30 marzo 2023

Romanzo a passo di danza (Giancarlo Cappelli, 1946)

Stella si esercita ballando sulle punte.

Commedia sentimentale scritta da Steno e Zavattini (nientemeno) che ebbe vita alquanto travagliata.

Co-prodotto tra Italia e Spagna, il film venne girato tra gli studi di Roma e Barcellona, per gli esterni. La notizia dell'armistizio dell'8 settembre 1943 giunse alla troupe proprio mentre si ultimavano le riprese in Catalogna. Il film rimase così bloccato, come tanti altri: poté uscire nelle nostre sale soltanto tre anni dopo.

Film scialbo, tutto sommato. La protagonista è Stella (nomen omen), una ragazzetta che fugge da un ambiente famigliare oppressivo per inseguire il suo sogno, quello di diventare una grande ballerina. Alla fine si scoprirà che il suo mentore, il grande cantante Mogador, è suo padre.

Tanta musica e un senso generale di incompiutezza. Estrella Maris, che interpreta Stella, si è forse doppiata da sola, dato che si percepisce un netto accento straniero nella sua voce, cosa che stona non poco affiancata agli altri doppiatori, gente come Stefano Sibaldi ed Emilio Cigoli.

Visto nella copia di Variety.

28 marzo 2023

La principessa del sogno (Roberto Savarese e Maria Teresa Ricci, 1942)

I due protagonisti a colloquio.

Delicata fiaba con la bella Irasema Dilian, piccola star del nostro cinema autarchico.

Lei è Elisabetta, una dolce orfanella ormai cresciuta che crede di essere figlia di una regina, e che presto la madre verrà a portarla via dall'istituto in cui vive da quando è nata. Le cose stanno diversamente, ma la ragazza preferisce vivere in questa sorta di bolla, per sopportare meglio la sua triste situazione.

Chiaramente il principe arriverà poi sul serio: sarà Antonio Centa, che tra l'altro parlava molto male di questo film 30 anni dopo, intervistato da Francesco Savio. Io invece l'ho trovato molto piacevole: certo la regìa (firmata a 4 mani) è abbastanza elementare, ma il racconto è piacevole e gli interpreti sono quelli giusti. La Dilian recita con la sua voce, con un delizioso accento appena percettibile.

Il film (che dura solo 70 minuti) venne girato negli storici studi FERT di Torino, ma il castello del principe Goffredo è in realtà quello di Bracciano, fuori Roma.


 Visto in una ottima copia presa dal sito di Variety.

26 marzo 2023

L'ultima notte di Amore (Andrea Di Stefano, 2023)

Un poster del film.

Bellissimo noir metropolitano con Favino protagonista nel ruolo di Franco Amore, un poliziotto giunto a 24 ore dalla agognata pensione.

Molti i pregi. Il film, girato a Milano, è costruito in modo logico e senza eccessi, senza cioé complicare la vicenda con continui salti avanti e indietro come sarebbe stato fin troppo facile. Bravi e ben diretti tutti gli interpreti principali, con una menzione speciale per Linda Caridi, la moglie di Favino, che ha un ruolo tutt'altro che facile.

Ma soprattutto il film non ha pause né digressioni che interrompano il ritmo: si corre per due ore, senza annoiarsi mai. La storia non brilla forse per originalità, ma gli snodi narrativi sono ben centrati e qualche cliché si perdona volentieri. La musica di Santi Pulvirenti è notevole, e richiama - immagino in modo voluto - un tema poliziesco di Stelvio Cipriani di 50 anni fa.

Visto al cinema.

La morte ha fatto l'uovo (Giulio Questi, 1968)

La splendida Ewa Aulin.

Bizzarro film che ho faticato non poco a seguire, ma soprattutto a comprendere.

