30 giugno 2021

Mamma mia, che impressione! (Roberto Savarese, 1951)

Una fotobusta del film.

Il primo vero film di Sordi protagonista fu un flop, e vedendolo non si fatica a capire il perché.

Il personaggio del compagnuccio della parrocchietta di don Isidoro è davvero troppo antipatico per reggere un film intero, perdipiù da solo. Non ci sono infatti spalle credibili, e la figura femminile fa solo tappezzeria. Che Sordi sia bravo non va messo certamente in dubbio: ma sentirlo strillare "Signorina Margheriiiiitaaaaa" per 40 volte in 75 minuti è troppo per chiunque.

Come regista è accreditato il solo Roberto Savarese: Sordi raccontò in seguito che il produttore, Vittorio De Sica, mise mano anche alla regìa. Ma Albertone spesso le sparava grosse, va detto.

Visto nel Bluray Koch Media.

La torta in cielo (Lino Del Fra, 1972)

Il robottone coi due scienziati.

Scombinato apologo anti-militarista diretto a partire da un racconto breve di Gianni Rodari.

Un film che non si sa bene da che parte prendere: lasciano perplessi sia la regìa, inutilmente convulsa e con la MdP spesso lasciata traballare, sia la storia in sé, che mette forse troppa carne al fuoco. Curiosa l'ambientazione in una miserabile borgata romana, con tanto di bambini che si esprimono con un pesante accento romanesco. La stilizzazione di caratteri e ambienti non giova al risultato finale: tutto è troppo finto, troppo urlato, troppo grottesco. E troppo infantile, direi.

Il cast, tolto Villaggio, non è niente di che. Umberto D'Orsi è doppiato da Riccardo Garrone.

Il classico film più strano che riuscito, comunque: non è stato agevole finire la visione, che culmina in una lunghissima, estenuante battaglia a torte in faccia. Mah.

Visto su RaiPlay in una copia recentemente restaurata dalla Cineteca nazionale.

29 giugno 2021

La paura dietro la porta (Yannick Andrei, 1975)

Il titolo italiano, forse poco adatto al tipo di film.

Poliziesco drammatico co-prodotto tra Italia e Francia e diretto da un regista a me ignoto.

Niente male, tutto sommato: Michel Bouquet è perfetto nei panni dell'uomo incastrato per pura sfortuna in una situazione più grande di lui, e Michel Constantin è il villain ideale.

Bouquet viene scambiato dalla banda criminale per un tecnico che dovrebbe aiutarli nella rapina a una banca: quando scoprono chi è veramente, vorrebbero eliminarlo. Lui però riesce a scappare, allora i cattivoni pensano bene di sequestrare moglie e figlio a casa sua... parte quindi una guerra di nervi, nella quale a un certo punto entra anche la polizia (il questore è Paul Crauchet, grandissimo).

Notevole la prova di Marilù Tolo, molto intensa; mentre Paolo Bonacelli si vede poco. Certo il film non brilla per lo stile della regìa, e le sequenze di azione non sono poi granché. Però la storia regge bene fino al finalone, scontato ma di effetto.

Visto su RaiPlay.

28 giugno 2021

Buonanotte... avvocato! (Giorgio Bianchi, 1955)

Sordi strabuzza gli occhi.

Modesta commedia tutta al servizio di Albertone, lasciato a briglia sciolta da Giorgio Bianchi.

Il tema è il solito: Sordi è sposato infelicemente e aspetta che la moglie si allontani un paio di giorni per vivere qualche piccante avventuretta. Ovviamente non accadrà niente di tutto questo, tra equivoci su del denaro sparito e qualche blando ammiccamento sexy.

Dopo un buon inizio in tribunale il film arranca nella parte centrale, quella girata in casa di Sordi. Poi nel finale la storia si riprende abbastanza bene, ma complessivamente il film non è niente di che.

Notevoli - come sempre - Tina Pica e Turi Pandolfini, che qui interpreta un ricco becchino.

Visto nel dvd italiano.

