31 maggio 2023

Qualcosa striscia nel buio (Mario Colucci, 1971)

Una maliziosa Lucia Bosé.

Thriller vagamente soprannaturale di discreto interesse.

L'assunto è vecchio come il cinema: un gruppo di persone si trova bloccato dal crollo di un ponte in una vecchia villa isolata in mezzo al nulla. Tra di loro c'è anche un pericoloso criminale, preso in arresto da un commissario e dal suo aiutante. Si attende la mattina per l'arrivo dei soccorsi, ma durante la notte iniziano a succedere strane cose.

Il film, riassumendo un po' alla buona, è tutto qui. Niente di originale, eppure la regìa del carneade Colucci ha dei momenti di notevole intensità: già sui titoli di testa si ha l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di meno banale di quanto si potrebbe supporre. Ci sono due sequenze della pellicola rimaste celebri, perlomeno nel ristretto ambito degli appassionati dello sleazy italiano del periodo: la seduta spiritica, con un inquietante Giacomo Rossi Stuart posseduto dallo spirito della defunta padrona di casa, e la fantasia onirico/erotica di Lucia Bosé, che a 40 anni suonati, oltretutto, dimostra di non avere alcun bisogno del reggiseno.

Pezzi di cinema apprezzabilissimi, che purtroppo non si ripetono più: nella seconda parte il film soffre di una certa ripetitività, e la noia fa capolino. Il cast oltretutto non aiuta: Dino Fazio e il maestro Lavagnino non erano attori, e la cosa si vede fin troppo bene. Pessimo (e inutile) il modellino del castello, che francamente pensavo dovesse prendere fuoco e/o esplodere a fine film, per giustificare in qualche modo la sua presenza. Mah.

Visto nel dvd CineKult.

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