18 novembre 2021

Raptus (Marino Girolami, 1969)

Il titolo della riedizione.

Dramma processuale su un giovane ragazzo che ha ucciso una mignotta e rischia l'ergastolo. Lui però è matto come un cavallo, e un vecchio avvocato alcolizzato dal cuore d'oro (Folco Lulli) si fa quindi carico del caso per invocare l'inevitabile infermità mentale.

Uscito come Eros e Thanatos e rititolato Raptus solo qualche anno dopo, il film parte con ambizioni altissime, tra una citazione di Marcuse e le prevedibili staffilate al nostro antiquato sistema giudiziario. Si era nel 1969, non va dimenticato. Inutile dire che il lato commerciale dell'operazione finisce col prevalere su tutta la linea. Un film estremamente verboso, con la psicologia dei personaggi tagliata con l'accetta: alla fine si scopre che l'empatia di Lulli per il giovane assassino viene dritta dall'analoga condanna per omicidio di suo fratello, poi morto suicida in carcere.

Nel cast ci sono i fratelli Lulli (Piero oltre a Folco), Daniele Vargas e un giovane Maurizio Merli, senza baffi e già nei panni (che diverranno per lui abituali) del poliziotto.

Visto in una brutta copia, scura e poco definita, emersa da chissà dove: il film è sparito da decenni dai palinsesti televisivi e non risulta abbia mai avuto edizioni home video, né in Italia né all'estero.


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