Jean-Louis Trintignant è sposato con la Lollo, ma ha una tresca con la cugina della moglie, Ewa Aulin. I due progettano di fuggire via insieme, ma mancano i soldi. Fin qui tutto chiaro, sennonché in breve si scopre che la Aulin è d'accordo con un altro uomo (Sobieski) per far finire in galera Trintignant. Alla fine muoiono comunque sia lui che la moglie, se ho capito bene uccisa proprio da Sobieski. Boh.

Cinema sperimentale, con un montaggio frenetico curato da Kim Arcalli e la musica altrettanto sperimentale di Bruno Maderna. So che oggi il film gode di un certo culto, ma non è roba mia.

Visto in una copia rimediata fortunosamente.

25 marzo 2023

Condannato! (Henry Levin, 1950)

I due protagonisti.

Robusto dramma carcerario con Glenn Ford e Broderick Crawford.

Bel film davvero. Ford si becca cinque anni per aver ucciso un uomo tirandogli qualche pugno, dopo che questi lo aveva provocato. Il procuratore che si occupa del caso è il mite Crawford, al quale dispiace non poco dover mandare al fresco un brav'uomo vittima di circostanze sfortunate. Come se non bastasse, dopo qualche tempo Crawford passa a dirigere proprio il carcere nel quale Ford è rinchiuso. I due sviluppano una curiosa (e francamente poco probabile) amicizia, ma un tentativo di evasione e un successivo regolamento di conti tra detenuti complicheranno le cose per entrambi.

Il film scorre via liscio come l'olio, sin dalle prime sequenze con i due poliziotti che battibeccano sul baseball mentre vanno al nightclub dove c'è stata la rissa tra Ford e l'altro uomo. Personaggi di contorno gustosi: soltanto la liaison tra Ford e la figlia di Crawford appare oggi un po' forzata.

Visto nel dvd italiano.

24 marzo 2023

Io tu noi, Lucio (Giorgio Verdelli, 2020)

Una bella foto in bianco e nero.

Discreto documentario su Lucio Battisti.

Narrato dall'attrice Sonia Bergamasco, è un bel viaggio nella musica di uno dei cantanti italiani più importanti di sempre, con gli interventi di molta gente che ha davvero qualcosa da dire su Battisti (Mogol, Lavezzi, Renzo Arbore) e altri di persone che francamente avrebbero anche potuto evitare di parlare (Colapesce, Scamarcio, Carlo Verdone).

Nel complesso è un prodotto godibile: anche solo perché consente di riascoltare, per la milionesima volta, tante delle sue memorabili canzoni.

Visto su Netflix.

Rapina... mittente sconosciuto (Paul Wendkos, 1976)

L'incantevole Cybill alla finestra.

Buon film d'azione con la coppia Bo Svenson/Cybill Shepherd.

Quattro amici, reduci del Vietnam, fanno una rapina in banca ma le cose vanno a finire male: uno muore, due vengono arrestati e soltanto il quarto (Svenson) riesce a fuggire. Deve però liberarsi della sua parte di malloppo, e pensa bene di infilarla in una cassetta della posta: recuperarla non sarà uno scherzo da niente.

Divertente: i due protagonisti funzionano bene insieme, e lo spunto iniziale è ben congegnato. Con il procedere dei minuti lo svolgimento diventa più meccanico, ma il film non annoia, arrivando ad un finale deboluccio a dire il vero. Jeff Goldblum ha un piccolo ruolo, un pazzo motociclista di una gang di strada.

Visto nel dvd italiano.

22 marzo 2023

Furia (Fritz Lang, 1936)

Lo sceriffo prova a mettere le cose in chiaro.

Primo film di Lang girato ad Hollywood, è un notevole dramma sociale contro la barbara pratica del linciaggio, che all'epoca era senz'altro in calo ma veniva ancora utilizzata.

Protagonista è il bravo Spencer Tracy, ingiustamente accusato di un rapimento che non ha commesso e quindi incarcerato. L'attore non si vede nemmeno tanto, dato che per mezzo film si nasconde, dato per morto da tutti, in modo che i suoi aggressori possano essere condannati per un omicidio che, di fatto, non sono riusciti a commettere.

