31 dicembre 2024

Le notti di Cabiria (Federico Fellini, 1957)

L'ultimo primo piano di Cabiria.

Splendido film di Fellini con un'intensa Giulietta Masina protagonista.

Cabiria è un'ingenua prostituta che sembra avercela con il mondo, e del resto ne avrebbe tutte le ragioni. Già nella prima sequenza, infatti, il suo ganzo le ruba i soldi e la getta nel fiume, facendola quasi affogare. Seguono altre esperienze, quasi tutte negative per la ragazza.

Film che mi è sempre piaciuto molto, vive di momenti sostanzialmente indipendenti tra loro, di estemporanei incontri con questo o quel personaggio fino al segmento finale con Jacques Perier, che porta a una chiusura memorabile. La scena in cui la povera Cabiria si rende conto di essere stata nuovamente illusa è molto forte a livello emotivo, ed è recitata in modo impeccabile dall'attrice.

Tutto il cast comunque merita un plauso, da Aldo Silvani a Mario Passante fino a Franca Marzi. Anche Amedeo Nazzari è notevole in un ruolo diverso dai suoi soliti. Non manca il tipico misticismo religioso felliniano, nella sequenza del pellegrinaggio al santuario del Divino Amore.

Rivisto dopo 7-8 anni nel bluray tedesco Arthaus.

30 dicembre 2024

Violenza in un carcere femminile (Bruno Mattei, 1982)


 

La splendida Lorraine De Selle.

Truce women in prison firmato da Bruno Mattei con l'abituale pseudonimo di Vincent Dawn.

Laura Gemser è una reporter che entra in un carcere sotto falso nome, così da poter documentare le condizioni di vita delle detenute. Non dovrà attendere molto per accumulare tutto il materiale che le serve, tra botte, torture e stupri assortiti.

Con il passare degli anni uno diventa intollerante al cinema di Mattei, così come accade per il lattosio. Tempo fa non avrei avuto problemi a vedere una cialtronata del genere per intero; invece, mi sono arreso dopo circa un'ora.

Stereotipi, dialoghi involontariamente comici, pauperismo produttivo: tutto contribuisce a rendere ardua la visione, nonostante l'abbondanza di nudi e di (ridicole) scene splatter. C'è anche Franco Caracciolo, in un ruolo umiliante.

Visto su Prime Video.

28 dicembre 2024

A 30 secondi dalla fine (Andrei Konchalovsky, 1985)

I due protagonisti.

Spettacolare film d'azione con la coppia Jon Voight-Eric Roberts basato su un soggetto originale scritto da Akira Kurosawa.

Due criminali evadono da una prigione di massima sicurezza in Alaska, e salgono da clandestini su un treno merci per allontanarsi il più possibile. Purtroppo il conducente muore subito d'infarto, e iniziano i problemi per capire come fermare il convoglio, che viaggia a una velocità sempre maggiore.

Davvero notevole, sia per costruzione che per la realizzazione tecnica: non dev'essere stato molto agevole girare in quelle condizioni. Il confronto generazionale tra i due evasi è abbastanza classico, ma regala qualche dialogo tutt'altro che banale. Solo la colonna sonora ogni tanto scade nell'elettronica anni Ottanta più orribile, ma per il resto siamo di fronte ad un film coi controfiocchi, che giunge oltretutto ad un meraviglioso finale sospeso.

Visto su Prime Video.

Macario contro Zagomar (Giorgio Ferroni, 1944)

Lo sguardo trasognato di Macario.

Commedia fantastica recentemente riemersa da un oblio pluridecennale.

Ambientato nella Parigi del 1910, è molto complesso e a tratti persino complicato da seguire. La storia vede il duello tra il mite e gentile Macario e il perfido Zagomar, che inizialmente avrebbe dovuto essere il più noto Fantomas: il nome venne cambiato all'ultimo per problemi di diritti, pare. Non mancano i classici scambi di persona, tranelli vari e una storiella d'amore sullo sfondo.

Gli esterni parigini furono girati ovviamente in studio. Il film ebbe una gestazione travagliata, come tutti quelli che erano in lavorazione nell'estate del 1943, e uscì nelle sale soltanto a fine 1944, in un'Italia divisa in due. Da allora in pratica se ne persero le tracce, fino al recente ritrovamento di una copia in discrete condizioni.

