29 aprile 2024

Don't Look Up (Adam McKay, 2021)

I due scienziati in TV.

Malriuscita commedia catastrofica con un cast di grandi nomi.

I soliti astronomi sfigati scoprono che un gigantesco asteroide sta per impattare (di lì a sei mesi) contro il pianeta Terra, con le prevedibili conseguenze. Per qualche motivo però nessuno li prende troppo sul serio, e vengono addirittura ridicolizzati durante una trasmissione televisiva in diretta.

In breve: un pessimo film. Non che sia girato male, ma il tono è completamente sbagliato fin dall'inizio, e non si ride mai. Tutto è eccessivo, e la satira sui poveri deficienti americani, più interessati al gossip che non alla fine del mondo che sta per investirli, è di grana grossa. Meryl Streep, nei panni del presidente degli USA, è al suo minimo storico.

Due ore e ventitre minuti: io ho abbandonato dopo meno di un'ora.

Visto in una copia rimediata in modo fortunoso.

Stella del cinema (Mario Almirante, 1931)

L'esterno del teatro 3.

Rudimentale esempio di film nel film girato nel lontano 1931.

Come molti dei primi film sonori girati in Italia, ha problemi di audio: spesso si sente più la musica di sottofondo che non i dialoghi, peraltro non così importanti. La storia è molto classica: una spigliata ragazzetta inizia a fare la comparsa nel mondo del cinema, ma viene notata e diventa prima attrice in un batter d'occhio. La cosa mette in crisi la sua relazione col fidanzato: dopo qualche battibecco, i due tornano insieme felici e contenti. E ricchi, cosa che non dispiace mai.

Qualche bell'esterno dei gloriosi studi della Cines, sprazzi di un umorismo datato e l'apparizione di alcuni pezzi grossi del nostro star system dell'epoca, come Armando Falconi per esempio. Questo è quanto ha da offrire la breve (solo 67') pellicola di Almirante se vista oggi, a distanza di quasi un secolo dalla sua realizzazione: non di più.

Visto nel dvd RHV.

Bleeder (Nicolas Winding Refn, 1999)

Leo decide di chiudere i conti.

Ottimo secondo lavoro di Winding Refn, che ho recuperato dietro consiglio di un amico.

Il film mostra un gruppo di personaggi marginali: Leo è il vero protagonista, ma funziona perfettamente anche il Lenny di Mads Mikkelsen, nei panni del timido commesso di una videoteca ossessionato dai film. 

Nel film si parla molto di cinema, infatti: a un certo punto il gruppo di 4 amici si trova a casa di uno di loro per vedere Vigilante di William Lustig. La narrazione è lineare, con dissolvenze in rosso come in Sussurri e grida di Bergman. Film cupo, violento e pessimista, che si chiude però con una nota lieve. Bello davvero.

Recuperato in danese con sottotitoli italiani.

25 aprile 2024

Il caso Pisciotta (Eriprando Visconti, 1972)

Uno dei numerosi colloqui in carcere.

Dramma carcerario basato sull'omicidio di Gaspare Pisciotta, ex braccio destro di Salvatore Giuliano.

Pisciotta morì avvelenato mentre era detenuto in isolamento all'Ucciardone: francamente è difficile capire quanto della sua vicenda sia stato fedelmente riportato e quanto invece ricostruito in modo più o meno fantasioso. Ad ogni modo il film funziona, mischiando con sapienza il lato privato del protagonista (Tony Musante) con il suo lavoro di Procuratore della Repubblica, che finisce per essere totalizzante nella sua vita.

Prodotto da Carlo Ponti, è pieno di attori bravi o bravissimi (su tutti Salvo Randone): un bell'esempio del cosiddetto cinema civile che si faceva in Italia in quel periodo.

Rivisto dopo 15 anni, stavolta nell'ottima copia trasmessa da La7 pochi giorni fa.

