31 ottobre 2022

Il sole nella pelle (Giorgio Stegani, 1971)

Una incantevole Ornella Muti.

Erotico giovanilistico diretto da Stegani con la coppia Ornella Muti-Alessio Orano, già vista nel precedente La moglie più bella.

Tutto narrato a colpi di flashback dai testimoni della vicenda al commissario (Luigi Pistilli), racconta il breve idillio tra un misterioso e affascinante figlio dei fiori e una meno misteriosa figlia di papà. La Muti infatti è di ricchissima famiglia (suo padre è un industriale alla Lamborghini!): il babbo chiaramente non vede di buon occhio la frequentazione della figlia, specialmente quando i due ragazzi spariscono nel nulla dopo essere usciti insieme in barca. Finale prevedibilmente tragico.

Apprezzabile a livello di regìa, il film mostra un po' la corda per una sceneggiatura che tutto sommato ha ben poco da raccontare: si sprecano le scene di raccordo che allungano il brodo, con in sottofondo la bella musica di Gianni Marchetti. Direi che la Muti è la ragione principale (se non l'unica) per vedere il film oggi, a distanza di oltre 50 anni dalla sua realizzazione.

Visto nel notevole bluray tedesco della Forgotten Film, con audio italiano.

 

La macchinazione (David Grieco, 2016)

Ranieri nei panni di Pasolini.

Questo film di David Grieco sull'omicidio di Pasolini ha davvero troppi difetti per essere riscattato dai pochi pregi.

Massimo Ranieri ha una notevole somiglianza con PPP, ma il tutto regge solo finché non apre bocca: la sua voce infatti è troppo diversa per non stonare nel quadro generale del personaggio. Ma questo sarebbe il meno.

Grieco, che conosceva bene Pasolini, porta avanti da anni una sua meritoria battaglia per demolire la versione ufficiale e ristabilire la realtà dei fatti. Tutto giusto e condivisibile, ma resta il fatto che quest'opera non depone certo a suo favore: la storia accumula stereotipi, momenti imbarazzanti (Pasolini che vede nel futuro un gruppo di giovani d'oggi, con i telefonini, il comico momento finale con l'incontro tra il poeta e un ragazzo disabile ecc.) e passi oscuri e francamente non necessari (la coppia di fascisti che va a trovare l'onorevole). Paolo Bonacelli, notevolmente imbolsito, interpreta il prete al battesimo.

Peccato, perché il tema era (e resta) interessante, e Libero De Rienzo è bravo, come del resto lo stesso Ranieri.

Visto nel dvd italiano.

28 ottobre 2022

Il mistero del cadavere scomparso (Carl Reiner, 1982)

Una scena del film.

Gustosa parodia dei noir anni quaranta diretta da Carl Reiner assemblando scene prese da vecchi film con materiale girato ex novo.

Idea ingegnosa, prima di tutto. Steve Martin è il bravo protagonista di questa storia pseudo-poliziesca, complicatissima per forza di cose: ci sono infatti molti personaggi che entrano nel film per una sola sequenza. Del resto il plot giallo non ha molta importanza, è un film che si vede per farsi due risate e da questo punto di vista non si rimane delusi. Notevole Martin che perde il lume della ragione quando qualcuno nomina la "donna delle pulizie".

Martin interagisce in modo del tutto credibile con i vari Alan Ladd, Humphrey Bogart, Veronica Lake e così via: la costruzione è davvero impeccabile.

Visto nel bluray italiano.

27 ottobre 2022

Up in Smoke (Lou Adler, 1978)

Spinello oversize per i due protagonisti.

Film comico con il duo Cheech e Chong, a quel tempo molto noto negli Stati Uniti.