25 giugno 2021

Il più comico spettacolo del mondo (Mario Mattoli, 1953)

Totò in versione femminile.

Non il film più noto di Totò, questa parodia del grande successo di DeMille è uscita da poco addirittura in bluray, caso più unico che raro nella filmografia dell'attore napoletano.

Io purtroppo me lo sono dovuto sciroppare in un vecchio divx totalmente fuori sincrono per tutti i 69 minuti di durata: immagino che la cosa abbia contribuito non poco a farmelo giudicare mediocre. Chissà.

Lo humour è vecchiarello, tipicamente da avanspettacolo; si ride poco, anche se l'apparizione della mamma di Totò (sempre lui, vestito da donna) una risata la strappa. In mezzo al pubblico del circo nel quale è ambientato tutto il film si riconoscono illustri spettatori, quali Silvana Mangano, Aldo Fabrizi, Carlo Croccolo, Isa Barzizza, Carlo Campanini e addirittura Anthony Quinn, che in quel periodo era in Italia per girare l'Ulisse di Mario Camerini.

Divx scrausissimo, come detto.

 

L'inverno ti farà tornare (Henri Colpi, 1961)

I due protagonisti.

Dramma francese che vinse la Palma d'oro a Cannes nel 1961, con la coppia Alida Valli-Georges Wilson.

La storia è semplice e raccontata con estrema, talora estenuante lentezza. Lei è vedova, dato che suo marito è stato preso dai tedeschi durante la guerra e non è più tornato. Un giorno, davanti al bistrot che la donna gestisce in provincia, passa un silenzioso vagabondo: lei crede di riconoscere suo marito, ma l'uomo ha perso la memoria da molto tempo e quindi non può confermare, né smentire.

Buone interpretazioni (la Valli comunque è doppiata) e una regìa elegante ma lenta in modo francamente eccessivo.

Visto in una copia televisiva di buona qualità.

23 giugno 2021

Alida (Mimmo Verdesca, 2020)

Alida Valli sul set di "Senso".

Discreto documentario sulla vita di Alida Valli, attrice celebre già nella seconda metà degli anni Trenta e attiva per oltre 60 anni.

Il regista, specializzato in questo tipo di lavori, mette insieme molte interviste a personaggi importanti che hanno avuto a che fare con la diva: da Benigni a Bertolucci, da Piero Tosi ad Argento. Bellissime le immagini d'epoca, foto e filmati. Convince meno la scelta di far leggere a Giovanna Mezzogiorno brani della corrispondenza privata della Valli, messa a disposizione dagli eredi: troppa enfasi nell'interpretazione, e voce fin troppo romana per la povera Valli, che era una istriana cresciuta a Como.

Visto su RaiPlay.

22 giugno 2021

La signora non si deve uccidere (Georges Lautner, 1967)

Le due ragazze passano il tempo.

Uno strano giallo/poliziesco che scolora nella commedia nella seconda metà. Ed è un peccato, perché la prima parte è molto ben fatta e lasciava sperare in qualcosa di meglio.

Sfortunatamente il film prende poi una piega curiosa, e diciamo pure originale, ma che fa perdere di interesse tutta la vicenda. La protagonista si trova assediata in una casa di campagna insieme alla sua amica e a due neonati; al gruppetto si aggiunge un bandito, ex socio del defunto marito della Darc, e un vicino di casa mattocchio (doppiato in modo farsesco da Ferruccio Amendola). Si cerca un malloppo da 400 milioni di franchi, nel frattempo, ma i cattivoni restano fuori come fessacchiotti, facendosi accoppare uno ad uno. Boh.

Un'occasione sprecata, anche se alcune cose non dispiacciono: su tutte la splendida fotografia. Gli stunt sono di Remy Julienne, tra l'altro.

Dvd Sinister, con il doppiaggio italiano e alcune sequenze in francese con sottotitoli.

Il giudizio universale (Vittorio De Sica, 1961)

Un Sordi laido come poche altre volte.

