24 ottobre 2022

Salò o le 120 giornate di Sodoma (Pier Paolo Pasolini, 1975)

 

Una classica inquadratura frontale.

Ci sono film che invecchiano bene ed altri che lo fanno male; poi ci sono quelli che non invecchiano per niente. Tra questi, senza dubbio, c'è Salò.

L'ultima opera di Pasolini uscì quando l'autore era già stato ammazzato da un gruppo di persone rimaste a tutt'oggi non identificate. La giustizia italiana decise di chiudere gli occhi e scaricare la colpa su Pino Pelosi, un utile idiota che nei successivi decenni passò di versione in versione, perdendo pezzi di credibilità ogni volta che apriva bocca.

Tornando al film, non si sa bene che dirne. Ritmo lento, quasi ieratico. Momenti distensivi qua e là in mezzo alla turpitudine e alle depravazioni peggiori che mente umana possa concepire. Dopo quattro o cinque visioni nel corso degli ultimi 25 anni, è comunque meno insostenibile di quanto fosse tempo fa: forse è l'abitudine, forse sono invecchiato io. Resta comunque un esempio altissimo di un cinema estremo ed oggi impensabile. E non solo perché oggi un Pasolini non lo abbiamo più.

Curiosa la scelta dei 4 protagonisti da parte del regista friulano. Valletti, che interpreta il Presidente, è particolarmente disgustoso a mio parere, forse anche per il contrasto tra la sua faccia e la bella voce di Marco Bellocchio, che lo doppia con effetto straniante.

Rivisto nel bluray CGHV.


 

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