuperato grazie a Iris, che ha trasmesso il film dopo moltissimi anni di assenza dai nostri palinsesti.

 

Stromboli, terra di Dio (Roberto Rossellini, 1950)

La Bergman si mette nei guai.

Primo frutto della collaborazione Rossellini-Bergman, questo dramma isolano era stato inizialmente pensato per Anna Magnani, che come è noto si vendicò (a modo suo) girando in fretta e furia il coevo Vulcano, diretto da William Dieterle.

Immagino che con la Magnani sarebbe stata tutt'altra cosa. Invece è venuto fuori un film discreto, ma che certamente non brilla nella filmografia del regista romano. Tutto resta piuttosto freddo, nonostante il tema fortemente drammatico: la prova di Ingrid Bergman è impeccabile, ma la scrittura è fiacca, e alla fine emergono soprattutto le belle sequenze documentaristiche, peraltro girate - a quanto si legge - da un altro regista.

Fa un po' specie, in un film italiano del 1950, vedere la protagonista che tenta di sedurre un prete, e che declama battute quali "Dio non mi ha mai aiutato". Ovviamente nel finale tutto torna a posto, secondo gli schemi narrativi del tempo, con la conversione della Bergman in cima al vulcano. Un finale secco, e francamente invecchiato maluccio.

Visto in un rip del bluray Criterion.

 

Piano 17 (Manetti Bros, 2005)

La bella Elisabetta Rocchetti.

Secondo film dei fratelli Manetti, girato in digitale con 2 lire.

Discreto, tutto sommato. La costruzione della vicenda è riuscita bene, e si può anche passare sopra a tutta una serie di difetti. La recitazione, le mille citazioni buttate dentro per motivi ignoti: ma su tutti l'illogicità di alcune svolte narrative, come per esempio il fatto che un gruppo di malavitosi dal grilletto facile accetti senza battere ciglio di farsi ricattare da una segretaria di 50 anni, anziché prenderla per un orecchio e appenderla al primo palo trovato per strada.

Nel cast si salva a mio parere il bravo Massimo Ghini, che comunque si vede pochino. Ottimo anche Iuorio, in un ruolo simpatico e che lo valorizza. Anche la musica di Pivio e De Scalzi non è male, ma si sente davvero troppo, invadendo molte scene in cui c'entra come i cavoli a merenda. C'è anche un cameo di Enzo G. Castellari, nel ruolo della guardia giurata più vecchia della storia del cinema italiano.

Velo pietoso, infine, sulla scelta di chiudere il film con una canzone degli 883.

Visto nel dvd italiano.

22 agosto 2022

La ragazza di via Millelire (Gianni Serra, 1980)

La giovane Betty e uno dei suoi "amici".

Quando si vede quello che era in grado di produrre la Rai nei primi anni ottanta c'è davvero da impallidire.

Gianni Serra, anche autore del libro da cui trasse il film insieme al fido Tomaso Sherman, mostra il disagio della periferia torinese senza alcun filtro, senza mai addolcire la pillola. Anzi, forse in qualche momento si è fatto prendere un po' la mano nella rappresentazione di questa gioventù squallida e disperata, totalmente alla deriva.

Betty, la protagonista, è una ragazzina di 13 anni senza famiglia che passa da un istituto all'altro, sempre scappando non appena ne ha l'occasione: eroina e prostituzione saranno fatalmente parte del suo triste cammino.

Film duro e sgradevole: tolta Maria Monti, non ci sono attori professionisti. I dialoghi tra i ragazzi sono soltanto lievemente addolciti, nel senso che tutti dicono "Dio fa" anziché bestemmiare sul serio, ma a parte questo tutto suona sporco, grezzo e veritiero.

La struttura del film è abbastanza rapsodica, ma più che la storia conta il quadro che Serra dipinge, che certo non è di facile o immediata presa per il pubblico di oggi; quando uscì, chissà. Pare che ci siano state polemiche feroci, ma vai a sapere.

Visto su RaiPlay, in una copia tagliata di circa mezz'ora rispetto a quella trasmessa illo tempore sulla nostra TV pubblica, quando cretinerie come i vari Don Matteo e Che Dio ci aiuti erano lontanissime. Bei tempi, cazzo.

 

20 agosto 2022

Cassiodoro il più duro del pretorio (Oreste Coltellacci, 1975)

Un momento del film.