La regìa è di alto livello, mentre la storia mi ha preso poco nella prima parte, sinceramente: molto meglio la seconda metà, quasi esclusivamente processuale. Finale sdolcinato eccessivo, imposto - pare - dalla produzione.

Visto in una copia rimediata in modo fortunoso, con un mediocre ridoppiaggio.

Arabella l'angelo nero (Stelvio Massi, 1989)

Tinì Cansino: parliamone.

Imbarazzante thriller erotico già orribilmente televisivo, nonostante il tasso di nudità troppo elevato per la trasmissione in chiaro.

La Cansino, tanto bella quanto totalmente incapace di recitare, è sposata con un ragazzo rimasto paralizzato dopo un curioso incidente stradale (diciamo così). Lei intanto si sfoga in giro per la città, zozzoneggiando alla grande. Poi però spunta un maniaco in guanti neri armato di forbici, che uccide diversi personaggi che in un modo o nell'altro hanno avuto a che fare con lei, la disinibita Arabella. Chi sarà mai il misterioso pazzo assassino?

Non che me ne sia fregato mai granché durante la faticosa visione, ma alla fine si scopre che le mani del killer sono femminili, e cioé quelle della suocera Evelyn Stewart. Vabbè. 

Troppi momenti imbarazzanti per ricordarseli tutti anche a poche ore dalla visione. Dialoghi insipidi, personaggi grotteschi (il commissario di Renato D'Amore, per dirne uno), musiche atroci, comicità involontaria a piene mani: insomma il classico coté del nostro cinema nell'anno di grazia 1989. La protagonista poi, pur ovviamente doppiata, è davvero impresentabile ogni volta che apre bocca. L'avrà diretta davvero il buon Stelvio Massi questa roba? Mah.

Visto in una copia da bluray Vinegar Syndrome.

14 Peaks (Torquil Jones, 2021)

Le 14 vette in ordine di scalata.

Documentario su un tizio nepalese che ha scalato (insieme ad un gruppetto di suoi connazionali) tutte le 14 montagne oltre gli ottomila metri in sei mesi.

Ben confezionato, è discretamente interessante, perlomeno se si apprezza l'argomento. Il punto debole è uno: dovendo forzatamente dedicare poco tempo a ciascuna delle ascese, finisce quasi con il banalizzare imprese senz'altro di notevole difficoltà.

Resto comunque dell'idea che si debba essere pazzi furiosi per fare certe cose. Boh.

Visto su Netflix

19 marzo 2023

La danza dei milioni (Camillo Mastrocinque, 1940)

Besozzi, Campanini e Biliotti.

Briosa commedia sceneggiata da Luigi Zampa.

Il protagonista è Nino Besozzi, eccellente nel ruolo di un giovane senza lavoro che si inventa letteralmente dal nulla un grosso affare tra due importanti banche d'affari. Grazie alla sua parlantina e (soprattutto) alla sua faccia tosta, tutti gli danno credito, e alla fine l'affare si concretizzerà sul serio.

Fittamente dialogato, è molto divertente e ottimamente congegnato: solo la parentesi sentimentale (alla fine Besozzi trova anche l'amore) è di relativa importanza. Carlo Campanini fa il solito balbettante imbranato dal cuore d'oro, mentre Enzo Biliotti è il distratto presidente della banca. C'è anche un marchettone per la Fiat, che evidentemente deve aver contribuito in qualche modo alla produzione.

Ambientato nella solita Ungheria di comodo, presenta qualche esterno torinese: ad esempio la sede della banca Mitropa è in realtà il Palazzo dell'elettricità di via Bertola.


Visto nella copia del sito Variety, che presenta un video ottimo ma purtroppo un pessimo audio, a tratti inaudibile.

Rose rosse per il demonio (Peter Sykes, 1972)

Il barone e il medico a confronto.

