20 giugno 2021

Quattro notti di un sognatore (Robert Bresson, 1971)

Il protagonista maschile.

Un Bresson che mi mancava, tratto dallo stesso racconto di Dostoevskij che aveva ispirato anche Luchino Visconti col suo Le notti bianche.

È un film bressoniano fino al midollo: attori non professionisti totalmente inespressivi, battute recitate in modo àtono (anche se il doppiaggio italiano, come al solito, tradisce almeno in parte questa indicazione), storia minimale raccontata soprattutto attraverso i dettagli. Talora può risultare ostico, persino impenetrabile.

La storia è quella di un giovanotto che salva una ragazza dal suicidio: lei è disperata per il classico amore infelice. Nelle successive tre notti, i due giovani si troveranno, raccontandosi le loro vicende e aspettando che questo terzo incomodo faccia la sua comparsa. Il film è tutto qui: il rigore stilistico è assoluto, e in qualche modo genera un fascino inquietante. Certo, è un film che pretende attenzione. Curioso il film con tante sparatorie che i due giovani vanno a vedere al cinema: fa pensare a che razza di poliziesco avrebbe mai potuto girare Bresson...

Dvd A&R, appena uscito.

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