Non molto divertente ma senz'altro originale, con qualche trovatina comica non disprezzabile. Macario è meno mattatore che in altri suoi lavori: c'è molto spazio per il perfido Zagomar (Nino Crisman) e per lo scienziato (Gero Zambuto, qui al suo ultimo film).

Visto in una copia rimediata fortunosamente.

25 dicembre 2024

Pierino medico della S.A.U.B. (Giuliano Carnimeo, 1981)

Vitali in camice e stetoscopio.

Triviale parodia de Il medico della mutua di Zampa con Vitali/Pierino al posto di Alberto Sordi.

Battute da caserma, infantilismi e qualche bella ragazza seminuda sono alla base di questo filmetto, che non mi pare avessi mai visto per intero. Il recupero non è stato molto gradevole. Speravo di ridere di più, anche grazie alla presenza di Mario Carotenuto, ma il film è davvero poca cosa e procede tra rutti e flatulenze assortite. Certo, Alvaro Vitali (qui in un doppio ruolo) è scatenato, mentre l'ineffabile Gianni Ciardo si ritaglia il consueto ruolo del babbeo pugliese di provincia.

Visto in una buona copia di origine televisiva, molto superiore a quella edita in dvd dalla Avo tempo fa.

22 dicembre 2024

Dr. Creator - Specialista in miracoli (Ivan Passer, 1985)

Il dottor Harry Wolper.

Commedia romantica che ho visto per la prima volta da bambino in televisione, a fine anni Ottanta.

Mi è impossibile essere obiettivo nel valutare questa chicca: per me non ha difetti di nessun tipo, salvo forse il titolo italiano, più stupido dell'originale Creator. Il protagonista Harry Wolper (Peter O'Toole, doppiato da Michele Kalamera) è meraviglioso, ma anche Boris (Vincent Spano) e la folle Meli (Mariel Hemingway) sono deliziosi. Tra i personaggi secondari, tutti ottimamente scritti, si segnala il sempre bravo David Ogden Stiers nei panni del viscido dottor Kullenbeck, che ha quasi tutte le scene più spassose. 

La colonna sonora di Sylvester Levay è straordinaria, e aggiunge pathos a molte sequenze. Su tutte, l'abbraccio finale tra Boris e il dottor Wolper: un momento che per me è emotivamente devastante.

Un'opera che intrattiene con intelligenza, diverte e commuove: cos'altro si può chiedere ad un film?

Visto in una ottima copia derivata da un'emissione tv straniera ma con audio italiano muxato.

20 dicembre 2024

La gatta in calore (Nello Rossati, 1972)

Una fotobusta del film.

Modesto dramma erotico con la bella Eva Czemerys.

Noioso e realizzato in estrema economia, procede lentamente con la sua narrazione a colpi di flashback. Silvano Tranquilli rientra dal lavoro sulla sua Maserati Ghibli e scopre un cadavere in giardino: si tratta dell'amante della moglie, che la donna ha ucciso, sparandogli in testa. Da lì parte la storia, che avanza in modo soporifero, accumulando anche diverse assurdità lungo la strada. Per esempio: che senso ha il custode che passa davanti alla villa ogni 5 minuti, anche in piena notte? E la ridicola scena del cagnolino che toglie una medaglietta al cadavere? Mistero.

La Czemerys era un'attrice molto limitata, mentre Tranquilli se la cava senza problemi in un ruolo di spessore pressoché nullo. Comunque la battuta-cult della pellicola (L'hai trapassato, il tuo mandrillo) è senz'altro sua.

Visto nell'ottimo bluray Cineploit.

Terrore nello spazio (Mario Bava, 1965)

Sguardi preoccupati a bordo.

Storico titolo di Mario Bava, riuscito mix di horror e fantascienza.

Realizzato con due lire e in pochi set, è ancora godibile da vedere dopo 60 anni, specialmente nella bellissima copia appena licenziata da Eagle Pictures che valorizza come si deve la splendida fotografia a colori.