Thriller gotico della Hammer.

Un ricco barone inglese è convinto che i due figli abbiano ereditato la sua pazzia, e li tiene segregati nel solito maniero in mezzo a un bosco, oltretutto separati l'uno dall'altra per evitare tentazioni incestuose. Chiama poi un medico perché tenti qualche terapia sperimentale, ma le cose non andranno troppo bene per nessuno.

Non il mio genere di film, ma ho apprezzato abbastanza: la regìa ha dei momenti di un certo stile, ed è sempre bello vedere Patrick Magee, qui doppiato da Mario Feliciani se non sbaglio.

Il castello in cui è ambientata la vicenda è il bellissimo Wykehurst Place, che avevo già visto in almeno un paio di altri film tra i quali Tutti i colori del buio di Sergio Martino.


Visto in una copia televisiva.

18 marzo 2023

L'ultima vetta (Chris Terrill, 2022)

La famiglia Ballard intorno al 1995.

Documentario sullo scalatore inglese Tom Ballard, che perì sul famigerato Nanga Parbat nel 2019 insieme a Daniele Nardi.

Il film in realtà narra la storia dell'intera famiglia Ballard: Tom e la sorella Kate rimasero orfani da bambini, dopo la morte della madre Alison Hargreaves sul K2 nel 1995. Il figlio divenne alpinista a sua volta, ottenendo grandi risultati e facendosi un nome nell'ambiente. La decisione di scalare il Nanga Parbat in inverno gli sarà purtroppo fatale.

Nel film, di produzione britannica, si colpevolizza in modo fin troppo palese l'italiano Nardi, come se la tragedia fosse quasi esclusivamente colpa sua: una ipotesi quantomeno discutibile. Ad ogni modo il documentario è ben fatto, ed è curioso ed emozionante l'incontro tra Kate e Ibrahim, il portatore pakistano che l'aveva tenuta sulle spalle 25 anni prima in giro per l'Himalaya pochi mesi dopo la morte della madre.

Visto al cinema con sottotitoli.

17 marzo 2023

Nozze di sangue (Goffredo Alessandrini, 1941)

La seduzione della Ferida: impossibile resistere.

Fosco Giachetti baldo protagonista di questo sanguigno dramma ambientato in una fittizia America, tra i boscaioli.

Lui è Gidda (strano nome). Volendo prendere moglie, sceglie Immacolata, una bella ragazza italiana, sposandola per procura: lei infatti vive al paesello e i due non si vedono da quand'erano bambini. Per una serie di equivoci, ad accogliere la ragazza al porto è invece Pietro, un viscido fetentone che approfitta delle circostanze per fingersi Gidda, passando così insieme alla sposina la prima notte di nozze.

Gidda scopre tutto e manda Pietro all'ospedale, ma Immacolata ora non è più tale, per così dire. I due convivono per salvare le apparenze, ma lui non riesce a sfiorarla con un dito, e nemmeno a guardarla negli occhi. Lei, incolpevole, sopporta tutto anche quando lui va a stare in una capanna in mezzo ai boschi con una donnaccia (la Ferida, deliziosa). Nel frattempo Pietro è tornato in zona, e medita la sua vendetta contro Gidda. Finale tragico.

Film appassionante, specialmente nella seconda metà: la partenza è un po' lenta. Le ingiustizie si accumulano, e il ruolo della donna è quello classico di vittima delle circostanze.

Visto in una ottima copia sul sito di Variety.

Il cacciatore di taglie (Buzz Kulik, 1980)

La Pontiac del fuggiasco prende il volo.

Ultimo film di Steve McQueen, è un ottimo action movie con almeno un paio di sequenze che si ricordano.

Il protagonista, per lavoro, rintraccia e consegna alla polizia le persone che hanno violato i termini della libertà su cauzione, muovendosi con estrema disinvoltura e rischiando la pelle di continuo. A casa lo attende la sua ragazza incinta, ma anche una specie di corte dei miracoli composta da persone che ha fatto arrestare nel corso degli anni. A latere, c'è un pazzo assassino che lo pedina in attesa di fargli la pelle per vendicarsi del suo arresto.