23 aprile 2024

Number One (Gianni Buffardi, 1973)

Renato Turi e Luigi Pistilli.

Incomprensibile pasticcio senza capo né coda basato su un fatto di cronaca che fece clamore nella Roma del 1971.

Confuso nell'intreccio, farraginoso nella costruzione e diretto da un esordiente incapace che sarebbe riuscito a far recitare male anche Laurence Olivier, ha quantomeno il merito di mostrare i nudi integrali di Rita Calderoni e Josiane Tanzilli. Meglio di niente.

Sparito - comprensibilmente - per decenni, è riemerso in una ottima copia restaurata dalla Cineteca Nazionale un paio d'anni fa. Troppa grazia.

Visto nella copia di cui sopra.

22 aprile 2024

Pusher 3 - L'angelo della morte (Nicolas Winding Refn, 2005)

Milo, il protagonista.

Terzo ed ultimo capitolo, è anche il pezzo migliore della trilogia.

Stavolta il protagonista è Milo, uno spacciatore che si trova in guai grossi, non potendo pagare una partita di diecimila pasticche di ecstasy a due malavitosi slavi. L'uomo, preso da un milione di cose contemporaneamente, per un po' subisce passivamente le angherie dei due, finché a un certo punto esplode e li ammazza entrambi a martellate. Lì entra in scena Radovan (grandissimo), che ormai è fuori dal giro ma non se le sente di rifiutare la richiesta di aiuto del suo vecchio amico. Gran finale splatter.

Film di notevole livello, ruota completamente intorno a Milo, che sta tentando di disintossicarsi, mentre tratta un grosso affare di droga e nel frattempo organizza la festa per il 25simo compleanno di sua figlia, confermandosi peraltro il pessimo cuoco che si era già visto nel primo episodio. Da segnalare la sequenza con i suoi due galoppini che escono di scena perché stanno malissimo dopo aver mangiato uno dei famigerati piatti cucinati dal loro boss.

Visto in un mux recuperato fortunosamente.

21 aprile 2024

Mister Miliardo (Jonathan Kaplan, 1977)

Una fotobusta del film.

Fallimentare tentativo di lanciare Terence Hill in America.

La storiella, molto debole, vede un ingenuo meccanico italiano ereditare un miliardo di dollari da uno zio americano che nemmeno conosce. Per mettere le mani sulla grana però l'uomo dovrà andare negli Stati Uniti e firmare un documento entro una certa data, altrimenti perderà tutto. Il cattivo del film inoltre mette una professionista dietro a Hill perché lo convinca a sottoscrivere un atto di rinuncia: inutile dire che la ragazza finirà per innamorarsi di lui come una pera cotta.

Cinema vecchio, già nel 1977. Se la trama è quello che è, la regìa ce la mette tutta per tenere alta l'attenzione dello spettatore: si sprecano riprese aeree e scontri automobilistici. Il montaggio della sequenza finale è serrato, ma il film non si allontana mai dai binari del prevedibile, anche perché la coppia Hill-Perrine è male assortita.

Visto su RaiPlay.

C'era una volta il Derby Club (Marco Spagnoli, 2024)

Una immagine promozionale.

Documentario sullo storico club milanese di via Monte Rosa 84, e sui numerosi attori e comici che da lì spiccarono il volo.

Narrato da Elio, vede il contributo di persone che ebbero modo di lavorare al Derby, tra i quali Enrico Beruschi, Paolo Rossi, il trio Aldo, Giovanni e Giacomo e diversi altri. C'è Cochi, ma purtroppo manca Renato. Bello, divertente: si vedono anche immagini di una Milano ormai scomparsa almeno quanto il Derby.

Visto su RaiPlay.

20 aprile 2024

Che gioia vivere (René Clement, 1961)

Fascisti = maiali, com'è evidente.

Non un granché questa vecchia commedia di René Clement con Alain Delon protagonista.