La storia è interessante, pur non riservando grandi sorprese fino al finale, che invece è un bel guizzo di originalità. Il lavoro fatto da Bava con poche luci e qualche masso di cartapesta per creare il pianeta misterioso è semplicemente magistrale: la dimostrazione che con l'inventiva si può sopperire alla mancanza di mezzi, se c'è talento a sufficienza.

Rivisto dopo molti anni nel bluray italiano, che contiene anche un documentario di 38 minuti sul film dal titolo Planet Bava.

 

16 dicembre 2024

Detenuto in attesa di giudizio (Nanni Loy, 1971)

Sordi in difficoltà.

Durissimo dramma carcerario con un Sordi molto lontano dal suo personaggio abituale.

Splendido film, che mostra una situazione fin troppo verosimile: quella dell'inerme cittadino stritolato dal gigantesco apparato giudiziario, senza che sappia nemmeno il perché. Ovvio pensare subito a Kafka, ma il film non è così teorico, anzi va giù molto diretto e narra in modo talvolta persino eccessivo le traversie e le umiliazioni del povero Giuseppe Di Noi. La sua odissea, di carcere in carcere, è una discesa nei gironi infernali che sembra non avere fine.

Forse la sequenza della rivolta è eccessiva, e a dirla tutta la colonna sonora di Carlo Rustichelli mi è parsa ripetitiva e anche poco adatta alla pellicola. Ma il film rimane bellissimo, e certe scene (come la tentata violenza carnale) restano impresse. Da sottolineare la magistrale prova di Alberto Sordi, sofferta e commovente: c'è da rammaricarsi del fatto che l'attore romano abbia sfruttato così raramente questa sua vena drammatica.

Rivisto dopo qualche anno nella copia televisiva trasmessa da La7.

Uno scandalo perbene (Pasquale Festa Campanile, 1984)

Il titolo del film.

Dramma scritto da Suso Cecchi d'Amico e diretto da Pasquale Festa Campanile, regista oggi ben più noto per le sue commedie.

Il film è tratto da una storia vera: il caso del cosiddetto Smemorato di Collegno, che fu portato sul grande schermo già nel 1962 da Sergio Corbucci nell'omonimo film con Totò. Se allora si scelse la farsa, qua si è virato decisamente sul dramma: Ben Gazzara (doppiato egregiamente da Oreste Rizzini) è il protagonista, un poveraccio colto da amnesia che viene identificato dai suoi parenti come l'esimio e rispettabile professor Canella. Quando tutto sembra prendere una piega positiva, saltano fuori altre persone convinte che l'uomo sia invece un truffatore di professione, un certo Mario Bruneri. Così stando le cose, l'uomo starebbe facendo lo scemo per non pagare il dazio, come dice il proverbio.

Un buon film, che esiste anche in una versione televisiva più lunga di quasi 170 minuti, trasmessa a suo tempo dalla Rai. Tutto resta sospeso fino al termine, anche se la possibilità che lo smemorato fosse proprio Bruneri mi è parsa la più logica fin dall'inizio. Ottime anche scelta e valorizzazione dei luoghi, tra Torino e Verona.

Visto nel dvd italiano.

 

15 dicembre 2024

McKlusky, metà uomo metà odio (Joseph Sargent, 1973)

Un Reynolds senza baffi che suda come una fontana.

Titolo italiano stupidotto per questo vecchio film d'azione con Burt Reynolds sugli scudi.

L'ho abbandonato a metà, anche se non è certo così male. Fatto sta che la storia non mi ha preso, e i lunghi inseguimenti d'auto mi sono sembrati noiosi. Quasi certamente ho scelto la serata sbagliata. Chissà.

Il pezzo della colonna sonora che apre il film è stato riutilizzato da Tarantino in Bastardi senza gloria, tra l'altro.

Visto in una ottima copia rimediata fortunosamente.

Il giovedì (Dino Risi, 1964)

 

La Chrysler New Yorker di Chiari in periferia.

Walter Chiari gran mattatore in questa commedia dolceamara diretta da Dino Risi.

Fin troppo simile a Il sorpasso nella struttura, racconta una giornata tra padre e figlio, che non si vedono da 5 anni e sono sostanzialmente estranei, quantomeno all'inizio. Con il trascorrere del tempo imparano a conoscersi e anche a volersi bene, ma il finale lascia pensare che i due non si rivedranno tanto presto.