Film ben confezionato (le musiche sono addirittura di Michel Legrand), con scene d'azione memorabili innestate su un canovaccio non altrettanto memorabile: il film mostra infatti i vari incarichi di McQueen, che si susseguono uno dopo l'altro senza un vero filo conduttore che dia spessore alla storia. Anche Eli Wallach è un personaggio puramente di contorno.

Ad ogni modo l'inseguimento ai due fratelli in mezzo alla distesa di granoturco e - soprattutto - quello a Tony Bernardo sono pezzi di cinema notevolissimi. Curiosamente, si vede anche un'auto che vola nel cielo di Chicago, proprio come ne I Blues Brothers, girato in città nello stesso anno. McQueen gioca in modo ironico con la sua immagine: nel film infatti è un disastro al volante, e ogni volta che deve parcheggiare sono problemi.

Visto in un ottimo mux: audio italiano su video preso chissà dove.

15 marzo 2023

I viaggiatori della sera (Ugo Tognazzi, 1979)

Colori sgargianti nei costumi.

L'ultimo dei soli cinque film da regista di Ugo Tognazzi era anche - fino a ieri - l'unico che non avessi ancora visto.

Sicuramente è valsa la pena di recuperarlo, nel buon dvd uscito qualche anno fa per Mustang. Il film è ambientato in un asettico e triste futuro orwelliano, dove a causa della sovrappopolazione tutti quelli che compiono 49 anni vengono radunati in modo coatto in centri-vacanze, dove restano per qualche tempo prima di essere eliminati.

Bella idea, anche se non troppo originale. Non tutto funziona come potrebbe: la seconda parte si avvita un po' su se stessa e la storia diventa ripetitiva, ma nel complesso ho apprezzato questo racconto cupo. Molte parolacce, persino una mezza bestemmia detta da Tognazzi, e parecchio nudo. Molto brava la Vanoni: sinceramente non le avrei dato due lire, e invece risulta adeguata alla parte, concedendosi anche un nudo integrale che certo non dispiace.

Visto nel dvd italiano.

14 marzo 2023

La macchina della violenza (Robert Day, 1973)

Un fotogramma completamente a caso.

Spionistico dal titolo italiano illogico uscito di recente in dvd con audio italiano.

Il film è stato co-prodotto da una società italiana, con alcune sequenze girate a Roma. Nel cast ci sono infatti Romano Puppo ed Ezio Marano, le luci sono di Mario Fioretti e la bella musica è del maestro De Masi. Detto questo, il film è qualcosa di micidiale. Dopo una bizzarra ma quantomeno potabile prima mezz'ora in cui si mettono le carte in tavola, la storia si incasina perdendo inesorabilmente d'interesse col passare dei minuti, fino alla lunghissima sequenza finale sulla nave. Ho assistito agli ultimi 20 minuti del film praticamente in trance, attendendo con santa pazienza che la parola fine apparisse sullo schermo.

Visto nel dvd italiano Highshow.

 

Ciao nemico (Enzo Barboni, 1982)

Dorelli a rapporto.

E. B. Clucher alle prese con questa commedia a sfondo bellico.

Johnny Dorelli e Giuliano Gemma sono due tenenti, il primo italiano e il secondo yankee. Entrambi ricevono l'ordine di far saltare un ponte in Sicilia, ma preferiscono accordarsi e mettere in piedi un piano astruso a dire poco per non fare niente di tutto questo.

Un film sbagliato, in estrema sintesi. Barboni sembra svogliato, la storia non è interessante e l'alchimia tra i due protagonisti praticamente nulla. Oltretutto i due recitano in inglese, cosa che non avrà certamente aiutato. In un cast dove primeggia l'ottimo Vincent Gardenia, ci sono anche presenze folli quali Massimo Lopez, Edoardo Romano dei Trettré e una Carmen Russo doppiata in un finto pugliese atroce. Eros Pagni, pur bravo, dà vita ad una caricatura francamente eccessiva, mentre Ivan Rassimov parruccato e travestito da indiano mette davvero tristezza.

