20 luglio 2021

Lo spietato (Renato De Maria, 2019)

Via San Dionigi a Milano.

Milano e la criminalità, un binomio che al cinema ha prodotto film notevoli, decenni or sono.

De Maria è un buon regista secondo me (Italian Gangsters per esempio mi era piaciuto molto), e Scamarcio può anche andare, per il ruolo. Il film però è piatto, e tutto puzza di già visto sin dall'inizio.

Esempio: ha ancora senso, nel 2019, girare una scena col protagonista che scende le scale di un locale notturno in slow motion, con la musica che pompa in sottofondo? Non l'abbiamo già vista tutti almeno venti volte in venti altri film? Anche le rapine della banda, mostrate all'inizio, trasudano finzione in modo irritante. Troppo urlate, troppo esagitate. Classico difetto del cinema italiano, quello di esagerare, di buttarla sempre in caciara senza motivo.

Il film ha comunque i suoi pregi. Una certa ironia nella voce fuori campo, per esempio. Ma il personaggio dell'amante di Scamarcio, da dove è uscito fuori? La solita straniera, francese in questo caso, che parla un italiano perfetto ma con un pesantissimo accento. Altra stonatura evitabilissima, che sembra uscita da un film con Alberto Sordi di 60 anni fa. E meglio non commentare la ridicola macchietta dell'artista concettuale, una roba che avrei visto bene in un film con Franco e Ciccio.

Visto su RaiPlay.

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