Il comico milanese (anche se nato a Verona) interpreta qui un uomo bugiardo, superficiale, irresponsabile ma in fondo dal grande cuore: un personaggio che calzava come un guanto a Chiari, che offre una delle sue prove migliori alla pari con quella del precedente La rimpatriata di Damiani. Purtroppo entrambi i film andarono male al botteghino, cosa che pregiudicò non poco le sue possibilità nel nostro cinema.

Il bambino, Roberto Ciccolini, è bravissimo e dispiace che abbia girato solo questo film, mentre nel resto del cast si segnalano due interpreti che saranno fondamentali nella saga di Fantozzi: Umberto D'Orsi, che anticipa di una dozzina d'anni il suo direttore conte Catellani, e la deliziosa Milena Vukotic.

Visto in una copia derivata dal bluray francese: il film infatti è ancora inedito in digitale da noi.

12 dicembre 2024

My Way - Doc Berlusconi (Antongiulio Panizzi, 2016)

Luci ed ombre, ovviamente.
 

Documentario del giornalista americano Alan Friedman su Berlusconi.

Girato a partire dal libro che lo stesso Friedman scrisse sull'ex premier e con la fattiva collaborazione del Caimano in persona, mostra alcuni interni della villa di Arcore mai visti prima. Per il resto si sente la solita solfa che probabilmente interessa più all'estero che non da noi, dato che la conosciamo ormai a memoria.

Berlusconi ripete infatti a pappagallo le sue ormai storiche bugie; ma va dato atto a Friedman di aver cercato di mantenere un apprezzabile equilibrio. Tra i momenti di puro imbarazzo, la visita del presidente nello spogliatoio di Milanello con la squadra al gran completo: uno sketch di comicità involontaria che mette tristezza, e induce a riflettere sui danni della senilità.

Visto su Prime Video.

Rosetta (Jean-Pierre e Luc Dardenne, 1999)

Rosetta nel chiosco delle cialde.

Dramma dei fratelli Dardenne che vinse il Festival di Cannes.

Rosetta ha solo 16 anni, ma ne ha già viste abbastanza. In due parole è una povera disgraziata che sopravvive a fatica in una roulotte in periferia, in una città del Belgio mai nominata. Madre alcolizzata, padre assente, nessun lavoro stabile, niente scuola, niente soldi in tasca. Ma soprattutto una lancinante solitudine. Rosetta non parla con nessuno se proprio non è necessario, e si muove per la città con il suo passo pesante e frettoloso, da animale impaurito, tenendo sempre la testa bassa e lo sguardo a terra.

Cinema della marginalità, e della disperazione: la visione non è una passeggiata. Anche per il vezzo (che detesto) di muovere spesso la MdP in modo da provocare la nausea nello spettatore. Era il periodo del manifesto Dogma, e i fratelli Dardenne, pur non attenendosi del tutto a quelle ferree regole, non se ne distanziano granché a livello tecnico. Comunque il film emoziona, e disturba.

Rivisto dopo oltre 20 anni, nel basico dvd italiano.

10 dicembre 2024

Pretendo l'inferno - Portrait d'un acteur (Eugenio Ercolani, 2024)

Una (orribile) immagine promozionale.

Documentario su Luc Merenda, attore francese che fu icona del poliziesco italiani anni Settanta.

Firmato da Ercolani ma con la fattiva collaborazione di Steve Della Casa, è un prodotto interessante, soprattutto perché Merenda non è mai banale, né tantomeno indulgente con sé stesso. Molti i contributi di colleghi e registi, quali Sergio Martino, Francesco Barilli, i fratelli De Angelis e anche Martine Brochard, la Maria Ex di Milano trema: la polizia vuole giustizia. Bello il re-incontro tra i due dopo oltre 50 anni al tavolino di un bar.

Impossibile non sottolineare il fisicaccio che il buon Merenda sfoggia ancora oggi a 80 anni suonati, bontà sua.

Visto su Prime Video.

 

Baby Sitter - Un maledetto pasticcio (René Clement, 1975)

Maria Schneider.