Da segnalare che la colonna sonora di Franco Micalizzi riprende con notevole disinvoltura alcuni temi de Il cinico l'infame il violento.

Visto su Raiplay.

12 marzo 2023

Il consigliori (Alberto De Martino, 1973)

Milian riflette sul da farsi.

Grande classico di De Martino girato sulla scia del successo planetario de Il padrino.

Le analogie con il film di Coppola sono fin troppo evidenti, a dirla tutta: una maggiore originalità avrebbe forse giovato. Il film comunque ha i suoi meriti: un ottimo cast, la splendida OST del maestro Ortolani e le belle luci di Joe D'Amato, che qui si firma ancora Aristide Massaccesi.

Pellicola di atmosfera, che non avvince in modo particolare ma che si fa apprezzare lo stesso. L'unico personaggio degno di nota, a mio avviso, è il vecchio padrino interpretato da Carlo Tamberlani, che fa da garante per l'incontro tra i due boss in guerra e ci lascia le penne.

Visto nell'ottimo bluray tedesco della FilmArt.

09 marzo 2023

Amor non ho! Però, però... (Giorgio Bianchi, 1951)

Rascel scrive alla sua amata.

Rascel e la Lollo in questo breve (75') film di puro intrattenimento, scritto tra gli altri da Giuseppe Marotta e fotografato da Mario Bava, tanto per dare un'idea del livello del nostro cinema anche in questo tipo di produzioni puramente commerciali.

Abbastanza divertente, omaggia qua e là il cinema muto e la comicità slapstick: particolarmente evidenti i riferimenti a Chaplin, anche per lo sfondo circense della seconda parte. La trama comunque è da fumetto, con Luigi Pavese padrone cattivo e Carlo Ninchi gangster all'americana. Appaiono, per poco, anche Aroldo Tieri e Franca Marzi. Il finale è agrodolce: la Lollo può riabbracciare il suo fidanzato, che era finito ingiustamente in carcere, e il povero Renatino deve abbozzare.

Visto su Raiplay.

08 marzo 2023

Criminali nella notte (Claude Barrois, 1980)

Criminali sì, ma con stile.

Bellissimo noir francese con un grande cast e la splendida colonna sonora di Vladimir Cosma.

Si parla di racket, tra pezzi grossi della mala parigina: qualcuno fa uno sgarbo, e da lì parte la scia di sangue. Mentre la polizia tenta di capirci qualcosa (notevole il commissario interpretato da François Perier, con la consueta dose di cinismo), la tensione cresce, fino ad arrivare alla "strage del bar del telefono", un episodio realmente accaduto a Marsiglia un paio d'anni prima e da cui il film prende il suo titolo originale (Le bar du téléphone, appunto).

L'atmosfera funziona alla perfezione e gli attori sono ottimi: azzeccata in particolare la descrizione dei melliflui boss Georges Wilson e Julien Guiomar, mentre Raymond Pellegrin è più in disparte. Christopher Lambert, quasi al suo esordio, ha un ruolo secondario ma decisivo.

Visto su Youtube in una (brutta) copia derivata dalla vhs Avo.

 

06 marzo 2023

Il signore delle formiche (Gianni Amelio, 2022)

Germano con il cappello in testa.

Il triste "caso Braibanti" è un esempio interessante per capire come funzionasse la giustizia in Italia negli anni sessanta. Gianni Amelio ha tratto dalla vicenda un film lugubre, pesante, con diverse stonature e qualche volgarità francamente evitabile: ok che il regista calabrese ha fatto coming out alla bella età di quasi 70 anni, ma un po' di pudore in più in alcune scene non avrebbe guastato.