Zavattini e De Sica produssero questo film dopo il successo avuto con La ciociara. Dino De Laurentiis riuscì quindi a mettere insieme un cast allucinante, forse mai visto né prima, né dopo in un film italiano.

Lo spunto è semplice e geniale: una voce dal cielo annuncia che alle ore 18 inizierà il giudizio universale. Siamo a Napoli, ma la voce echeggia ovunque, parrebbe. 

Il film ha dei momenti splendidi, specialmente nel segmento con Alberto Sordi e in quello con Franco e Ciccio. Altri episodi francamente lasciano perplessi per quanto sono fatui o sciocchi: quello con Nino Manfredi ad esempio, ma pure lo sketch dei ricconi superficiali e disonesti con la Mangano e Jack Palance (quest'ultimo peraltro del tutto fuori parte).

Eppure il film regge bene fino alla fine, grazie a un montaggio svelto e - per l'appunto - grazie al cast di altissimo livello. Stonato solo il finalone, girato a colori, chissà perché.

Dvd Filmauro.

20 giugno 2021

Bengasi (Augusto Genina, 1942)

Il beffardo messaggio lasciato agli inglesi.

Potente film di propaganda girato da Genina con spreco di mezzi durante la guerra.

Ok, gli inglesi nella pellicola sono tutti cattivi, fetenti e sparano anche ai poveri cardellini tanto amati dal vecchietto italiano. Però il film, pur permeato di un livore anti-inglese fin troppo evidente, non sbraca mai nel ridicolo involontario di un Vecchia guardia blasettiano, o di un Camicia nera di Giovacchino Forzano.

La sceneggiatura è molto ben scritta, e ci sono numerosi personaggi che si muovono nella città del titolo, che viene presa dagli inglesi dopo una impari battaglia nella quale gli italiani devono soccombere. Si seguono quindi i vari drammi privati di alcuni soldati e civili, sottoposti alle angherie dell'esercito di occupazione.

C'è un certo patetismo di fondo, questo è innegabile, ma il film è molto ben costruito ed interpretato. Fosco Giachetti è il migliore dei protagonisti: forse solo il bimbetto che interpreta suo figlio è in grado di rubargli la scena. Anche Nazzari ha un bel ruolo, ma non è il mattatore come suo solito.

Dvd Bibax, molto valido.

Quattro notti di un sognatore (Robert Bresson, 1971)

Il protagonista maschile.

Un Bresson che mi mancava, tratto dallo stesso racconto di Dostoevskij che aveva ispirato anche Luchino Visconti col suo Le notti bianche.

È un film bressoniano fino al midollo: attori non professionisti totalmente inespressivi, battute recitate in modo àtono (anche se il doppiaggio italiano, come al solito, tradisce almeno in parte questa indicazione), storia minimale raccontata soprattutto attraverso i dettagli. Talora può risultare ostico, persino impenetrabile.

La storia è quella di un giovanotto che salva una ragazza dal suicidio: lei è disperata per il classico amore infelice. Nelle successive tre notti, i due giovani si troveranno, raccontandosi le loro vicende e aspettando che questo terzo incomodo faccia la sua comparsa. Il film è tutto qui: il rigore stilistico è assoluto, e in qualche modo genera un fascino inquietante. Certo, è un film che pretende attenzione. Curioso il film con tante sparatorie che i due giovani vanno a vedere al cinema: fa pensare a che razza di poliziesco avrebbe mai potuto girare Bresson...

Dvd A&R, appena uscito.

18 giugno 2021

Sorrisi e canzoni (Luigi Capuano, 1958)

C'è pure Aurelio Fierro.

Modestissimo filmetto che circola oggi in copie carbonare derivate da un telecinema amatoriale.

Ho faticato non poco a reggere per 40 minuti circa, prima di arrendermi al mix letale tra l'inconsistenza della trama e la pessima qualità della copia. La storia vede Gabriele Tinti che molla la fidanzatina a Napoli perché ha il dubbio che lei non gli sia fedele (cosa peraltro falsa) e se ne va a Roma. Lei lo segue, ma prima di rintracciarlo fa la conoscenza di una specie di corte dei miracoli che vive in una pensione per artisti squattrinati. Ci sono Dante Maggio, Alberto Talegalli e così via.