Triste commediaccia scritta a 4 mani dal regista con Joe D'Amato.

La pellicola è rimasta virtualmente invisibile per decenni, e come quasi sempre accade in casi analoghi, una ragione c'era. Il film infatti è una zozzeria bella e buona: non basta la presenza nel cast di attori quali Montagnani o Mario Carotenuto (tristemente truccato come una mignotta da trivio) per dare spessore a una vicenda scritta male e girata peggio. L'umorismo poi è vecchissimo: in una scena, uno schiavo chiede sesterzi a Montagnani, e lui risponde "No, vado dritto".

Tecnicamente parlando, il film è una straccionata: girato con due lire, tra interni tirati su alla carlona ed i classici esterni agresti, con una decina di comparse al massimo. Non mancano peraltro alcune sequenze rubate ad altri film, come accadeva nei peplum girati 10-15 anni prima. L'unica sequenza degna di nota è il duello western tra Montagnani e Guglielmo Spoletini, con in sottofondo la musica del maestro De Masi.

Visto su Cine34.

Experimenter (Michael Almereyda, 2015)

Una scena del film.

Interessante bio-pic su Stanley Milgram, lo psicologo statunitense autore dell'omonimo esperimento effettuato nei primi anni sessanta.

La regìa sceglie una via anticonvenzionale, con il protagonista (Peter Sarsgaard) che si rivolge continuamente al pubblico, spiegando e commentando quanto sta accadendo intorno a lui, spesso interrompendo la narrazione.

Peccato che il film non si fermi al suo lavoro sull'obbedienza, allungandosi invece fino agli anni settanta e ottanta, per coprire il resto della sua vita (Milgram morì nel 1984, a soli 51 anni): una scelta infelice.

Winona Ryder interpreta Sasha, la moglie di Milgram: ruolo francamente di facciata.

Visto in una copia rimediata fortunosamente, in inglese con sottotitoli italiani.


Il sorpasso (Dino Risi, 1962)

Una inquadratura costruita in modo geometrico.

Classico film di Ferragosto, rivisto per l'ennesima volta.

Bel film, dal finale leggendario e particolarmente azzeccato. Personalmente però non l'ho mai gradito più di tanto: i pregi non mancano, ma il film soffre di qualche lungaggine (tutta la sequenza a casa dei parenti di Trintignant, per esempio) e Gassman, bravo finché si vuole, a tratti è insopportabile in un personaggio pensato originariamente per Sordi.

Visto nel bluray italiano, ottimo.

15 agosto 2022

The Equalizer 2 - Senza perdono (Antoine Fuqua, 2018)

Chi mai darebbe 64 anni a quest'uomo.

Sequel che riparte più o meno da dove ci aveva lasciato il primo capitolo.

Denzel Washington (che dimostra 25 anni in meno di quelli che ha davvero, bontà sua) è sempre impegnato a raddrizzare torti a caso in quel di Boston, non disdegnando qualche lavoretto extra in trasferta: il film si apre infatti su un treno che attraversa la Turchia.

Tra una cosa e l'altra, il nostro eroe (che adesso fa l'autista) trova anche il tempo di rimettere in riga un ragazzo nero che sta per entrare in una gang. La svolta arriva comunque quando viene ammazzata Melissa Leo, amica ed ex collega (o era il suo capo? Boh) di Denzel.

Buon seguito, direi tutto sommato all'altezza del film precedente. Molto bella la scena in cui il protagonista riesce a sventare un tentativo di omicidio ai suoi danni mentre guida la macchina come un pazzo nel traffico di Boston. Qualche banalità non manca, e francamente non si sentiva proprio il bisogno dell'incontro finale tra i due fratelli separati dalla guerra, che si rivedono dopo quasi 70 anni. Oltretutto il film saltella un po' troppo tra Boston e Washington DC, ma pazienza. Tutta l'ultima parte, girata in una piccola città abbandonata sul mare durante una forte tempesta, è un bel pezzo di cinema d'azione, quasi apocalittico.

Visto in una copia rimediata fortunosamente.

14 agosto 2022

The Equalizer - Il vendicatore (Antoine Fuqua, 2014)

Un momento di tensione.

Denzel Washington spacca il culo a chiunque in questo buon film d'azione, basato su una serie tv anni ottanta a me ignota.