Siamo nella Roma del 1921. Delon, per una serie di equivoci, viene scambiato per un pezzo grosso dell'anarchismo internazionale, pronto a mettere bombe a destra e a manca per evitare che i fascisti prendano il potere. Lui lascia fare, anche perché si è innamorato della bella figlia dell'anarchico Gino Cervi, che lo ospita a casa sua.

Sferzante ironia antifascista e un nutrito cast di grandi attori purtroppo spesso sprecati in parti insignificanti: Gastone Moschin, solo per fare un esempio. Tratto da un'idea di Gualtiero Jacopetti, è un film che ironizza in modo leggero su un tema serio, ma lo fa in modo sciapo. Bel ruolo per Carlo Pisacane, il leggendario Capannelle de I soliti ignoti.

Visto nella bella copia trasmessa da Rete 4 poco tempo fa.

17 aprile 2024

Il ritorno di Maciste (Maurizio Sciarra, 2023)

Della Casa, Abbagnale e Sciarra.

Documentario sul leggendario personaggio di Maciste, apparso per la prima volta nel Cabiria di Giovanni Pastrone interpretato da Bartolomeo Pagano, un camallo del porto di Genova.

L'uomo divenne in breve tempo famosissimo, e fu protagonista di circa 30 pellicole nelle quali interpretava ogni possibile variazione dell'uomo forte e dal cuore d'oro, sempre alle prese con ingiustizie e torti da raddrizzare.

Ci sono interviste a diversi personaggi, storici del cinema ma non solo: per esempio interviene Giordano Bruno Guerri, che parla di D'Annunzio e del suo coinvolgimento nel film di Pastrone uscito nel 1914. Curiosa la scelta di far dialogare il critico Steve Della Casa con il redivivo Bartolomeo Pagano, cioé con Giuseppe Abbagnale. La cosa all'inizio spiazza un po', ma nel complesso funziona abbastanza bene.

Visto al cinema Anteo alla presenza del regista.

Pusher II - Sangue sulle mie mani (Nicolas Winding Refn, 2004)

Tonny e Kurt, non esattamente due furboni.

Titolo italiano di consueta cretineria per il secondo episodio della trilogia di Pusher.

Stavolta si seguono le vicende di Tonny. Appena uscito di galera torna a lavorare per il padre, un duro che più duro non si può. Il ragazzo passa da un guaio all'altro, anche perché frequenta solo tossici, balordi e mignotte. Oltretutto non brilla certo per acume, e come se non bastasse la sfortuna lo prende spesso di mira. Maltrattato da tutti quanti, sembra avere una capacità di sopportazione infinita, ma tira tira a un certo punto la corda si spezza, come dice il proverbio.

Bel film, più o meno a livello del primo capitolo. L'umanità descritta da Refn è davvero squallida, praticamente senza eccezioni. Bello il finale, con Tonny che fugge via con il bambino che forse è suo figlio e forse no, ma in fondo poco importa. Gustosa anche la colonna sonora elettronica, quasi da postatomico anni Ottanta.

Rivisto dopo 8 anni in un bel mux rimediato fortunosamente.

15 aprile 2024

Pusher - L'inizio (Nicolas Winding Refn, 1996)

Vic e Frank in macchina.

Ottimo esordio per un regista danese che farà strada.

Già visto nel 2015, racconta le disavventure di uno spacciatore di droga a Copenaghen. Il film parte piano, con il cazzeggio di Frank e del suo amico idiota Tonny, per poi decollare decisamente con l'entrata in scena di Milo, personaggio che avrà un ruolo centrale nel terzo capitolo della saga.

Refn dimostra una notevole padronanza del racconto, anche se il suo stile è fin troppo dinamico per i miei gusti. Ma i personaggi sono gustosi, e soprattutto credibili: il protagonista Frank, il viscido Milo, l'inquietante Radovan e così via. Tristissima la sequenza in cui Frank va dalla madre, che non vede da anni, ad elemosinare un po' di denaro. Finale aperto, e molto suggestivo.