In altri ruoli appaiono Nando Bruno e una Maria Fiore con i capelli stranamente ossigenati. Canzoni napoletane a pioggia, ovviamente: quindi Aurelio Fierro, Giacomo Rondinella e così via.

Visto in una pessima copia da telecinema.

Addio Jeff! (Jean Herman, 1969)

I 5 che aspettano Jeff: Delon è di spalle.

Notevole noir francese prodotto da Delon. Per qualche motivo che mi sfugge, il film è oggi pressoché ignoto, e certo non perché sia privo di meriti. Semplicemente non è facile da recuperare: nemmeno in Francia esistono edizioni home video.

Dopo un notevole inizio con la rapina a un grossista di diamanti, parte l'attesa dei 5 malviventi radunati in una palestra: tutti aspettano che questo Jeff arrivi con l'argent da dividere. E Jeff non arriva...

Atmosfera notevole, dialoghi laconici e funzionali, un impassibile Delon. Davvero tanti i pregi della pellicola, a cui aggiungerei anche la musica di François de Roubaix e le ambientazioni (Anversa, per esempio). La sequenza delle api poi resta impressa nella memoria.

Visto in una copia televisiva Rai vecchia di oltre 30 anni, ma tutto sommato discreta.

15 giugno 2021

La mortadella (Mario Monicelli, 1971)

A destra, la vera protagonista del film.

Sconcertante tentativo di commedia monicelliana tutta sbagliata.

Anche senza considerare l'assurdità di far parlare in italiano tutti, americani e italiani, restano l'inconsistenza di base della vicenda (la Loren fermata all'aeroporto perché tenta di introdurre una mortadella dall'Italia) e dei personaggi di rara stupidità. Proietti che parla con accento bolognese, poi, non si può sentire. 

Monicelli è stato altrove regista sublime, ma qui era un pesce fuor d'acqua. Che c'entrava con questo tipo di film? Che ne sapeva dell'America, dei suoi problemi e delle sue contraddizioni? Mistero.

Dvd italiano, abbandonato dopo circa 40 minuti.

14 giugno 2021

Il tallone di Achille (Mario Amendola e Ruggero Maccari, 1952)

L'incontro tra Scotti e Carnera.

Farsa comica al servizio delle doti istrioniche di Tino Scotti. Filmetto divertente, bislacco: Scotti, per una serie di equivoci, crede di essere diventato immortale, ed affronta di conseguenza ogni tipo di pericolo senza la minima preoccupazione, con comiche conseguenze. 

Il cast secondario è valido (Titina De Filippo, Stoppa, Aroldo Tieri, Luigi Pavese, Tecla Scarano e così via). A un certo punto Scotti finisce su un ring contro Primo Carnera!

Il film comunque diverte soprattutto per le invenzioni verbali di Scotti, che poi erano il pezzo forte del suo personaggio del cavaliere.

Visto in una copia da RaiSat Cinema.

11 giugno 2021

È sbarcato un marinaio (Piero Ballerini, 1940)

I due protagonisti.

Blando filmetto sentimentale con la coppia regina Doris Duranti-Amedeo Nazzari.

Lui è un marinaio che sbarca (e fin qui) in una città portuale italiana non meglio specificata. Come spesso accadeva nel cinema del Ventennio, i riferimenti geografici sono vaghi, se non proprio inesistenti. Vabbè. Subito scatta la scintilla con una bella giostraia, la Duranti, ma poi lui si infortuna sul lavoro ed è costretto a un lungo ricovero ospedaliero: per guadagnare qualche soldo, lei è costretta ad esibirsi come sexy-sirena (molto discinta, per i tempi) al Luna Park gestito dal suo ex datore di lavoro, che chiaramente vorrebbe farsela a tutti i costi. Quando Nazzari scopre tutto, apriti cielo.