Film suggestivo, meno fracassone della media: Washington è - almeno in teoria - un ex agente della CIA che si è ritirato a Boston sotto falso nome, e vive un'esistenza pacifica, anonima e solitaria. In realtà l'uomo è una specie di supereroe, in grado di ammazzare a mani nude da solo anche dieci persone armate fino ai denti. Ma solo se sono cattivi e preferibilmente russi, ovvio.

Nel finale il film si dilunga un po' troppo, specie nella pur notevole sequenza del rendez-vous con il capoccione russo, nel grande magazzino. Ma nel complesso mi è piaciuto quasi tutto, soprattutto l'atmosfera normale, direi quasi banale in cui si svolge tutta la vicenda.

Visto in una copia rimediata dal web.


 

13 agosto 2022

Wolfen, la belva immortale (Michael Wadleigh, 1981)

Una scena del film.

Pessimo horror lupesco anni ottanta che non so nemmeno io perché ho deciso di affrontare.

Lungo (quasi 110') e noioso, racconta delle strani morti di alcune persone a New York, dilaniate in modo orrendo da un misterioso animale selvatico che forse è un lupo e forse no. Il film, tra scenari vagamente postatomici e interni alto-borghesi, mostra decine di riprese in soggettiva del mostrone, tutte traballanti e virate su colori innaturali: dopo un po' la cosa inizia a spazientire. Albert Finney, ottimo attore, è del tutto fuori parte ed attraversa il film con l'aria di un catatonico. Per fortuna c'è il simpatico Gregory Hines, che ovviamente fa una brutta fine.

Visto nel dvd Sinister.

12 agosto 2022

Fury (Brian De Palma, 1978)

Il figlio di Kirk Douglas: non proprio il massimo della simpatia.

Vecchio film di De Palma che mi mancava, recuperato nel bluray italiano.

Non uno dei suoi lavori migliori, diciamolo subito: è un thriller paranormale che non può non far venire in mente Carrie, che il regista diresse solo un paio d'anni prima. Qui però siamo alle prese con un'organizzazione governativa che vuole sfruttare le rarissime doti telecinetiche scoperte in un ragazzo, figlio di Kirk Douglas (61 anni al tempo delle riprese, ma ancora fresco come una rosa). 

Il cattivo della situazione è il bravo John Cassavetes, ma la vera protagonista è tale Carrie Snodgress, una giovane ragazza che scopre di avere anche lei poteri misteriosi, e finisce a sua volta nel mirino dell'organizzazione di cui sopra. Chiaramente la ragazza aiuterà Douglas a rintracciare il figlio, ma non saranno rose e fiori.

La vicenda mi è parsa fumosa, e i due segmenti non si amalgano granché per un bel pezzo. Il film fu girato a Chicago: si riconoscono alcuni luoghi che si vedranno nel successivo The Blues Brothers.

Alcuni effetti sono notevoli: come quasi tutti i film di De Palma, il livello tecnico generale è pressoché impeccabile. La storia però mi ha preso poco, boh.

Visto nel bluray italiano Koch Media, che non ha extra salvo un dimenticabile opuscolo cartaceo.

10 agosto 2022

Vertigo (Alfred Hitchcock, 1958)

Un momento della famosa sequenza onirica.

La donna che visse due volte è lo sciocco titolo italiano di questo meraviglioso film di Hitchcock.

Ricordo ancora che, quando lo vidi per la prima volta intorno ai miei vent'anni, mi parve di avvertire un calo nella seconda parte, cosa che oggi non noto affatto. Chissà.

Tecnicamente ineccepibile, offre diverse sequenze che penso siano state un bel cazzotto nello stomaco per il pubblico del 1958. Questo già a partire dagli spettacolari titoli di testa, creati da Saul Bass e valorizzati a dovere dall'inquietante musica di Bernard Herrmann.

La trama in sé è valida, ma in fondo non è la cosa migliore del film. C'è infatti un'eleganza formale pressoché assoluta, perfettamente funzionale a creare un'atmosfera sospesa, rarefatta. Proprio quello che serviva per raccontare una storia come questa, fatta di donne che tornano dal passato, più e più volte (prima Carlotta per Madeleine, poi la stessa Madeleine per Judy). 

Il tema di fondo, almeno secondo me, é la triste ma ineluttabile impossibilità di riavere la persona amata una volta che questa è sparita, ed è trattato con garbo e misura, anche grazie alla prova dell'ottimo James Stewart.

