Un intenso primo piano di Nazzari.
Un altro dei film italiani che trattano il delicato tema del ritorno dei reduci dispersi in Russia, anche se qui la cosa è solo un pretesto narrativo e poco più. Nazzari torna dopo ben 10 anni, e come prima cosa accoppa l'uomo che aveva avuto una liaison con sua moglie mentre lui era via, creduto morto da tutti. In realtà quella relazione era ormai finita, ma vaglielo a spiegare.
Dramma torbido, che non risparmia qualche colpo basso e culmina in un finale da fotoromanzo (il salvataggio sui binari del treno). Nazzari si vede poco: il vero motore della storia è il complicato rapporto tra la figlia (Antonella Lualdi, splendida) e la madre (Nadia Gray). Anche qua come in Catene, la donna decide di mentire al processo, sacrificandosi per salvare il marito che amava, ama ancora e sempre amerà.
Oggi fa un po' specie vedere un uomo che prende soli 4 anni di carcere per un omicidio volontario, grazie al famigerato articolo 587 del nostro Codice penale, quello relativo al delitto d'onore: ma nel 1954 la cosa passava ancora liscia.
Visto su Mediaset Play.
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