Niente di che; film manierato, con Nazzari fin troppo incazzoso con la povera Duranti. Il cattivo del film ovviamente ha un cognome straniero (Gomez). C'è anche un fulmineo cameo di Andrea Checchi.

Visto su YouTube.

Week-end a Zuydcoote (Henri Verneuil, 1964)

Bebel e la Spaak.

Originale film di guerra ambientato intorno a Dunkerque nel 1940, nei giorni del famoso imbarco.

Girato con grandi mezzi, vede Belmondo nei panni di un soldato che non ha paura di niente: si esibisce anche in uno stunt notevole, eseguendo senza controfigura una caduta dalle scale. La storia gira intorno a questi 4 soldati, uno dei quali è un cappellano militare, che aspettano di essere imbarcati, peraltro senza troppe speranze dato che la precedenza va ai militari inglesi.

Verneuil dirige con garbo, e costruisce momenti di crudo realismo bellico molto intensi, come ad esempio la sequenza del paracadutista tedesco, ucciso a fucilate. Forse la storia tra Belmondo e la Spaak (incantevole) è meno felice, ma tutto sommato si inserisce bene nella trama e porta a un finale triste e poetico insieme. In piccoli ruoli appaiono anche Bernard Musson e Donald O'Brien.

Dvd A&R, ottimo.

08 giugno 2021

The Eichmann Show - Il processo del secolo (Paul Andrew Williams, 2015)

Anthony LaPaglia.

Film girato per la tv inglese sul famoso processo ad Adolf Eichmann, l'uomo che - per dirla in due parole - organizzò la cosiddetta soluzione finale.

Niente di che: l'ho visto per motivi di insonnia, peraltro, avendo già recuperato a suo tempo il documentario Uno specialista - Ritratto di un criminale moderno, che nel mio ricordo è ben superiore. 

Qui abbiamo troppe semplificazioni, troppe scene nelle quali si sente la costruzione a tavolino, che disturba francamente non poco visto il tema, particolarmente delicato. La confezione comunque è di buon livello, e così il cast. 

Visto su RaiMovie.

La porta del cielo (Vittorio De Sica, 1945)

Ninchi e Girotti sul treno.

Notevole film di De Sica, girato in condizioni avventurose durante l'occupazione tedesca di Roma del 1944 e che ha circolato poco, allora come oggi.

Il regista di Sora ne parlò sempre come di un film messo in piedi in fretta e furia: una produzione organizzata al solo scopo di avere una scusa per evitare di andare a lavorare al Cinevillaggio di Venezia, sotto la RSI. Sarà anche così, ma il film resta comunque bellissimo.

Si seguono le tristi vicende di un gruppo di pellegrini in viaggio verso il santuario di Loreto, ognuno chiaramente con il suo fardello. A colpi di flashback, De Sica tratteggia le varie storie. Il film ha momenti davvero struggenti, soprattutto nell'episodio con Carlo Ninchi e Massimo Girotti, ma ci sono molte sequenze splendide: su tutte quella notturna, in treno, con i vari personaggi che si abbandonano ai loro sconsolati pensieri, riflettendo con amarezza sulla loro condizione di sfortunati, perseguitati dal destino.

Visto in una antidiluviana copia televisiva da Rai 3. Se non fossimo il paese culturalmente sottosviluppato che siamo, verrebbe da chiedersi come sia possibile che un film del genere non sia disponibile alla visione in modo dignitoso.

 

07 giugno 2021

Un pilota ritorna (Roberto Rossellini, 1942)

I protagonisti guardano il cielo.

Altro recupero di uno dei primi lavori di Rossellini, che qui parte da un soggetto scritto da Vittorio Mussolini sotto pseudonimo.

Bel film: Girotti è un aviatore che finisce prigioniero degli inglesi in Grecia e - come è chiaro già dal titolo - riuscirà a tornare a casa, dopo una fuga avventurosa.