Visto in un mux rimediato fortunosamente.

 

12 aprile 2024

Vigilante (William Lustig, 1982)

Forster e Strode in carcere.

Violenza urbana fuori controllo in questo cupo dramma diretto da William Lustig.

Siamo a New York: e dove, se no. La polizia è inerme di fronte al dilagare delle bande di teppisti: anche quando qualcuno viene arrestato e si arriva al processo, ci sono giudici corrotti ed avvocati maneggioni (Joe Spinell, fantastico) che rendono inutile il lavoro fatto dagli sbirri sulle strade. In un contesto del genere, Fred Williamson e qualche amico pensano bene di improvvisarsi giustizieri per conto loro.

Buon film. L'inizio, notevolissimo, vede Williamson istruire alcune persone che vogliono unirsi al gruppo dei vigilanti. Poi ci si concentra solo sulla vicenda di Robert Forster: uccidono suo figlio e picchiano sua moglie a sangue, ma a finire in carcere è proprio lui, paradossalmente.

Williamson è ovviamente perfetto per la parte, ma il vero protagonista è il più blando Forster. Grandioso il vecchio Woody Strode, ancora gagliardo a quasi 70 anni nei panni di un detenuto di quelli con cui non c'è troppo da scherzare. Bella anche la colonna sonora.

Visto in un ottimo mux rimediato fortunosamente.

09 aprile 2024

Adagio (Stefano Sollima, 2023)

L'inquietante sguardo del vecchio Daytona.

Noir metropolitano diretto da Sollima con un cast perfetto.

Film spettacolare, che mi ha preso moltissimo già dalle prime inquadrature. Ambientato in una Roma ostile e perlopiù periferica, fatta di palazzacci e vie anonime, è costruito in modo sapiente e con svolte narrative spiazzanti ed efficaci. La cosa migliore è però il lavoro fatto sugli attori: Favino giganteggia, ma Servillo non gli è da meno. Anche Mastandrea lascia il segno con una bella caratterizzazione, ma il suo ruolo è meno centrale.

Il rendez-vous finale alla stazione dei treni è un gran pezzo di cinema, con la tensione che sale in modo costante ma senza durare troppo. Sinceramente, faccio fatica a trovare un difetto a questo film: dovendo proprio dire una cosa negativa, ci sono alcuni dialoghi sussurrati in romanesco di ardua comprensione, se non alzando il volume del televisore a livelli spaziali.

Visto in una copia recuperata fortunosamente. Da rivedere quanto prima.

Missing - Scomparso (Costa-Gavras, 1982)

Lemmon allo stadio in mezzo ai prigionieri.

Dramma ambientato durante il golpe del 1973 in Cile e tratto da una storia vera.

Jack Lemmon arriva nel paese sudamericano (mai nominato in modo esplicito) per cercare suo figlio, sparito dopo essere stato prelevato dai militari. Destino comune a molte altre persone, ovviamente. Insieme a lui c'è la nuora, Sissy Spacek, con cui l'uomo ha rapporti inizialmente difficili. Purtroppo non ci sarà nessun lieto fine: si scoprirà che il ragazzo era stato ucciso già tre giorni dopo il suo arresto.

Bel film, ben scritto e girato con attenzione e un discreto senso del ritmo. Poca azione, ma non è un difetto. Costa-Gavras ha reso bene il senso di insicurezza quasi allucinato che vivono i protagonisti nel paese, dove si sente sparare di continuo in lontananza e non è difficile trovare cadaveri abbandonati ai lati delle strade, anche in pieno centro. Lemmon sempre bravissimo. Struggente il tema portante della colonna sonora di Vangelis.

Visto in una copia muxata, che purtroppo contiene un inutile ridoppiaggio.

08 aprile 2024

Il corpo della ragassa (Pasquale Festa Campanile, 1979)

Salerno al vespasiano.

