31 agosto 2024

Il prestanome (Martin Ritt, 1976)

Allen in primo piano.

Questo vecchio film di Martin Ritt racconta una storia fittizia ambientata nel cupo periodo del maccartismo, che non è un modo particolare di suonare il basso elettrico inventato da Paul McCartney come credeva un mio ex compagno del liceo.

Il film è bello: l'avevo visto circa 25 anni fa in vhs e poi mai più, anche perché non è uscito in dvd e in TV non passa praticamente mai. La presenza di Woody Allen sposta il baricentro decisamente verso la commedia, in più sequenze e soprattutto nella prima metà. Ora, Allen è bravo, ma il vero gigante qui è Zero Mostel, che somiglia in modo inquietante al Carmelo Bene versione primi anni Novanta.

La sequenza del suicidio dell'attore è resa in modo magistrale: si tratta del picco emotivo di un film forte, che non risparmia scene dure, insieme a qualche momento didascalico più banale, specialmente nei dialoghi tra Allen e la fidanzata, la poco nota Andrea Marcovicci. C'è anche Danny Aiello, in un ruolo di supporto.

Il finale è uno sberleffo, e chiude in modo lieve una vicenda che nella realtà dei fatti fu atroce, e complessivamente vergognosa. Non un capolavoro, questo no, ma un film valido e che merita attenzione.

Rivisto dopo una vita in un'ottima copia in inglese, con sottotitoli italiani.

29 agosto 2024

Blow Out (Brian De Palma, 1981)

Travolta in primo piano.

Thriller classico di De Palma che non avevo mai visto, almeno che io ricordi.

Costruito in modo impeccabile nella prima metà, si risolve poi in un finale tirato un po' troppo per le lunghe. La tensione resta comunque sempre alta, e la regìa di De Palma è eccellente, come quasi sempre nei suoi film di quel periodo, quando i suoi virtuosismi con la macchina da presa non erano ancora diventati estremi. Anche qui abbiamo lunghi piani sequenza, così come alcune scene in split screen, ma senza che la cosa diventi esagerata. Tocchi d'autore, e nulla di più.

La vicenda, in sé, non è il massimo della plausibilità, e i personaggi secondari spesso sono solo dei bozzetti (il commissario, il fotografo complice della ragazza). Anche il cast non è quello delle grandi occasioni: Travolta fa il suo, Lithgow è perfetto per la parte ma si vede poco. Nancy Allen invece è scialba, e penso che abbia avuto il ruolo solo perché al tempo delle riprese stava con De Palma, bontà sua.

Film comunque notevole, da apprezzare per la regìa, le belle musiche di Pino Donaggio e gli ultimi 60 secondi, un bello schiaffo allo spettatore.

Visto in una splendida copia recuperata fortunosamente.

28 agosto 2024

American Psycho (Mary Harron, 2000)

La bella Chloe Sevigny.

Curioso thriller tratto da un romanzo molto famoso che però non ho mai letto.

Christian Bale è uno yuppie americano di Wall Street, che passa il suo tempo tra pranzi, cene e cocktail di lavoro. A latere, ammazza gente a caso, sempre senza lasciare la minima traccia. L'uomo vive una vita solitaria: non ha amici, ha in teoria una fidanzata che però gli è del tutto estranea.

La prima parte del film funziona bene, nonostante una regìa convenzionale. Nell'ultima mezz'ora le cose prendono una piega particolare, nel senso che non è più chiaro se quanto si è visto in precedenza sia reale, o se sia stato soltanto immaginato dal protagonista.

Del resto l'indeterminatezza nel film è generale, nel senso che le persone vengono continuamente confuse e scambiate tra loro: cosa che potrebbe dare adito a diverse interpretazioni, anche spericolate, volendo. Chissà. Comunque la sequenza dei biglietti da visita è davvero notevole, ed era l'unica che ricordassi perfettamente ancora oggi.

Rivisto dopo circa 20 anni in una copia rimediata fortunosamente.

24 agosto 2024

L'uomo senza sonno (Brad Anderson, 2004)

Christian Bale, pelle e ossa.

Buon thriller realizzato ormai vent'anni fa.

Christian Bale, magro come un chiodo, è una specie di alienato: vive da solo, ha scarse interazioni sociali e non riesce più a dormire da circa un anno. Fa l'operaio, e un giorno causa involontariamente il ferimento di un suo collega: dopo questo episodio il suo equilibrio psichico, già non ottimale, precipita sempre più.