Il film è sostanzialmente diviso in due: se è apprezzabile la prima parte, col protagonista che arriva al campo di aviazione e fa la conoscenza degli altri piloti, altrettanto lo è la seconda metà, nella quale peraltro il nemico non viene mostrato in modo eccessivamente propagandistico.

Tanti bei momenti, che mostrano già il talento del regista nella descrizione di piccoli dettagli, apparentemente poco significativi nell'economia generale del film ma che in realtà contribuiscono non poco al risultato finale. Solo la parte del combattimento notturno con la fuga di Girotti è mediocre: le sequenze sono inutilmente accelerate al montaggio, con un effetto talora ridicolo.

Dvd RHV.

06 giugno 2021

Dumbo (Walt Disney, 1941)

La piramide di elefanti.

Io adoro Dumbo. Forse per qualche ricordo legato a una visione infantile, ma l'ho sempre trovato sublime e credo di averlo visto almeno venti volte in vita mia.

La storia è dolcissima, anche perché sia Dumbo che la madre praticamente non aprono mai bocca. I dialoghi sono affidati all'amico Timoteo e ad altri personaggi secondari.

Fin troppe (in soli 62 minuti) le sequenze memorabili: dall'arrivo della cicogna che porta il piccolo Dumbo sorvolando la Florida all'incredibile sogno degli elefanti rosa. Anche a livello musicale il film è splendido, compreso l'adattamento italiano con le voci del Quartetto Cetra. Non ho mai capito perché le canzoni siano state tutte tradotte meno una: quella che si sente mentre il tendone del circo viene tirato su, sotto il temporale.

Visto in dvd, edizione 70° anniversario.

L'uomo dalla croce (Roberto Rossellini, 1943)

La didascalia che chiude il film.

Discutibile (e mediocre) film di propaganda girato da Rossellini durante la campagna di Russia. Più che un'apologia del fascismo o della guerra, il film è un pamphlet pro-cattolicesimo, imbevuto di una imbarazzante retorica esemplificata dal cartello che chiude il film.

Anche la storia, che Rossellini affida perlopiù ad attori non professionisti (nonché alla mediocre Roswitha Schmidt, che era l'amante del regista), non è mai interessante. E le lunghe sequenze della battaglia riescono a far diventare noioso un film che stenta a raggiungere i 72 minuti di durata. 

Davvero oltre la soglia del ridicolo vedere un prete che sfida pallottole e bombe in piena notte per recuperare un poco d'acqua: e non per darla a qualche ferito assetato, ma bensì per poter procedere con urgenza al battesimo del pupetto appena nato a una kompagna russa.

Dvd RHV, impeccabile.

05 giugno 2021

Desiderio (Roberto Rossellini e Marcello Pagliero, 1946)

Elli Parvo al paesello con la sorella.

Film dalla genesi notoriamente travagliata, iniziato a guerra in corso da Rossellini con il titolo Scalo merci e terminato poi da Pagliero nel 1945, è un buon dramma, alquanto convenzionale ma gradevole.

Alcune sequenze sono molto belle: come quando la vecchia signora al paesello dice che il figliolo che morì quando aveva solo tre anni fu quello che le diede meno dispiaceri. Notevole anche il finale, quando Paola (l'ottima Elli Parvo) torna ad essere considerata "una brava ragazza" soltanto perché ormai si è ammazzata. Anche Ninchi è perfetto come sempre, sebbene nel film si veda solo all'inizio e alla fine. Curioso vedere una scena di seno nudo (della Parvo) in un film di oltre 70 anni fa.

Dvd RHV, ottimo.

04 giugno 2021

The Prestige (Christopher Nolan, 2006)

Fallon a colloquio con Borden.

Splendido film di Nolan, che ho visto quattro volte in meno di un anno. Lo avevo ignorato alla sua uscita, oltretutto.

