L'ultimo (ci si augura) film di Nanni Moretti è una stanca, noiosa ripresa di cose già viste, già dette e già fatte molto meglio anni prima.
Stavolta il protagonista sta girando un film sul PCI nel 1956, quando i sovietici invasero l'Ungheria. Nel frattempo il suo matrimonio va a rotoli, la figlia si fidanza con un uomo di 75 anni e il film si blocca per mancanza di fondi: la crisi è quindi su tutti i fronti.
Film senile, ripetitivo, stonato e a tratti sinceramente irritante, soprattutto pensando a cosa ha saputo fare Moretti anni fa. I momenti che dovrebbero far ridere sono pietosi: su tutti, l'imbarazzante sequenza con i dirigenti di Netflix. Un umorismo vecchio, telefonato e che non funziona mai. Moretti poi recita in modo terribile, facendo in pratica una bolsa parodia del suo personaggio. Le citazioni annoiano, e francamente avrei fatto volentieri a meno di vedere il 65enne Silvio Orlando che mette la lingua in bocca alla povera Barbora Bobulova.
Non discuto il livello tecnico della regìa, ma il film stanca prestissimo e non si vede l'ora che finisca. Si viene però premiati, reggendo fino al termine: infatti l'ultima sequenza, il corteo a Roma con gli attori dei vecchi film di Moretti, è un bel momento. L'unico.
Visto in una copia da Sky Cinema.
Nessun commento:
Posta un commento