Madre e figlia nel secondo episodio.
Commedia sul tema dell'aborto divisa in tre episodi.
Il primo, ambientato formalmente a Milano ma girato quasi tutto in interni, è una sciocchezzuola con Janet Agren incinta di Duilio Del Prete (irritante ed eccessiva la sua parlata da cumenda). Nel secondo Turi Ferro è un candidato sindaco democristiano in Sicilia, che vede minacciata la sua posizione quando la figlia (Monica Guerritore) dice di aspettare un bambino, e non vuole dire chi sia il padre. Urge un aborto, che verrà praticato in silenzio e con l'inganno. Discreto, più per il cast che per la storia (ci sono anche Claudio Nicastro e Franco Fabrizi).
Il terzo episodio, quello romano, è sicuramente il migliore, e in prospettiva anche l'unico che ricorderò di qui a poco. Enrico Montesano e Adriana Asti sono due poveri baraccati con tre bambini e un quarto in arrivo, che proprio non si possono permettere. Dopo aver tentato diverse strade, decidono di affidarsi a una mammana per un aborto clandestino: finirà male.
I temi sociali non mancano: oltre all'aborto è curioso vedere la doppia morale del personaggio di Turi Ferro, per esempio. Ma tutto resta abbastanza in superficie. Film diseguale insomma, che parte male per finire meglio: il colpo di scena drammatico nel finale del terzo episodio è francamente inaspettato. Strano vedere la Asti recitare in romanesco, tra l'altro. Belle ma non troppo originali le musiche di Ennio Morricone.
Visto su Cine 34.
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