Bel film, che ho rivisto con piacere dopo circa 15 anni. Bale così scheletrico fa impressione, ma il film è molto altro: l'atmosfera è ambigua, la regìa classica ed elegante con varie citazioni hitchcockiane e non solo. Degna di menzione la sequenza girata nel tunnel degli orrori, e bello anche il finale, che spiega il come e il perché.

Rivisto in una copia derivata dal bluray italiano.

La grande scommessa (Adam McKay, 2015)

L'ufficio riunito.

La crisi dei mutui subprime a Wall Street nel 2008 è raccontata in questo lungo film (130') con un cast stellare.

L'ho rivisto dopo tre anni, avendo la medesima impressione che ebbi allora: un buon film, con diverse frecce al suo arco, ma troppo lungo e soprattutto con troppi virtuosismi tecnici inutili. Ottimi i vari Steve Carell e Ryan Gosling, mentre Christian Bale ha un personaggio eccessivamente macchiettistico a mio gusto personale. C'è anche la bella Marisa Tomei, ma ha solo un paio di scene.

L'argomento è ostico per chiunque non mastichi di numeri e finanza, eppure la narrazione procede discretamente, anche se qualche snodo narrativo è risolto in modo sbrigativo.

Visto in una copia recuperata fortunosamente.

23 agosto 2024

99 Homes (Ramin Bahrani, 2014)

Lo sguardo glaciale di Michael Shannon.

Triste dramma sul problema degli sfratti negli USA.

Un padre single viene cacciato di casa insieme al figlio e alla madre (Laura Dern, sempre bella da rivedere). Per uno di quei casi strani della vita, il ragazzo va a lavorare proprio per l'uomo che lo ha sfrattato (Michael Shannon, grandissimo), e pian piano inizia a sporcarsi le mani in modo sempre peggiore, fino a quando non regge più la pressione, e inevitabilmente cede.

Cupo, disperato e persino gelido nella rappresentazione del dramma che colpisce chi si trova in mezzo a una strada dalla sera alla mattina, indulge purtroppo in qualche scena-madre un po' eccessiva, un po' troppo urlata per i miei gusti, come ad esempio il confronto finale tra madre e figlio nella villa vuota. Sono sequenze in cui la scrittura si sente troppo, a mio avviso. Ciò detto il film è bello e ben recitato. E la scena della casa invasa dai liquami si fa ricordare.

Rivisto, dopo 7 anni, nel basico dvd italiano.

22 agosto 2024

Il sorriso della jena (Silvio Amadio, 1972)

Una Jenny Tamburi al cubo.

Giallo all'italiana con la notevole coppia Rosalba Neri-Jenny Tamburi.

La Tamburi è la solita ragazzina che torna a casa dopo anni passati in collegio per la morte della madre, vittima di un suicidio che puzza di omicidio lontano un miglio. Conosce quindi il patrigno Silvano Tranquilli e la migliore amica (per modo di dire) di mammà, cioé la Neri. Non serve un grande sforzo di immaginazione per capire che la coppia ha assassinato la madre e punta ora a fare il bis con la figliola, ma le sorprese non mancheranno. Finale sbrigativo, al limite dell'umorismo involontario.

Il meccanismo del giallo è banale e il ritmo piuttosto lento, ma il film si fa apprezzare per il lato visivo e sonoro (la frizzante colonna sonora è opera di Roberto Pregadio). Rosalba Neri è stupenda, ma Jenny Tamburi riesce persino ad oscurarla. Del resto il regista era noto per saper valorizzare la bellezza femminile: basti pensare ai suoi film con Gloria Guida.

Visto in una splendida copia derivata da un bluray estero.

21 agosto 2024

Madre! (Darren Aronofsky, 2017)

Jennifer Lawrence.

Ambizioso quanto fumoso lavoro di Aronofsky, uno che un film normale non credo l'abbia mai girato in vita sua.

Interamente ambientato all'interno di una grande casa in mezzo a un prato, racconta una storia troppo particolare per poterla riassumere in poche righe. La macchina da presa è praticamente fissa sulla protagonista Jennifer Lawrence: la segue da dietro, la inquadra in primi e primissimi piani, sempre attenta a non perdersi nemmeno un'espressione, o un movimento. Javier Bardem ha un ruolo importante ma tutto sommato secondario, e la sua prova è mediocre.