Si tratta di una farsa scombinata, permeata da un umorismo demenziale (una giornalista asiatica si chiama Toyota Kawasaki, per dire) e talora volgarotto. I protagonisti sono due fattoni che si incontrano in modo casuale e iniziano a viaggiare per il paese (con una capatina anche in Messico) cercando di procurarsi del fumo, tra personaggi bizzarri, belle ragazze e i soliti poliziotti idioti. Alla fine i due prendono anche parte a un concerto rock: nel film in effetti c'è molta musica, e di buon livello. Non che si rida a crepapelle, ma Cheech e Chong sono simpatici e qualche risata me la sono fatta. 

Credo che il film sia inedito in Italia; io ho visto una versione con i sottotitoli, rimediata in modo fortunoso.

 

24 ottobre 2022

Salò o le 120 giornate di Sodoma (Pier Paolo Pasolini, 1975)

 

Una classica inquadratura frontale.

Ci sono film che invecchiano bene ed altri che lo fanno male; poi ci sono quelli che non invecchiano per niente. Tra questi, senza dubbio, c'è Salò.

L'ultima opera di Pasolini uscì quando l'autore era già stato ammazzato da un gruppo di persone rimaste a tutt'oggi non identificate. La giustizia italiana decise di chiudere gli occhi e scaricare la colpa su Pino Pelosi, un utile idiota che nei successivi decenni passò di versione in versione, perdendo pezzi di credibilità ogni volta che apriva bocca.

Tornando al film, non si sa bene che dirne. Ritmo lento, quasi ieratico. Momenti distensivi qua e là in mezzo alla turpitudine e alle depravazioni peggiori che mente umana possa concepire. Dopo quattro o cinque visioni nel corso degli ultimi 25 anni, è comunque meno insostenibile di quanto fosse tempo fa: forse è l'abitudine, forse sono invecchiato io. Resta comunque un esempio altissimo di un cinema estremo ed oggi impensabile. E non solo perché oggi un Pasolini non lo abbiamo più.

Curiosa la scelta dei 4 protagonisti da parte del regista friulano. Valletti, che interpreta il Presidente, è particolarmente disgustoso a mio parere, forse anche per il contrasto tra la sua faccia e la bella voce di Marco Bellocchio, che lo doppia con effetto straniante.

Rivisto nel bluray CGHV.


 

21 ottobre 2022

Una tomba per le lucciole (Isao Takahata, 1988)

Le lucciole rischiarano la notte.

Triste, commovente film giapponese ambientato negli ultimi mesi prima della fine della guerra, nell'estate del 1945.

La storia è quella del quattordicenne Seita e della sua sorellina Setsuko. I due si trovano in mezzo alla strada dopo che la loro casa è stata distrutta da un bombardamento, nel quale è morta anche la madre.

L'animazione forse non è al più alto livello, specie se paragonata ai coevi film diretti da Miyazaki, ma il film funziona benissimo fin dalla sequenza di apertura, quando il protagonista dichiara di essere morto. Parte quindi il flashback relativo ai mesi precedenti, in cui tutto quello che potrebbe umanamente andare storto, va storto: guerra, bombardamenti, genitori uccisi, casa distrutta, povertà, malattia, botte, fame, deperimento e così via.

C'è una notevole, direi poetica profondità nella descrizione delle vicissitudini di questi due fratelli, che ne passano di ogni in un contesto particolarmente sfortunato. Arduo non commuoversi, almeno un poco. Bellissime le musiche. Anche il finale è di alto livello.

Visto in una copia di provenienza ignota, che per mia somma fortuna presentava il primo doppiaggio italiano, e non quello dovuto alla successiva opera di riadattamento dell'inqualificabile Gualtiero Cannarsi.

18 ottobre 2022

L'assassino di pietra (Michael Winner, 1973)

Bronson in mezzo agli hippy.

Charles Bronson è uno sbirro dai metodi prevedibilmente spicci in questo vecchio poliziesco diretto da Michael Winner, futuro regista de Il giustiziere della notte, e prodotto da Dino De Laurentiis.  