Erotico padano tratto dal più famoso romanzo di Gianni Brera.

La storia riprende grosso modo quella del Pigmalione di Shaw. Enrico Maria Salerno si incapriccia delle giovane e splendida Lilli Carati e decide di educarla per farne una vera signora, cosa non delle più semplici considerate le umili origini della ragazza.

Sceneggiato da Alberto Lattuada (e la cosa si sente) insieme ad Enrico Oldoini, è piuttosto divertente, specialmente nella prima metà. Impregnato di sesso dall'inizio alla fine, perde un po' di interesse nella seconda parte, ma resta comunque gradevole da seguire. La Carati (mai così bella, né così nuda se non quando si è data al cinema hard-core) fa quello che può, alle prese con un ruolo non facile e ben al di là delle sue modeste capacità attoriali. Se non naufraga, lo deve al doppiaggio di Vittoria Febbi.

Renzo Montagnani (detto Il pistolone del Po) è mal sfruttato, e sparisce per metà film per motivi non chiari. Più divertente la brava Elsa Vazzoler nei panni della cameriera, ex balia di Salerno.

Visto in una vecchia copia registrata su Rete 4 almeno 25 anni fa: ad oggi il film risulta inedito in digitale.

07 aprile 2024

Delta (Michele Vannucci, 2022)

Borghi a inizio film.

Dramma con Alessandro Borghi e Luigi Lo Cascio girato sul fiume Po.

Film pessimo. Attori che urlano senza motivo ogni cinque minuti, dialoghi quasi sempre sussurrati oppure urlati, diverse assurdità tra le quali Lo Cascio che parla in emiliano ed ha una sorella che sembra più sua figlia. Controllando, i due hanno 34 (!) anni di differenza, tanto per dire.

Lodevole il tentativo di girare un thriller in un'ambientazione insolita, ma i personaggi sono macchiette, lo sviluppo narrativo è elementare e i dialoghi fanno sanguinare le orecchie per quanto sono malscritti.

Borghi comunque è bravissimo, mentre Lo Cascio - che pure apprezzo - è fuori ruolo.

Visto su Sky a casa di amici, e abbandonato ridacchiando dopo 40 minuti circa.

05 aprile 2024

L'amore coniugale (Dacia Maraini, 1970)

La spettacolare Fiat bicolore guidata da Milian.

Dramma tratto da un romanzo di Alberto Moravia e diretto dalla sua compagna Dacia Maraini.

Credo di aver visto almeno 15 film tratti dalle opere dello scrittore romano, e francamente li ho trovati tutti noiosi. Questo dilettantesco pastrocchio diretto da una regista esordiente non fa certo eccezione. Le parti politiche, con i tre ragazzi che contestano il borghese Tomas Milian, sono ridicole ma soprattutto fanno a cazzotti con il resto del materiale. Poi qualcuno dovrebbe spiegarmi il senso delle infinite sequenze del barbiere che rade Milian, solo per dire una delle tante assurdità che la pellicola accumula col passare dei minuti.

I riferimenti alla mafia (il film è girato a Bagheria) sono buttati lì con superficialità, la regìa zoppica, la storia avanza a fatica e si giunge a un finale fin troppo ovvio da immaginare con largo anticipo.

Visto su Rakuten.

I promessi sposi (Mario Camerini, 1941)

La conversione dell'Innominato.

Bellissima riduzione del famoso romanzo girata con grandi mezzi.

Titolo storico di Camerini, fu un grande successo di pubblico e la cosa non sorprende. Filmato con grande eleganza, pieno di bravissimi attori anche in piccoli ruoli di contorno, rende pienamente giustizia a Manzoni nonostante la necessaria riduzione del testo.

Pochi esterni ma di impatto, girati sul Lago di Como ma non solo, e una spettacolare ricostruzione scenografica della Milano del 1630 effettuata a Cinecittà. Ottimi Gino Cervi e Dina Sassoli, ma l'Innominato di Carlo Ninchi ruba la scena a tutti.

