22 marzo 2023

Arabella l'angelo nero (Stelvio Massi, 1989)

Tinì Cansino: parliamone.

Imbarazzante thriller erotico già orribilmente televisivo, nonostante il tasso di nudità troppo elevato per la trasmissione in chiaro.

La Cansino, tanto bella quanto totalmente incapace di recitare, è sposata con un ragazzo rimasto paralizzato dopo un curioso incidente stradale (diciamo così). Lei intanto si sfoga in giro per la città, zozzoneggiando alla grande. Poi però spunta un maniaco in guanti neri armato di forbici, che uccide diversi personaggi che in un modo o nell'altro hanno avuto a che fare con lei, la disinibita Arabella. Chi sarà mai il misterioso pazzo assassino?

Non che me ne sia fregato mai granché durante la faticosa visione, ma alla fine si scopre che le mani del killer sono femminili, e cioé quelle della suocera Evelyn Stewart. Vabbè. 

Troppi momenti imbarazzanti per ricordarseli tutti anche a poche ore dalla visione. Dialoghi insipidi, personaggi grotteschi (il commissario di Renato D'Amore, per dirne uno), musiche atroci, comicità involontaria a piene mani: insomma il classico coté del nostro cinema nell'anno di grazia 1989. La protagonista poi, pur ovviamente doppiata, è davvero impresentabile ogni volta che apre bocca. L'avrà diretta davvero il buon Stelvio Massi questa roba? Mah.

Visto in una copia da bluray Vinegar Syndrome.

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