Buon film. A un certo punto il protagonista finisce in un ashram, una sorta di comune hippy nell'assolata California: inutile dire che i ragazzi che frequentano il posto sono rappresentati come una massa di poveri deficienti. Bronson comunque spara una serie di battute allucinanti: i suoi dialoghi sono tra le cose migliori del film. Anche la musica di Roy Budd è bella, mentre ho qualche perplessità sullo sviluppo della storia, che mi è sembrata eccessivamente intricata e a tratti poco chiara. Tutta la parte sulla mafia, con Martin Balsam, sembra incastrarsi davvero male col resto della vicenda.

O forse la cosa dipende da me, dato che ho avuto bisogno di ben cinque tentativi prima di finire il film: mi addormentavo tutte le volte, incredibilmente.

Visto in un ottimo mux rimediato in rete.

08 ottobre 2022

10 secondi per fuggire (Tom Gries, 1975)

Il gruppo che mette a punto il piano.

Bel film d'avventura ambientato al confine tra Stati Uniti e Messico.

Bronson (doppiato da Renzo Montagnani) è un pilota che viene ingaggiato da Jill Ireland (e chi, se no) perché la aiuti a far evadere il marito (un Robert Duvall adeguatamente parrucchinato) da un carcere messicano. Le cose però si metteranno male, complicandosi maledettamente, dato che dietro le quinte c'è chi briga perché Duvall resti dov'è.

Bronson qui è meno duro del solito: il suo personaggio si concede anche momenti leggeri, umoristici, come quando non riesce ad imparare come si guida un elicottero. A dimostrazione che l'attore nato in Pennsylvania era a suo agio anche in territori diversi dai consueti.

Bel film davvero: l'ironia non è mai a sproposito e le sequenze d'azione (in elicottero, soprattutto) sono ben fatte. Molti colpi di scena.

Il carcere messicano in cui è detenuto Duvall è in realtà il Fort de Bellegarde, nel sud della Francia:


Visto nel dvd italiano.

04 ottobre 2022

Django & Django (Luca Rea, 2021)

Corbucci e Tarantino.

Bel documentario su Sergio Corbucci e i suoi numerosi western.

Intervengono Franco Nero e Ruggero Deodato, ma il mattatore è Tarantino, che analizza in profondità il percorso del regista romano nel genere, anche con qualche bizzarra teoria tutta sua.

A colpire sono comunque soprattutto le immagini girate dietro le quinte dei western: praticamente mai viste finora, fanno parte dell'archivio che la vedova di Sergio, Nori Corbucci, ha messo a disposizione di Luca Rea e Steve Della Casa.

Visto su Netflix.

 

03 ottobre 2022

Telefon (Don Siegel, 1977)

Riunione tra ufficiali del KGB.

Thriller spionistico diretto da Don Siegel.

Bronson, che appare dopo 20 minuti, è un maggiore del KGB mandato negli Stati Uniti per fermare Donald Pleasence, un suo connazionale che potrebbe provocare la tanto temuta escalation nei già tesi rapporti tra le due superpotenze.

L'uomo infatti è intenzionato a causare una serie di attentati terroristici utilizzando degli agenti dormienti, che sono stati ipnotizzati senza saperlo e sono sempre pronti a fare da kamikaze se sentono una certa frase, anche al telefono (da cui il titolo dell'operazione e del film).

La trama è interessante, ed il film ha un solido impianto narrativo, pur coi suoi continui salti tra Russia e una decina di città americane. Forse soltanto il finale delude un poco: troppo sbrigativo. Bronson è meno mattatore del solito, nei panni di un uomo dalla memoria prodigiosa: deve infatti memorizzare oltre 50 nomi con tanto di indirizzo e numero di telefono. Lee Remick è fuori parte, e comunque il suo ruolo è deboluccio.

Visto in una copia di fonte ignota.

Paradise (Stuart Gillard, 1982)

Phoebe Cates: non servono parole. Film-cult della mia fanciullezza, che ho rivisto dopo oltre 30 anni. Avrei fatto meglio a serbare la purez...