Visto nel dvd italiano Dolmen.

03 aprile 2024

Non sparate sui bambini (Gianni Crea, 1978)

Un manifesto della pellicola.

Poliziesco poveristico diretto da Gianni Crea, nientemeno.

Già visto 15 anni fa, non mi è dispiaciuto pur con tutti i suoi limiti. La prima parte è più virata sul sociale, e il copione (scritto dal regista) butta dentro fin troppi temi senza approfondirne davvero nessuno: disagio giovanile, contestazione, femminismo, droga, disoccupazione, sicurezza sul lavoro. La seconda parte è invece più canonica, con i due banditi che si asserragliano in un asilo e sequestrano 30 bambini dopo una rapina finita nel sangue, al solito.

Girato nella campagna fuori Roma, soprattutto nel borgo di Capena, è un onesto sottoprodotto che ha il pregio di non annoiare. Prete è abbastanza convincente nei panni del povero disgraziato finito a fare il criminale per necessità, mentre la Giorgi è al minimo sindacale.

Rivisto nella solita, pessima copia da vhs.

02 aprile 2024

Angel Heart - Ascensore per l'inferno (Alan Parker, 1987)

L'incontro tra i due protagonisti.

Affascinante thriller soprannaturale che non avevo mai visto, diretto da Alan Parker.

L'inizio è classico: Mickey Rourke (bravissimo) è un detective privato da 4 soldi che viene ingaggiato da un inquietante personaggio (De Niro) perché rintracci una persona, di cui si hanno poche notizie e non è ben chiaro se sia ancora vivo oppure no. Segue la prevedibile scia di cadaveri, per giungere ad un colpo di scena finale che a quel punto non è così arduo da prevedere ma comunque di grande effetto.

Gran bel film: ambientazione suggestiva, regìa solida, personaggi gustosi, interpretazioni efficaci. Purtroppo la storia non è sempre facile da seguire, tanto che alla fine ho dovuto fare uno sforzo mentale per riannodare tutti i fili e capire cosa stava succedendo. Certo, la scazzottata tra Rourke e il vecchio jazzista è un momento eccessivo, così come le inquadrature di De Niro e del bambino nero con gli occhi arancioni. Eccessi un po' kitsch, che a mio gusto personale avrei evitato. Il film però resta bellissimo e merita senz'altro una seconda visione.

De Niro si vede poco, ma lascia decisamente il segno. Grazie al cielo qui non è doppiato da Amendola, ma dal più sobrio ed efficace Paolo Poiret.

Visto in un mux recuperato fortunosamente.

01 aprile 2024

Mostruosamente Villaggio (Valeria Parisi, 2024)

L'orrendo poster.

Recente documentario sul grande Paolo Villaggio, presentato da Luca Bizzarri.

Interessante e con numerose interviste a nomi anche importanti, è un bel ritratto dell'uomo e dell'attore insieme. Appaiono anche la moglie e i due figli, oltre a Milena Vukotic, Neri Parenti, Diego Abatantuono, Dori Ghezzi, Alessandro Gassman, Ricky Tognazzi e così via. Girato con lo stile che va di moda adesso, con abbondanza di inutili riprese effettuate con un drone, ha una sorta di cornice con Bizzarri che arriva su una Bianchina in studio. Che poteva essere tranquillamente evitata, ma pazienza. Si ride anche molto ovviamente, con gli spezzoni dei vari film di Fantozzi.

Permane l'idea, per quanto sommaria, di un uomo difficile da apprezzare, con tutta la sua indubbia intelligenza. Chissà.

Visto su RaiPlay.

Soldati - 365 all'alba (Marco Risi, 1987)

Amendola e Benvenuti ai ferri corti. Bel film di Marco Risi, che racconta un anno di naja in una caserma friulana. Tanti personaggi più o me...