Faticoso giallo francese girato a Roma che si trascina per quasi dure ore.

Andiamo giù piatti: il vero motivo di interesse per il film oggi è la bizzarra presenza di Renato Pozzetto nel cast. Per il resto c'è poco da dire: se lo spunto iniziale è sfizioso (il rapimento di un bambino organizzato in modo da farlo sembrare opera di una persona in realtà del tutto estranea), la storia è lenta, macchinosa e in sostanza non ingrana mai. Il titolo italiano, una volta tanto, riassume perfettamente il contenuto della pellicola.

Renatone comunque si ritaglia un momento dei suoi, quando viene scoperto nel giardino della villa dal cattivo Vic Morrow. Per il resto niente da segnalare.

Visto su Prime Video.

08 dicembre 2024

Prison (Renny Harlin, 1987)

Le cose iniziano a mettersi male.

Carcerario/horror di discreta fattura.

Si tratta di uno dei primi film di Viggo Mortensen, qui nei panni del detenuto duro e di poche parole già visto in cento film, da Fuga da Alcatraz in giù.

Qui però nella prigione aleggia uno spirito misterioso che uccide le persone, per vendicarsi dell'esecuzione di un innocente sulla sedia elettrica avvenuta 20 anni prima. Ne farà le spese il direttore, e fin qui ok. Non ho invece ben capito che colpa avessero gli altri poveri disgraziati, ammazzati senza troppe spiegazioni. Boh.

Atmosfera lugubre, fotografia livida... il film promette bene, anche perché Renny Harlin sa come girare. Basti vedere la scena iniziale della condanna a morte, tutta in piano-sequenza e in soggettiva. Purtroppo l'ultima parte è davvero troppo cazzona per non diventare quasi comica. Molto sangue e scene splatter in abbondanza.

Visto su Prime Video.

La violenza: quinto potere (Florestano Vancini, 1971)

Un barbuto Enrico Maria Salerno.

Eccellente esempio di cinema civile diretto da Vancini con un ricchissimo cast.

Tratto da una pièce teatrale di Giuseppe Fava, è un solido dramma ambientato perlopiù in tribunale. Racconta un processo per mafia destinato a condannare soltanto uno dei sedici imputati: l'unico che ha deciso di confessare. Tra imbrogli, false testimonianze e connivenze varie, tutti gli altri mafiosi riescono a farla franca, uscendone puliti.

Film duro, ottimamente scritto e diretto, vanta interpretazioni di prim'ordine. Mario Adorf, Enrico Maria Salerno, Riccardo Cucciolla e Gastone Moschin sono eccellenti, ma a commuovere ed emozionare sono soprattutto Guido Leontini e un inedito Ciccio Ingrassia.

La casa in Sicilia dove va a vivere Ingrassia con la sua famiglia è in realtà nel quartiere romano di Spinaceto, in via Giovanni Frignani:



Il film è misteriosamente scomparso dai nostri palinsesti televisivi, ed è tuttora inedito in digitale. Ho quindi dovuto rivederlo (dopo 17 anni) nella solita copia da vhs Ricordi.

 

07 dicembre 2024

Ripudiata (Giorgio Walter Chili, 1954)

La moglie con il presunto amante.

Torbido dramma a sfondo risorgimentale.

Helene Remy sposa Alberto Farnese e i due vanno a vivere fuori Roma. La sorella dell'uomo però tresca contro la cognata, e fa in modo di farla credere un'adultera, cosa ovviamente non vera. Soltanto all'ultimo istante, prima di cadere in un dirupo, la povera disgraziata ormai cieca potrà riabbracciare il maritino e il figlio, il piccolo (e odioso) Mario.

Film povero, ma che parte discretamente: la prima mezz'oretta procede in modo elementare quanto efficace. Purtroppo poi la narrazione si sfilaccia, e subentra la noia. Tutta la storia è raccontata in flashback, con la voce fuori campo della protagonista a spiegare per filo e per segno quanto è accaduto. Qualche brano d'opera completa il quadro.

La villa di Frascati degli sposini è in realtà la romana Villa Miani, storica residenza nobiliare ottocentesca presente in dozzine di pellicole a partire dagli anni Cinquanta:

 

Visto nella ottima copia trasmessa di recente sui canali Mediaset.