A dire la verità, fino a metà visione ero abbastanza intrigato, ma la baracconata della seconda parte mi ha convinto una volta per tutte che stavo vedendo un brutto film. A mio parere Aronofsky ha voluto esagerare, con effetti disastrosi.

Non che la pellicola non abbia i suoi pregi: una certa atmosfera, il senso di profonda irritazione che riesce a trasmettere quando la casa viene letteralmente invasa da un branco di bifolchi per la veglia funebre prima e da un nugolo di fanatici impazziti poi. Vederli sporcare, rubare e alla fine addirittura spaccare tutto quello che trovano di fronte alla padrona di casa allibita mette davvero agitazione, e non posso non pensare che la cosa fosse voluta. Ma nel complesso nella seconda parte il film non fa che accumulare grottesche assurdità girando a vuoto, giungendo poi a un finale inatteso ma che poco aggiunge a quanto detto fino a quel punto.

Visto nel dvd italiano.

18 agosto 2024

Un urlo dalle tenebre (Elo Pannacciò, 1975)

Patrizia Gori e il pessimo Verné.

Folle esorcistico firmato da Pannacciò ma diretto quasi completamente - pare - da Franco Lo Cascio.

Rozzamente costruito, sembra più una parodia che non un cialtronesco finto sequel all'italiana: molte scene muovono infatti alla risata. Latita decisamente quella atmosfera che potrebbe aiutare il film quantomeno a galleggiare, ed anche il cast certo non aiuta: Richard Conte si vede per cinque minuti, mentre i vari Franco Garofalo e Jean-Claude Verné danno il loro contributo ad affossare il livello generale dell'operazione.

Visto nella copia trasmessa di recente sui canali Mediaset, di ottimo livello ma senz'altro espunta di qualche momento esplicito.

 

05 agosto 2024

Il pornografo (John Byrum, 1975)

Richard Dreyfuss con bottiglia e sigaretta.

Dramma dal titolo italiano infingardo che ho faticato non poco a terminare.

Si tratta, in sostanza, di una pièce teatrale tutta girata in una villa con soli cinque attori e nessuna digressione per quasi due ore di durata.

Ora, se sei Ingmar Bergman puoi anche pensare di girare un prodotto del genere e tirarne fuori qualcosa di valido. Il più modesto John Byrum è riuscito solo ad irritare, anche perché il materiale di partenza era buono, e con qualche concessione in più alle regole del cinema ne sarebbe potuto sortire un ottimo film, invece della lagna che è venuta fuori.

C'è naturalmente qualche bel dialogo, tra i diecimila che si sentono incessantemente dall'inizio alla fine; e non manca la satira sulla Hollywood degli anni Trenta, descritta come un covo di serpenti. Ma tutto si perde nel tedio della statica rappresentazione.

Visto in una copia di origine incerta, con due doppiaggi italiani diversi sovrapposti.

Stripes - Un plotone di svitati (Ivan Reitman, 1981)

Il plotone riunito.

Grande successo di pubblico (negli USA) per questa commedia a sfondo militaresco.

Nonostante la mia ammirazione per il cast, non sono riuscito ad andare oltre i primi 45 minuti. Bill Murray, Harold Ramis, persino il grande John Candy: eppure non ho riso nemmeno una volta. C'è anche il mitico Warren Oates, che sinceramente mi ha messo malinconia in un ruolo del genere. Forse ho scelto la serata sbagliata per vederlo, anche per i 50 gradi percepiti. Chissà.

Inevitabile notare le molte analogie con il successivo Full Metal Jacket, compresa la presenza del soldato ciccione.

Visto nel dvd italiano.

02 agosto 2024

Omicidio per un dirottamento (Barry Pollack, 1973)

Il dirottamento entra nel vivo.

Modesto thriller che sembra girato per la televisione.

Il protagonista deve 80mila dollari a un tipaccio, così decide di organizzare una rapina al suo boss, che è milionario, sapendo che di lì a pochi giorni dovrà incassare un milione di dollari per un losco affare.

Diretto in modo piatto anche se con qualche svolta divertente, ha troppi difetti per appassionare lo spettatore del 2024. Attori mediocri, recitazione spesso eccessiva, luoghi comuni a profusione. A dirla tutta, non so nemmeno io perché l'ho visto.

Visto nel dvd A&R.

Criminali da strapazzo (Woody Allen, 2000)

Gli sgargianti costumi dei protagonisti. Commedia leggera di Woody Allen. Ricordo di aver visto il film (in inglese) al Festival di Venezia...