Fotografia da fiction televisiva, estenuanti piani sequenza, assenza pressoché totale di musiche di accompagnamento: 134 minuti che si sentono, e parecchio. La prova del pur bravo Lo Cascio mi è parsa alquanto manierata, mentre il giornalista di Elio Germano è una macchietta o poco più, con quel cappelletto sempre in testa. Emma Bonino poi fa un'apparizione del tutto incomprensibile. Non mancano le usuali quanto irritanti scene urlate, in un film che - nonostante il tema - non coinvolge nemmeno per un istante. La scrittura è deludente, la regìa ai limiti del micidiale: un'occasione sprecata.

Visto in una copia rimediata.

04 marzo 2023

Siccità (Paolo Virzì, 2022)

Silvio Orlando torna a Rebibbia.

Non ho ancora capito quanto mi sia piaciuto quest'ultimo film di Paolo Virzì.

Ambientato durante una paurosa crisi idrica a Roma, mette in scena numerosi personaggi, che incrociano in modo più o meno casuale le loro storie in una città sporca, polverosa e piena di blatte che camminano silenziosamente sui pavimenti.

Forse il regista ha messo troppa carne al fuoco, e i contorni di qualche figura restano forzatamente sbiaditi: penso ad esempio al barbone di Max Tortora, o a Silvio Orlando evaso dal carcere suo malgrado. Molto più centrati l'autista di Valerio Mastandrea e l'idrologo veneto Diego Ribon, che diventa personaggio televisivo dalla sera alla mattina. Il guru del web Tommaso Ragno invece è simpatico, ma troppo caricaturale. Che poi è un po' il difetto di molto cinema del regista livornese, questo suo eccedere, esagerare nella stilizzazione dei caratteri.

Ad ogni modo il film ha molto da dire, e da dare. La siccità è chiaramente pretestuosa, e serve per parlare d'altro: uomini e donne alla deriva, alle prese con problemi quotidiani ai quali si aggiunge un evento esterno, che però non sembra fare una gran differenza nel modo di comportarsi di nessuno, fondamentalmente.

Visto in una copia rimediata sul web.

03 marzo 2023

Un uomo facile (Paolo Heusch, 1959)

Il momento culminante della storia.

Dramma scritto e sostanzialmente messo in piedi da Fausto Tozzi, ambientato nel mondo della boxe.

Bel film davvero; nonostante la regìa debole di Paolo Heusch, la storia è appassionante e commuove. Anche le caratterizzazioni dei personaggi sono ben centrate: su tutti l'ambiziosa e fatua ragazza interpretata da Giovanna Ralli e il pugile ormai in declino ma incapace di accettare la realtà che ha il volto di Tiberio Mitri. Mitri, purtroppo, è uno dei punti dolenti del film: se aveva senz'altro il psysique du role per il personaggio, come attore era mediocre, e forse anche mal diretto.

Florilegio di pugili ed ex pugili nel cast, spesso in semplici apparizioni: oltre a Mitri appaiono il grandissimo Erminio Spalla, che ha uno dei ruoli più belli del film, nonché Ennio Antonelli, Veriano Ginesi e Giovanni Cianfriglia, questi ultimi due chiamati con i loro veri nomi oltretutto.

Visto in una copia da 35mm.

02 marzo 2023

Ritratto di mio padre (Maria Sole Tognazzi, 2010)

Tognazzi intervistato dalla Rai nei primi anni '70.

Documentario su Ugo Tognazzi girato dall'ultima figlia a 20 anni dalla morte del padre.

Bello, in una parola. Il grande attore cremonese esce ritratto in modo un po' agiografico, come del resto era prevedibile: ma ci può stare. Molto interessante l'intervista al figlio norvegese, che in Italia si è sempre sentito meno rispetto a Ricky, Gianmarco e alla stessa Maria Sole.

Visto nel dvd italiano.

 

Mani sporche sulla città (Peter Hyams, 1974)

Sbirri in attesa.