Cast di grande livello in tutti i ruoli, c'è persino Daniel Davis, il sardonico maggiordomo Niles de La tata, nel ruolo del giudice. Ma a spiccare è il grande Christian Bale, forse il miglior attore della sua generazione. Anche David Bowie è perfetto nei panni di Nikola Tesla, quantomeno nella versione originale: il doppiaggio lo rovina almeno in parte.

Già dalla prima visione mi ero accorto senza troppi problemi che Fallon e Alfred Borden erano la stessa persona, cioé due gemelli; ma la cosa non toglie nulla alla visione del film, che per me va ben oltre la classica cazzatona hollywoodiana tutta basata sul colpo di scena finale. Insomma 130 minuti che volano via che è un piacere.

Visto nel bluray italiano.

02 giugno 2021

La scorta (Ricky Tognazzi, 1993)

Lo Verso e Amendola ai ferri corti.

Discreto film di Ricky Tognazzi incentrato su un gruppo di agenti addetti alla scorta di un magistrato in Sicilia. Il tema, in quel periodo, era particolarmente scottante: il film uscì a distanza di un anno dagli attentati ai giudici Falcone e Borsellino.

C'è un buon cast: Amendola sempre ingrugnito, Lo Verso, Ricky Memphis, l'ottimo Tony Sperandeo che ci lascia le penne. Alcune scelte di sceneggiatura sono comunque discutibili: che bisogno c'era, per esempio, di suggerire la passata relazione tra Amendola e la donna magistrato? Una cosa buttata là senza nessun approfondimento, tanto per. Comunque il film intrattiene in modo onesto.

Dvd Medusa.

01 giugno 2021

Porca miseria (Giorgio Bianchi, 1951)

I due protagonisti.

Commedia con la strana coppia comica Geppa-Carlo Croccolo, credo mai più riproposta.

Sono due attori da avanspettacolo senza una lira che incontrano la bella Isa Barzizza e pensano di mettere su uno spettacolo a tre, ma le cose vanno male e vengono cacciati. Incontrano poi diversi altri personaggi bizzarri, non prima di essersi ovviamente innamorati entrambi della ragazza.

Film povero ma ancora divertente. Molti attori noti appaiono solo in una sequenza o due, com'era d'abitudine in questi casi: Tina Pica, Virgilio Riento, Billi e Riva (che appaiono separati). C'è anche uno dei primi ruoli di Gigi Reder, nei panni di un gelosissimo fidanzato.

Croccolo funziona bene, qualche perplessità in più su Francesco Golisano in arte Geppa, che peraltro viene doppiato in diversi punti da Carletto Delle Piane.

Visto su YouTube. 

Treni strettamente sorvegliati (Jiri Menzel, 1966)

La macabra preparazione del suicidio.

Curioso film cecoslovacco di successo internazionale, tanto da vincere anche il premio Oscar per il miglior film straniero nel 1968.

Il racconto è divertente, nonostante non manchi qualche momento cupo, come il tentato suicidio del protagonista. Del resto la pellicola è ambientata durante l'occupazione tedesca della Cecoslovacchia. Il tono generale però è abbastanza leggero, e abbondano personaggi curiosi come lo zio fotografo, che approfitta della sua professione per toccacciare tutte le ragazze che vengono nel suo studio, o la madre della telegrafista, che mostra il sedere (timbrato) di sua figlia a tutti quelli che incontra. Il giovane regista ha già una notevole padronanza, sia nella narrazione che nella descrizione dei dettagli.

Doppiaggio italiano di ottimo livello: curato da Mario Maldesi, ha le voci di Ferruccio Amendola, Pino Locchi, Vittoria Febbi, Oreste Lionello e così via. 

Credo che il film abbia avuto qualche problemino di censura qui da noi: mostra infatti una spregiudicatezza sessuale impensabile nell'Italia democristiana del 1966.

Dvd italiano A&R, con audio italiano e alcune sequenze sottotitolate.

Paradise (Stuart Gillard, 1982)

Phoebe Cates: non servono parole. Film-cult della mia fanciullezza, che ho rivisto dopo oltre 30 anni. Avrei fatto meglio a serbare la purez...