Durissimo dramma carcerario con un Sordi molto lontano dal suo personaggio abituale.
Splendido film, che mostra una situazione fin troppo verosimile: quella dell'inerme cittadino stritolato dal gigantesco apparato giudiziario, senza che sappia nemmeno il perché. Ovvio pensare subito a Kafka, ma il film non è così teorico, anzi va giù molto diretto e narra in modo talvolta persino eccessivo le traversie e le umiliazioni del povero Giuseppe Di Noi. La sua odissea, di carcere in carcere, è una discesa nei gironi infernali che sembra non avere fine.
Forse la sequenza della rivolta è eccessiva, e a dirla tutta la colonna sonora di Carlo Rustichelli mi è parsa ripetitiva e anche poco adatta alla pellicola. Ma il film rimane bellissimo, e certe scene (come la tentata violenza carnale) restano impresse. Da sottolineare la magistrale prova di Alberto Sordi, sofferta e commovente: c'è da rammaricarsi del fatto che l'attore romano abbia sfruttato così raramente questa sua vena drammatica.
Rivisto dopo qualche anno nella copia televisiva trasmessa da La7.

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