Vedere il protagonista che pensa di poter avere una seconda possibilità per mettere le cose a posto è commovente. Sia perché questa chance non è data in realtà a nessuno di noi, sia perché anche questa volta le cose finiranno malissimo. Potre dilungarmi ulteriormente, finendo quasi certamente col vaneggiare, ma è meglio fermarmi qui.

Rivisto nel bluray italiano, impeccabile ma con il ridoppiaggio anni ottanta.

09 agosto 2022

Fedora (Billy Wilder, 1978)

Il cassetto pieno di guanti: scena-chiave.

Penultimo film del grandissimo Billy Wilder, girato con un fin troppo scoperto intento polemico nei confronti dello star system hollywoodiano.

Narrato quasi interamente in flashback, è un plumbeo e cinico dramma che affronta in modo intelligente e (quasi) mai banale temi molto forti. Se la regìa non presta il fianco a nessuna critica (e ci mancherebbe), resta invece qualche perplessità sulla sceneggiatura, in particolare sulla lunghissima sequenza ambientata nella camera ardente, che sinceramente sa un po' troppo di "spiegone".

Detto questo, il film ha molta sostanza. Girato a Corfù, è un saggio di vero cinema, con la C maiuscola, creato da un regista settantaduenne che sentiva - forse - che il terreno gli stava franando inesorabilmente sotto i piedi. Cast di prim'ordine: tutti bravi o bravissimi, compreso Mario Adorf che è sempre un piacere vedere o rivedere in qualunque film.

Fedora in Italia è restato semi-invisibile per decenni: finalmente ora è disponibile il dvd della Sinister.

Il re del circo (Hans Hinrich, 1941)

I due piccioncini.

Maurizio D'Ancora e la bella Clara Calamai in questo vecchio film di puro intrattenimento, girato durante la guerra da un regista tedesco.

Lui e lei si innamorano a prima vista, ma mentre lei è un'abile trapezista del circo, lui è un ricco scansafatiche che bighellona aspettando una laurea che tarda decisamente ad arrivare. Per poterla sposare, dovrà diventare un artista anche lui; dopo aver tentato diverse strade, l'uomo pensa bene di domare dei leoni, grazie a un trucco che però non funzionerà proprio come stabilito.

Film ovviamente leggero, se non fatuo. Virgilio Riento è lo zio brontolone del protagonista, e appare anche una giovane Nietta Zocchi. Ma a rubare la scena a tutti è l'ottimo Franco Coop nei panni del maggiordomo tuttofare del ragazzo.

Dvd Dynit, discreto ma con un audio molto basso, talora inudibile.

07 agosto 2022

E se oggi... fosse già domani (Kevin Billington, 1973)

Anche Hemmings beve VAT 69... e fa bene! (cit.)

Il buon David Hemmings in questo spartano film inglese, uscito da poco in dvd.

Buon film. Hemmings e sua moglie Gayle Hunnicutt (al tempo i due erano sposati anche nella realtà) perdono il loro unico figlio perché lo lasciano giocare in un posto pericolosissimo mentre si appartano per una sveltina in barca. Il bimbo affoga, e la donna esce di senno. 

Dopo qualche mese passato tra cliniche psichiatriche e svariati tentativi di suicidio, la coppia finalmente si riunisce per un viaggetto: non andrà benissimo, diciamolo subito.

La tensione forse fatica un po' a salire, anche perché nella pellicola praticamente ci sono quasi solo i due protagonisti in scena. Dopo un inizio molto forte girato in esterni, il film procede per quasi un'ora in un set unico, l'interno di una vecchia casa abbandonata in mezzo a un bosco e con fuori un fitto nebbione.

C'è da dire che la fotografia degli interni (cioé il 90% del girato) è molto televisiva, e lo stacco con gli esterni, per pochi che siano, si avverte in modo forte. Comunque il colpo di scena finale funziona ancora bene dopo quasi 50 anni. Bravi entrambi i protagonisti, in due ruoli non semplici.

Curioso l'accenno all'incesto che la giovane madre avrebbe voluto con suo figlio: un argomento spesso evitato che qui entra in scena a sorpresa.

Dvd Sinister, discreto.

Paradise (Stuart Gillard, 1982)

Phoebe Cates: non servono parole. Film-cult della mia fanciullezza, che ho rivisto dopo oltre 30 anni. Avrei fatto meglio a serbare la purez...