Giustizia a tutti i costi (John Flynn, 1991)

Lo sguardo di Forsythe.

Action cazzuto e fracassone con Steven Seagal pronto a mettere tutti in riga.

Seagal è Gino Felino (nome che da solo vale il film), uno sbirro di origine italiana che cerca di fermare il pazzo assassino Bobby Lupo (William Forsythe), che sta accoppando gente a destra e a manca a Brooklyn, nei luoghi dove entrambi sono cresciuti.

Dovrà ovviamente andare a baciare la pantofola ai mammasantissima del quartiere, come prima cosa. Ma alla fine farà di testa sua, cadavere dopo cadavere, sino al notevole rendez-vous finale.

Buon film, dal ritmo sostenuto e con caratterizzazioni grezze ma di impatto. Jerry Orbach è il classico vecchio sbirro, mentre l'incantevole Jo Champa è l'ex moglie di Seagal. Da sottolineare la prova di Forsythe, un pazzo drogato votato all'autodistruzione fin dalla prima sequenza in cui appare. Purtroppo la versione italiana del film sacrifica il bilinguismo originale: in alcune sequenze infatti Seagal parla (faticosamente) italiano con i boss.

Visto in una copia di ottima qualità, rimediata fortunosamente.

 

06 dicembre 2024

Fiore mio (Paolo Cognetti, 2024)

Cognetti con il suo cane.

Documentario di montagna scritto e diretto da Paolo Cognetti, già noto come romanziere.

Ho letto alcuni dei suoi libri con piacere, e tutto sommato anche questo film è stato gradevole da vedere. Cognetti peraltro non indulge in un eccessivo protagonismo, come francamente temevo.

Lento ma mai noioso, narra una vicenda minimale, con delicatezza, in meno di 80 minuti: una lodevole brevità. Molte belle immagini, un utilizzo forse eccessivo del drone per le riprese aeree (ma questa è quasi certamente una mia idiosincrasia), vale la visione, quantomeno se si apprezzano i documentari di argomento alpino o naturalistico.

Visto al cinema.

02 dicembre 2024

1 km da Wall Street (Ben Younger, 2000)

Una immagine promozionale del film.

Mediocre thriller sul mondo dei broker americani.

Regìa tendente al videoclip, orrenda musica hip hop in sottofondo, caratterizzazioni mediocri: fin qui i difetti. Certo il cast è notevole, e il film si segue comunque senza mai annoiare nonostante le due ore di durata.

Il rapporto tra padre e figlio è scritto in modo semplicistico, mentre tutta la parte sul gioco d'azzardo (il protagonista Giovanni Ribisi gestisce una bisca clandestina a tempo perso) non si capisce cosa c'entri col resto del film. Pollice verso, per me.

Visto in una copia rimediata fortunosamente.

01 dicembre 2024

Collo d'acciaio (Hal Needham, 1978)

Reynolds e Marley.

Robusto film d'azione con Reynolds protagonista indiscusso.

Qui il vecchio Burt interpreta un bravo stuntman ormai sul viale del tramonto, che viene in qualche modo sfidato da un giovane talento pronto a fargli le scarpe. O almeno così pensavo, perché in realtà la storia sfrutta ben poco il classico confronto generazionale, e si concentra quasi solo su Reynolds, che fa il solito irresistibile guascone. Il resto del cast, Sally Field inclusa, è puramente di contorno.

Film discreto, che si segue volentieri nella sua sostanziale inconsistenza. Nessuno dei temi affrontati viene realmente approfondito: ci si diverte però a vedere scazzottate, esplosioni e inseguimenti. John Marley, elegantissimo, ha il ruolo del produttore esecutivo, mentre il regista idiota e vanesio, interpretato da Robert Klein, pare sia stato basato su Peter Bogdanovich.

Visto in una copia di origine ignota.

L'importante è non farsi notare (Romolo Guerrieri, 1979)

Lo sbarco delle Sorelle Bandiera.   Coraggioso quanto scriteriato tentativo di lanciare al cinema Le sorelle Bandiera, il trio di travestiti...