Primo film di Peter Hyams, è un poliziesco con protagonista una coppia di agenti della buoncostume in una Los Angeles sporca e piena di gentaccia.

I due vorrebbero combinare qualcosa di importante, ma ottengono solo incarichi di poco conto, come sorvegliare i bagni pubblici o fare una retata in un bar gay fingendosi due omosessuali. E i loro problemi arrivano più spesso da colleghi e superiori che non dai criminali. Rompendo gli indugi, decidono di mettere sotto pressione un boss locale del racket, tale Carl Rizzo: ma le cose si metteranno male.

Bel filmetto agile e divertente, ben scritto e dialogato, con la classica coppia di sbirri affiatata e dalla battuta facile che si vedrà poi in altri cento film successivi: Elliott Gould ruba facilmente la scena a Robert Blake. Soltanto il finale lascia un po' delusi per la sua ingenuità: la droga nascosta nei vasi di fiori è una roba da spionistico di Sergio Grieco anni sessanta.

Visto nel dvd italiano.

01 marzo 2023

Napoli... serenata calibro 9 (Alfonso Brescia, 1978)

Don Salvatore mette finalmente le cose a posto.

Storico titolo del mai abbastanza rimpianto trio Merola/Brescia/Ippolito.

Dopo un terrificante inizio con l'interminabile canzone di Lucia Cassini durante la classica scena conviviale, un gruppo di banditi irrompe nel salone per rapinare tutti, uccidendo poi moglie e figlio di don Salvatore Savastano (Merola). L'uomo è distrutto, e decide di continuare a vivere solo per potersi vendicare.

Commistione tra revenge movie e sceneggiata, con qualche puntata nella farsa francamente eccessiva: le sequenze con Lucio Montanaro e Leopoldo Mastelloni sono anche simpatiche, ma stridono non poco col resto del materiale e soprattutto sono luuunghe come la fame.

Merola (doppiato da Peppino Rinaldi) è perfetto nel ruolo del contrabbandiere di sigarette dal cuore d'oro, pronto a tutto pur di mettere sottoterra i quattro balordi che gli hanno accis moglie e figlio. La storia procede speditamente, anche grazie alla potente OST del maestro Alfieri, qui al suo meglio.

Entrata nella leggenda la sequenza in cui Merola arriva nella bettola dove i quattro rapinatori si sono rifugiati e ne accoppa tre in slow-motion, prima di partire con l'inseguimento a Totonno 'o pazzo tra gli scafi blu. Wow.

Visto nel solito dvd Rarovideo.

La fessura (Gustav Ehmck, 1971)

Uno degli sfruttatori.

Sorta di antecedente tedesco di Storie di vita e malavita di Lizzani, questo Die spalte è un film curioso.

O quantomeno lo è la versione italiana, che ho visto io. Nel film si sentono soltanto canzoni italiane, pur essendo ambientato a Monaco di Baviera: il che fa pensare ad un rimaneggiamento, cosa frequente in quel periodo. La storia è quella della giovane Sophie, una splendida minorenne che scappa dall'orfanotrofio e viene pressoché istantaneamente messa a fare la prostituta dai soliti balordi. Proverà a ribellarsi e poi anche a fuggire, ma non sarà così semplice.

La regìa alterna momenti notevoli ad altri di un certo imbarazzo: le scazzottate tra papponi ad esempio fanno sorridere. Filmetto malsano, che ogni tot minuti ripropone la voce over già sentita all'inizio e di cui francamente si sarebbe potuto fare anche a meno. Tra le voci del nostro doppiaggio mi sembra di aver riconosciuto Elio Zamuto e Michele Kalamera.

Visto in una copia da vhs.

 

Paradise (Stuart Gillard, 1982)

Phoebe Cates: non servono parole. Film-cult della mia fanciullezza, che ho rivisto dopo oltre 30 anni. Avrei fatto meglio a serbare la purez...